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La continuità di intervento tra "minori" e "adulti" dr.ssa Concetta Crifò (assistente sociale U.S.S.M. di Napoli) |
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L’intervento dell’U.S.S.M. si estende fino al compimento del ventunesimo anno di età per quei soggetti nei cui confronti è stato avviato un procedimento penale da parte del Tribunale per i Minorenni. Tale possibilità è stata stabilita dal legislatore per evitare un traumatico “passaggio” alle strutture penali per adulti in tutte quelle situazioni dove l’inosservanza della norma penale, nata nella fascia di età 14-18 anni, determina una prosecuzione della risposta giudiziaria oltre la maggiore età, qualunque essa sia. Questa opportunità deriva dall’assunto che, essendo la personalità del minorenne per principio considerata in “evoluzione”, la devianza penale in età minorile può costituire una fase circoscritta e transitoria nella vita del soggetto e per ciò stesso, quindi, è preferibile evitargli un impatto con l’ambito penale degli adulti, caratterizzato da una forte stigmatizzazione. A
parte, invece, viene considerata l’applicazione dell’istituto della
“messa alla prova” (ex art. 28 DPR 448/88), la verifica del cui
percorso resta affidata alla competenza dei servizi
dell’amministrazione della giustizia anche dopo il compimento dei
ventuno anni (consuetudine stabilita in sede giurisprudenziale) Nel
corso degli anni si è riscontrato un aumento del numero di soggetti la
cui esecuzione penale, ancorché iniziata entro il ventunesimo anno di
età, si conclude oltre tale limite. Alla luce delle premesse appena
formulate si è, pertanto, avvertita la necessità di garantire ai
giovani adulti una prosecuzione dell’intervento sociale iniziato in
ambito minorile, in modo tale da non inficiare il percorso avviato e, al
tempo stesso, evitare la duplicazione di interventi o l’azzeramento di
quanto già promosso. Dalle
osservazioni effettuate e dal confronto con gli operatori dei servizi
per adulti, è scaturito un accordo di programma tra il Provveditorato
Regionale Amministrazione Penitenziaria Campania (P.R.A.P.) e il Centro
per la Giustizia Minorile per la Campania e il Molise per
“l’inserimento di detenuti giovani adulti definitivi o giudicabili
(appellanti o ricorrenti), primari e con fine pena non rilevante,
provenienti dal circuito penitenziario minorile presso istituti
per adulti appositamente strutturati ed organizzati”. In tale
accordo sono previste le procedure di intervento per le diverse
categorie di utenza:
Nell’ambito
di tale accordo sono stati stabiliti i vari percorsi operativi che
prevedono il coinvolgimento dell’U.S.S.M. tanto nel fornire le
necessarie informazioni relativamente ai casi già conosciuti che nella
predisposizione congiunta, con il C.S.S.A, del programma di
intervento (nel caso delle misure alternative dalla libertà per
condanne la cui durata va oltre il ventunesimo anno di età); analoga
procedura di collegamento con l’U.S.S.M. è prevista nel caso del
beneficio della misura sostitutiva. E’ opportuno evidenziare, inoltre,
che per favorire una maggiore attenzione trattamentale nei confronti dei
giovani adulti ed evitare loro un impatto traumatico con le strutture
penitenziarie laddove la condanna penale debba espiarsi necessariamente
in forma restrittiva, il P.R.A.P. ha individuato due istituti penali –
localizzati uno nella provincia di Avellino e l’altro in quella di
Benevento e caratterizzati per le piccole dimensioni e per la possibilità
di avviare più facilmente esperienze sperimentali - nei quali
prioritariamente sono accolti i soggetti in questione. L’accordo
in questione definisce, peraltro, le modalità di raccordo tra l’USSM
ed il CSSA, prevede la possibilità di partecipare congiuntamente a
percorsi formativi e di aggiornamento e attribuisce, inoltre, ai
referenti di C.G.M. e P.R.A.P., il compito di monitorare l’andamento
della progettualità in questione e programmare, altresì, interventi
che riguardino “l’intero circuito penitenziario”. La significatività dell’accordo tra i due settori, “adulti” e “minori” consiste nell’aver prestato attenzione ad una fascia di utenza “sensibile” per età, nel presupposto che gli interventi realizzati nei confronti di essa possano evitare un ulteriore coinvolgimento delinquenziale e prevenire scelte in tal senso e, al tempo stesso, tale raccordo istituzionale valorizza gli interventi avviati dai servizi minorili. |
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