AAAACHILLE

 

Achille è un bambino pugliese che, dopo la morte del padre, diventa balbuziente. La sua famiglia è in disaccordo sui metodi di cura: c'è chi vuole spedirlo dallo "strizzacervelli", chi propone una cura dall'otorino, chi, invece, lo porta in chiesa per fare i gargarismi con l'acqua santa. Alla fine Achille viene ricoverato in un centro per la cura dei vari problemi riguardanti la difficoltà di esprimersi "normalmente" gestito da un mezzo matto, che impone ai suoi pazienti di parlare cantando. Qui incontra tanti personaggi, alcuni dei personaggi veramente simpatici, tra tutti il “professore”, che dopo che gli è crollato davanti il soffitto della sua aula, dice soltanto no. Achille fa amicizia con Remo, un logopedista un po' strampalato, dedito alla costruzione di strane macchine, che gli aprirà nuove prospettive su come affrontare la vita.

Il film tratta il problema dell'handicap in maniera leggera ma efficace poiché crea un racconto che affonda le basi in qualcosa di drammatico, ma che si sviluppa in forma di commedia. Bisogna dire che non è facile raccontare qualcosa del genere senza cadere nella trappola della retorica, ma il regista è riuscito a descrivere in maniera semplicissima quello che c'è dietro un handicap: la paura di non riuscire a capire il mondo, l'angoscia di dover essere "diversi" e il bisogno di sentirsi accettati, rimanendo diversi.

Ed è proprio questo il filo del film: è proprio necessario "guarire" se questo comporta perdere la possibilità di sentirsi speciali? Gli altri forse si aspettano soltanto che una persona risponda alle loro esigenze di "normalità": non riusciranno mai a vedere che una persona può volare anche se non ha delle ali posticce che loro gli hanno imposto.

E forse è qui la forza di queste persone "diverse": poter andare più in alto di tutti, proprio per aver capito che si può fare a meno di quelle ali finte che la gente "normale" ti vuole far indossare.

Redazione III D

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