Dagli italiani di Philadelphia immediato è il sostegno agli orfani: si realizza l'orfanotrofio "Istituto figli d'Italia"

Gli orfani, una triste “ eredità “ della guerra. Per loro si inaugura l’11 marzo 1946 una grande struttura: l’orfanotrofio “ Istituto Figli d’Italia”, grazie all’impegno dell’Ordine Figli d’Italia con sede a Filadelfia e alla appassionata attività di propaganda e di raccolta di denaro di don Giovanni Minnozzi che si dedicherà con amore a tanti ragazzi privati degli affetti più cari. L’edificio nel corso degli anni è stato ampliato e radicalmente ristrutturato. E’ stato trasformato in un centro medico per lungo-degenza e riabilitazione, il “ San Raffaele”.

Una mina uccide la madre, una trave il padre mentre costruisce la casa

di Sara Canale e Federica Vicalvi

"una vita diversa dalle altre:solo di preghiere, di incomprensioni, incubi e paure. questa e' stata la mia infanzia, la mia adolescenza. ho sempre sofferto,ma non l'ho mai dimostrato agli altri.ero molto piccola e vedere mia madre morire davanti i miei occhi non e' stato di certo un ricordo che oggi avrei voluto mantenere nel mio cuore." e' questo cio' che adelina mastronardi, 65 anni racconta del suo terribile passato. siamo nel febbraio del '44, ho 7 anni e con la mia famiglia sono costretta ad abbandonare la mia casa, perche' la guerra incombe. ho due fratelli e una sorella . insieme ai nostri genitori ci incamminiamo verso le montagne di terelle. ci fermiamo li' due mesi,viviamo in una lurida baracca. ma siamo obbligati a scappare anche da li' perche' i tedeschi si stabiliscono dove alloggiamo. ci dirigiamo verso capod'acqua.io sono molto piccola e non mi piace questa situazione.sono sempre triste,non ho una casa, ne un posto dove dormire ma in compenso ho una famiglia che mi vuole bene,che mi sostiene e fa il possibile per rendermi felice. ho tanti ricordi di quel tempo ,uno piu' spiacevole degli altri ma c'e' ne uno che ancora oggi ricordo con amarezza, con brivido non si e' mai cancellato dalla mia mente, perche' troppo forte per essere dimenticato. e'il maggio del 44. attraversando il fiume rapido, assistiamo al terribile incidente di mia madre. stiamo camminando e per sbaglio mamma calpesta una mina che esplode. ha mia sorella in braccio e una sacca con gli indumenti necessari. getta mia sorella a una certa distanza e subito mio padre la carica in un camion di americani e si recano presso l' ospedale di venafro. dopo quattro giorni quella luce si spegne in un orrendo ricordo. adelina e i suoi fratelli vanno a casa dei parenti materni. il padre lo prendono prigioniero per dieci mesi. la sorella piu' piccola e' stata colpita da una scheggia nell' occhio e purtroppo rimane cieca. lo zio la porta da un ospedale all' altro con la speranza di guarire. reso libero il padre, lavora come cocchiere, un posto statale. nel 1946, poco a poco cerca di costuirsi una nuova casa ma in una sera d' inverno una trave lo uccide. nel frattempo adelina e la sorella vivono in un colleggio a roma. una vita difficile, piena di umiliazioni e ingiustizie. "mi sveglio alle cinque del mattino per poter pregare". anche se le suore ci trattano bene, ci manca l' affetto dei nostri genitori. una famiglia destinata a finire, senza un briciolo di amore e calore familiare. la mia vita continua sempre cosi' finche' nel 1954 mio fratello ci viene a prendere e ci fa uscire dalle tenebre del passato. ritornata a cassino ho una grande responsabilita'. mia sorella ed io, ci arrangiamo lavorando in una bottega artigianale mentre i miei due fratelli tolgono pur rischiando la propria vita, la polvere da sparo dalle mine e le rivendono. nella fortuna c'e' anche la sfortuna. il fratello perde un polpaccio. sono 60 anni che la guerra oramai e' finita e di quell' esperienza ha solo dei brutti ricordi e un grande vuoto. adelina ancora oggi nei suoi racconti si commuove e, risente ancora quelle sirene e quelle bombe che scoppiano. non ha mai dimenticato le sue vecchie compagne del collegio e tutt'ora si scrivono, portando alla mente l' amarezza di quei brutti momenti.

Gabriella è in fasce quando viene adottata. ora vive in America

di Sara Canale

Anche lei come tanti altri bambini, e’ rimasta orfana durante la guerra. Il suo nome e’ Gabriella Minchella e a pochi mesi dalla sua nascita e’ stata adottata dai miei nonni: Amabile Minchella e Enrichetta Rotondo. Hanno deciso di adottare un bambino e si sono recati a Roma. Sono andati a prenderla li in un orfanotrofio. Tra tanti bambini sono stati colpiti: dalla fragilità e dalla tenerezza della Piccola Gabriella. Felici e orgogliosi di aver fatto un gesto di solidarietà sono tornati a casa Per iniziare una nuova vita insieme all’ altro figlio che già hanno. La famiglia è poi ulteriormente cresciuta con l’ arrivo di altri due bimbi. Per mantenere Gabriella ricevono £ 1.500 mensili dallo Stato. Continua sempre cosi la sua vita. Finchè un giorno si innamora di un ragazzo di Caira: Michele Saragosa.Ha 20 anni e insieme partono per l’America e’ il 1964. Li si sono costruiti un futuro migliore di quello che possono avere a Cassino. Gabriella ha un laboratorio di sartoria mentre suo marito fa il costruttore. Oggi ha 65 anni e nel percorso della sua vita, si e’ sempre ricordata di coloro che sono stati in grado di renderle una vita diversa da quella che avrebbe potuto avere nell’ orfanotrofio. Non ha mai conosciuto i suoi veri genitori, non ha mai saputo dove poterli cercare. In realtà non se ne e’ mai preoccupata perché per lei i genitori veri sono quelli adottivi, che l’hanno cresciuta e le hanno permesso una vita serena, come tutti i bambini di famiglie normali. Gabriella, ad anni alterni torna a trovare i familiari: il padre che ora ha 93 anni, il fratello e la sorella.

 

Nelle foto: la signora Adelina nel 1953(la prima da destra) a Montecassino uscita da poco dal collegio di Roma, la signora Adelina oggi, Gabriella Minchella e Michele Saragosa in una foto del 1969 in America, dove vivono

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