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Il   giovane  cittadino  a  seconda  della  ricchezza  della  sua famiglia  avrà   una  educazione  più  o  meno  elevata.
In  una  cerimonia  famigliare  il  padre  può  mostrare  di riconoscere  come  proprio    il  figlio, prendendolo  in  braccio. Ma  può   succedere  che  il  padre  lo  rifiuti.
Allora il neonato veniva abbandonato e, quelli che lo raccolgono, ne fanno uno schiavo o lo amano come loro figlio.
Il suo nome viene da uno dei suoi antenati, il suo cognome, invece, finisce spesso per “IUS”.
Il soprannome sottolinea poi una caratteristica personale.
Durante l’ impero, le scuole elementari accoglievano i bambini all’ età  di sette anni. Tra i dodici e i diciotto anni, i figli i dei ricchi potevano frequentare le scuole secondarie dove essi apprendevano il greco e la retorica, l’ arte del parlar bene.
Il letterato era il maestro che insegnava scuola, c’era solo una piccola pausa a mezzogiorno per andare a casa per il pranzo.I bambini romani nell’antichità tenevano i libri sulle ginocchia per leggere o per scrivere . Le bambine vengono educate per diventare buone padrone di casa.
Alcuni bambini maschi all’età di cinque o sei anni cercavano già lavoro, altri invece giocavano in strada con gli amici e spesso si cacciavano nei guai.
I bambini romani giocavano spesso alle biglie,al loro posto però usavano le nocciole  oppure giocavano con le vesciche dei maiali, come se fossero delle palle.

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