domanda

 

Come si può organizzare un laboratorio linguistico?
.

E' necessario innanzitutto definire i livelli di competenza iniziale di ciascun allievo, verificati con apposite prove d’ingresso (vedi scala globale del portfolio europeo delle lingue).
I gruppi non dovrebbero superare le dieci unità e, se possibile, essere formati da alunni della stessa area linguistica.
Tener presente che l’italiano è lingua seconda, cioè lingua d’uso, di comunicazione quotidiana; a scuola il ragazzo segue un apprendimento guidato, ma contemporaneamente apprende per immersione nella realtà extrascolastica. All’interno di un percorso, si deve dare spazio al confronto, allo scambio del proprio vissuto per riconoscere e valorizzare le differenze, con l’obiettivo di far comprendere a ciascuno la relatività dei punti di vista.
Ci sono varie guide e quaderni operativi. Per gli insegnanti delle scuole in Rete, una ghiotta opportunità è fornita dallo Sportello e Centro Documentazione, per gli altri far riferimento alle varie bibliografie che ci sono in Rete (vedi Link). 
Sulle modalità di intervento è da tener presente che:
- è preferibile che a svolgere questa attività sia personale interno alla scuola. Se ci si rivolge al volontariato o ad enti esterni, assicurarsi una programmazione comune e una modalità di lavoro concordata.
- - è necessario stendere un progetto adeguato che tenga conto del numero di allievi, dei livelli di conoscenza, del numero di ore e del materiale a disposizione.
- è utile programmare l'intervento durante le ore scolastiche (non più di due ore al giorno). I laboratori pomeridiani, in orario extrascolastico, sono speso, per vari motivi, disertati dai ragazzi
- è importante mantenere un raccordo continuo con gli insegnanti di classe (per evitare deleghe e dare continuità al lavoro).
- all'inizio conviene privilegiare la comunicazione orale e i giochi di relazione (specie nella scuola di base).
-  è opportuno che al laboratorio, se possibile, sia destinata un'aula apposita, in modo da poterla "addobbare" adeguatamente (cartelli in lingua, cartelloni, carte geografiche...) e dotare dei materiali indispensabili al lavoro quotidiano.

Nel libro curato da Graziella Favero Imparare l’italiano Imparare in italiano, Guerini e associati (quasi indispensabile) si legge (nell’intervento di P. Russomando) che la metodologia utilizzata dal docente di L2 prevede:  

  Ø      Programmazione differenziata per fasce di livello sulla base della competenza linguistica degli   alunni in ingresso (tale competenza è verificata attraverso la somministrazione di opportuni test di ingresso)
Ø      Attenzione alla pronuncia, una maggiore lentezza nella comunicazione orale e stacco tra le parole
Ø      Uso di lessico ad alta frequenza
Ø     
Uso graduato di strutture sintattiche corrette, complete ma al tempo stesso semplificate
Ø     
Uso di supporti non linguistici
Ø     
Ciclicità nella presentazione delle strutture linguistiche
Ø     
Scelta di argomenti di difficoltà e complessità progressiva
Ø     
Creazione di un clima favorevole alla comunicazione anche attraverso la simulazione di situazioni che pongono l’allievo in una realtà verificabile nella vita quotidiana
Ø     
Somministrazione ripetuta di esercizi strutturali per favorire la memorizzazione del materiale linguistico presentato