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«Uniti contro un governo
incapace». Centomila applaudono Prodi
di Giovanni Visone
Non è un anticipo di Primarie, anche se di Primarie si parla. E non è una
prova di forza fra leader che sgomitano per conquistare la ribalta. È già
una sfida lanciata per il governo del Paese. Un attacco totale al governo,
dalla finanziaria alla riforma del voto, dalla devolution alle leggi ad
personam: nulla escluso. Ed è anche una promessa, strappata a gran voce
dalla piazza, che sommerge perfino il discorso di Romano Prodi: «Unità». «Sì
– risponde il leader dell’Unione dal palco – saremo tutti uniti. Dopo».
Ancora una settimana, al 16 ottobre. Ma già ora, a sette giorni dalle
elezioni che sceglieranno il candidato alla presidenza del consiglio, Prodi
sceglie il linguaggio della chiarezza e della concordia: posizioni nette e
un ribadito “noi” che sottolinea le scelte comuni.
Uniti contro la destra
Mai nell’ultimo anno l’attacco di Romano Prodi a Silvio Berlusconi e al suo
governo era apparso tanto netto, diretto, efficace. Tanto più efficace
proprio perché usa la prima persona plurale: noi di fronte a lui e ai suoi
accoliti: «Un presidente del Consiglio inadeguato e una maggioranza
litigiosa stanno concludendo la loro esperienza», scandisce Prodi. E
ribadisce: «Siamo umiliati da un governo ed una maggioranza che hanno
promesso miracoli e hanno prodotto disastri». La piazza s’infiamma, non
aspetta altro. Ascolta e annuisce. Più volte, sentendo elencare quello che
ha fatto il governo, grida: «Vergogna». E accompagna le parole con vere e
proprie ovazioni.
«La loro incapacità è sotto gli occhi di tutto il mondo, e noi non meritiamo
di essere governati così male – sottolinea ancora Prodi - La politica etera
si è ridotta ad incontri in ranch, dacie e sfarzose ville private
fortificate con i nostri soldi. Siamo stati trascinati in un’avventura
militare non voluta e non sentita solo perché il presidente del consiglio
potesse essere invitato alla corte del mondo anche se dalle tavole sono
arrivate solo le briciole all’Italia». L’accusa è precisa: lo Stato ridotto
ad un affare privato. Soldi e interessi personali: «Hanno fatto leggi ad
personam per salvare il presidente del consiglio e i suoi amici, leggi
talmente spudorate che persino chi le aveva proposte adesso se ne vergogna.
Il nostro Paese è stato guidato per cinque interminabili anni da una classe
politica attenta solo a cambiare le leggi a proprio vantaggio e a tenere
insieme con favori e regalie un blocco sociale abbacinato da promesse di
ricchezze e di abbondanza».
Romano Prodi inizia a parlare poco dopo mezzogiorno davanti ai centomila di
piazza del Popolo a Roma, una folla grandissima, molto più grande delle
previsioni degli stessi organizzatori: migliaia di palloncini, decine di
striscioni, cartelli improvvisati con le proteste e le richieste più
diverse. Un momento di silenzio: comincia così l’intervento del leader
dell’Unione, la piazza ammutolisce davvero, per quasi un minuto, alla
richiesta di un po’ di raccoglimento per le vittime del terremoto nel
Kashmir.
La prova della piazza
Poi l’attacco a Berlusconi e alla sua maggioranza, la promessa di un governo
diverso. Prodi saluta e ringrazia i leader dell’Unione e tutti i candidati
alle Primarie, sottolineando il «fair play» della campagna elettorale. E
riceve, con l’understatment di circostanza, la sua personale acclamazione.
Sente la folla gridare più volte il suo nome, mentre nella piazza sventolano
le bandiere dei partiti, ma anche il grande striscione giallo sorretto da
palloncini: «Bertinotti presidente». La risposta è un lungo elenco di
impegni comuni: «Noi non ci rassegneremo mai», promette Prodi, serve «un
Governo all'altezza del compito».
«La prova della piazza», «una prova di forza», avevano detto in molti, chi
con timore e chi con speranza. La piazza ha risposto. Pochi ci avrebbero
creduto ventiquattro ore prima, in un sabato grigio e piovoso. Pochi ci
credevano ancora alle dieci, in una mattinata di freddo pungente, svogliato
principio d’autunno e sole ancora velato, di fronte a una piazza
semideserta. In un’ora è cambiato tutto: «È una piazza meravigliosa e
bella», dice Prodi alla fine. «Un sole meraviglioso». E «una dimostrazione
di forza serena e non aggressiva, stando tutti insieme».
Prima di Prodi, dal palco allestito in questo, la testimonianza degli
amministratori locali e degli artisti. Tre attori, Mariangela Melato, Amalia
Monti, Carlo Gifuni hanno letto un appello contro i tagli alla finanziaria
che mettono in ginocchio la produzione culturale italiana. Il sindaco di
Firenze Leonardo Domenici, presidente dell’Anci (l’associazione dei Comuni
italiani), ha lanciato un grido di allarme e una pesante denuncia. Un
intervento dettagliato per ricordare che «il taglio vero alle spese degli
enti locali si aggira intorno all’11 per cento», che «non è vero che la
spesa sociale e la spesa per il personale è fuori dai tagli», che i tagli
investono «scuole, mense scolastiche, assistenza ai disabili, sport e
cultura». Solo pòter ricordare che la battaglia per cambiare questa manovra
è appena cominciata.
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