Storie di amori, emigrazione, ritorni
L'amore arriva dal cielo
di Lorenzo Caporusso, Francesco Ferrara, Marco Iorio
“Erano
tempi duri”, dice nonna Anna, allegra sessantottenne con i capelli
biondi, occhi chiari e un fisico da cinquantenne, quando le chiedo
di raccontarmi della guerra. Le fa male parlare di quegli” anni,
vissuti tra terrore e sofferenza”. Sia lei che nonno Fortunato,
(tutto fare settantenne, robusto), sono piccoli a quei tempi: hanno
dieci e dodici anni, ma abbastanza grandi da capire cosa c’è intorno
a loro. “Anni vissuti tra terrore e sofferenze”, ma c’erano anche
avvenimenti felici, come i matrimoni, tra cui quello di Maria e
Salvatore, che s’incontrano, mentre a Cassino le persone muoiono
tentando di ricostruire le proprie case, e che vivono in luoghi di
fortuna. Tutto ha inizio nel 1944, quando nonna Anna e la sua
famiglia sono sfollati in Calabria. Un aereo ha un’avaria, il pilota
cerca un posto dove fare un atterraggio d’emergenza. Dalla spiaggia
si vede un aereo americano puntare pericolosamente verso i bagnanti,
e alla fine atterrare malamente sul litorale. Tutta la gente, presa
dalla voglia di curiosare, si avvicina al velivolo, tra cui zia,
Maria Barilone. Dal caccia esce un bel ragazzo, Salvatore De
Vincenzo, alto, piazzato, mento grosso, e soprattutto occhi profondi
e neri come la notte. Ufficiale dell’aeronautica, con padre
italiano, originario delle “Pastenelle”, frazione di Cervaro, ma lui
nato in America. Fra Maria e Salvatore è colpo di fulmine. Anche se
Maria ha solo sedici anni, e Salvatore ventitré, è amore a prima
vista. Il padre di nonna Anna, Cosimo, sa parlare l’inglese (è nato
a Lins, in Inghilterra) e riesce a comunicare con il soldato. Dopo
discorsi lunghi e complicati l’espressione di Cosimo cambia.
Tutti
chiedono cosa è successo e lui, in modo calmo dice a tutti che quel
“povero” ragazzo precipitato con l’aereo per un’avaria è uno dei
tanti che ha distrutto la zona del cassinate, pensando che vi
fossero nascosti i tedeschi. Ma non c’è astio contro di lui, viene
accolto molto bene e ospitato nella piccola comunità dei cassinati
stabilitisi in Calabria. Maria e Salvatore si conoscono, si
piacciono e alla fine si fidanzano. Ma come nel copione delle
migliori commedie romantiche, a causa di forza maggiore, lui viene
congedato e costretto a tornare in patria. Nel tempo in cui sono
lontani l’uno dall’altro, comunicano attraverso le lettere, in cui
svuotano il proprio cuore. Fremevano per ritornare insieme, per
stare vicini, per coccolarsi e baciarsi ancora una volta. Per
sposare Maria, Salvatore è costretto a riarruolarsi nella Nato
americana perché così può venire in missione in Italia. Il quattro
agosto 1946, nella chiesa di Cervaro, finalmente si sposano: lui con
la divisa di ufficiale americano e lei con il vestito bianco che era
appartenuto alla sua bisnonna (come si vede nella foto).
La
torta, rara per quell’epoca perché grande, è di quattro piani; è
stata fatta interamente dalla famiglia di zia Maria. Il viaggio di
nozze è a Capri, una “meta obbligata” per gli innamorati. Vi
rimangono per due settimane (lo zio ha i dollari e può
permetterselo). Subito dopo sposati, la vita della coppia è
difficile. Lui doveva ancora finire di “scontare” il servizio di
leva, e sono costretti a viaggiare molto. Ovunque è mandato lui in
servizio, Maria è costretta a seguirlo, come quando Salvatore è
stato in servizio a Gaeta, Taranto, Sigonella ecc... Salvatore e
Maria, quando finalmente si trasferiscono in America perché il
servizio “sul campo” è terminato, hanno subito due dei sette figli:
Donald e Henry (come si può vedere nella foto, in cui il più grande,
Donald, compie due anni, mentre Henry in braccio al papà). Di quei
sette figli (di cui due femmine) tutti hanno scelto la vita
militare: prestano servizio nell’esercito. Donald è stato l’unico a
seguire veramente la carriera del padre, visto che è diventato
colonnello dell’aviazione americana. Gli altri maschi sono in ogni
modo soldati, che hanno combattuto sia nella guerra del Vietnam, che
in quella del Golfo, che in Iraq come paracadutisti. Delle due
figlie una ha fatto spionaggio in Germania, per il governo
americano. Boston, la città dove vivono da quando sono arrivati nel
nuovo continente, e il “territorio” della seconda figlia, che fa un
lavoro più modesto ma da non sottovalutare: lavora alle poste.
Salvatore ha lavorato fino a 79 anni per lo stato americano, dato
che è un grande ingegnere. Questa è una storia bella che dimostra
che niente, neppure la situazione più drammatica, come la guerra,
può fermare il vero amore.
Il racconto di nonna Rosaria
Da Cervaro a Locri: l’umiliazione, il rientro,
la fiducia nell’avvenire 1958.
E’ finita la guerra. A Cervaro non c’è possibilità di vita. La mia
famiglia non riesce a trovare lavoro. Siamo sette figli e non
abbiamo soldi. I miei genitori decidono di trasferirsi a Locri in
Calabria. Ho 14 anni. Partiamo. E’ difficile separarsi dalla terra
in cui sono cresciuta, dai miei ricordi, dalla mia casa, dai miei
amici, ma già penso che la mia vita lì sarà diversa; vivrò nel
“benessere”: ciò che mi è mancato per anni. Qui, mi sembra tutto
strano: la gente, le case; sento di non appartenerci, non mi piace.
Vivo con la mia famiglia in un palazzo abbandonato, dormo per terra.
Per riuscire a mangiare qualcosa io e le mia sorelle chiediamo l’
elemosina.Io soffro, mi vergogno perché tutti ci scherniscono, ci
umiliano.
È
terribile, anche se c’è della gente che ci aiuta, ci dà della farina
e qualche vestito. Ci sono tante cose che ancora oggi mi porto nel
cuore con amarezza e una di queste è il ricordo che ho degli uomini
di quel paese: erano spregevoli, egoisti soprattutto verso le donne
venute da altri paesi.Le uniche cose che riservavano loro erano
sfruttamento e maltrattamenti. Abbiamo pochi soldi e quindi i miei
genitori si danno da fare. Mio padre lavora in una fabbrica e mia
madre presta aiuto presso la casa di un avvocato, che non vuole solo
prestazioni domestiche… Mia madre lo intuisce e per sua fortuna
scappa prima che possa succedere qualcosa di spiacevole. Dopo due
anni, torniamo a Cervaro. E’ semidistrutta ma non importa; l’unica
cosa da fare è cominciare a ricostruire la nostra vita, la nostra
casa. Ho 16 anni e non posso pensare né agli amici né alla scuola;
non posso permettere di godermi gli anni più belli della mia vita.
Devo lavorare per aiutare i miei genitori. E’ dura ma nella mia
mente già penso che un giorno tutto questo finirà e finalmente
troverò la felicità e la tranquillità interiore che finora non ho
mai avuto... Nelle foto: gli sposi Maria e Salvatore,
a Cervaro il 4 agosto 1946, tagliano la torta. Dalla parte dello sposo i
compagni di guerra. La testa della bimba che si intravede a sinistra
della sposa è nonna Anna; Maria e Salvatore con i
figli, nel 1958, a Boston, Maria e Salvatore nel 2001
in vacanza in Italia fotografati a Fiuggi; Rosaria Matrundola
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