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Educare alla Pace. Il messaggio del Pontefice.
02-01-04
Insegnare il rispetto del diritto internazionale ed educare alla pace
questo ribadisce il messaggio del papa per la giornata mondiale della
Pace. “Di fronte alle situazioni di ingiustizia e di violenza che
opprimono varie zone del globo, davanti al permanere di conflitti armati
spesso dimenticati dall’opinione pubblica, diventa sempre più necessario
costruire insieme vie per la pace; diventa perciò indispensabile educare
alla pace”. Il messaggio lanciato dal Santo Padre, Giovanni Paolo II,
durante l’omelia del 1° Gennaio, nella solennità di Maria Santissima Madre
di Dio e nella ricorrenza della 37ma ‘Giornata Mondiale della Pace’, è
quest’anno particolarmente forte, perché ricco di indicazioni pratiche.
Ricordando ai fedeli, convenuti nella basilica vaticana, che è urgente e
necessario “formare le coscienze alla cultura della pace”,
Giovanni Paolo II ha voluto
rivolgere di persona i contenuti del suo messaggio, già reso noto il 16
dicembre, ''Un impegno sempre attuale: educare alla pace''. Il messaggio
di pace che e' echeggiato anche nelle preghiere dei fedeli anche in arabo:
''Pace in terra agli uomini che Dio ama'', ha declamato un giovane in
arabo. Una preghiera in cui e' stato chiesto che i capi delle nazioni ''si
adoperino per non fare mai appello al diritto della forza quanto piuttosto
alla forza del diritto''. Tema forte, questo, presente nel messaggio del
Papa. Ricordando che ''la pace è possibile'', che è ''doverosa'', il Papa
ha lanciato al mondo un preciso messaggio: davanti agli ambasciatori del
corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, presenti in Basilica,
Wojtyla ha detto che serve un ''nuovo ordinamento internazionale'', che
partendo dall' esperienza maturata in questi anni dall'Onu ''sia capace di
dare ai problemi di oggi soluzioni adeguate, fondate sulla dignità della
persona umana, su uno sviluppo integrale della società, sulla solidarietà
fra Paesi ricchi e Paesi poveri, sulla condivisione delle risorse e degli
straordinari risultati del progresso scientifico e tecnico'. E il pensiero
del Papa è andato al Medio Oriente, alla ''Terra dove nacque Gesù'', che
''continua, purtroppo, a vivere in condizioni drammatiche''. Pensando
anche agli altri focolai di violenza nel mondo, Giovanni Paolo II ha detto
che ''occorre perseverare senza cedere alla tentazione della sfiducia''.
''E' necessario uno sforzo da parte di tutti, perché siano rispettati i
diritti fondamentali delle persone attraverso una costante educazione alla
legalità'. A tal fine, ha aggiunto Wojtyla, bisogna adoperarsi per
superare 'la logica della semplice giustizia' e 'aprirsi anche a quella
del perdono'. Infatti 'non c'è pace senza perdono!' ''. ''L'amore è la
forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani. Questa
consapevolezza - ha detto il Papa - mi ha guidato nello stendere il
Messaggio per l'odierna Giornata Mondiale della Pace. Iddio ci aiuti a
costruire tutti insieme la 'civiltà' dell'amore'. Soltanto un'umanità' in
cui vinca l' amore sara' in grado di godere di una pace autentica e
duratura. Questo dono ci ottenga Maria. Sia Lei a sostenerci e ad
accompagnarci nel cammino arduo ed esaltante dell'edificazione della pace''.
Il discorso papale ci riporta
subito dunque alla concretezza di una pace da costruire attraverso gli
strumenti che la comunità internazionale si è data nel corso della storia,
soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, Affinché si possa giungere a
un mondo in cui la violenza organizzata sia solo un doloroso ricordo del
passato, è necessario che non venga abbandonata la via della legalità
internazionale e lo strumento del diritto. E se quest’ultimo con le
istituzioni che ne sono espressione, non riesce ad inquadrare
perfettamente il divenire storico, si tratterà di procedere alle modifiche
opportune, determinate su base multilaterale, e non di aggirare le leggi e
ignorare le istituzioni. Il rispetto della legalità, però, non deve
alimentare la pericolosa illusione che la politica possa abdicare alla sua
responsabilità di fronte alle drammatiche sfide che dobbiamo fronteggiare,
tra cui quella gravissima e nuova, per magnitudo e caratteristiche,
costituita dal terrorismo globale. Di fronte a queste situazioni di crisi
il pur eventuale ricorso alla forza deve sempre essere accompagnato da una
coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi
terroristici, pena altrimenti la sconfitta e l’avvitarsi in una spirale di
odio e violenza senza fine. Ed ecco allora il ruolo della politica: perché
è proprio solo dalla politica che può essere mobilitato l’impegno e il
consenso a rimuovere quelle cause di ingiustizia che alimentano il
terrorismo. Come cristiani siamo dunque chiamati in prima persona e a vari
livelli, ad educare alla pace e ad analizzare e sostenere attivamente le
proposte che consentono una più adeguata promozione di questa “costruzione
della pace”.
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