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Week-end in Trentino in moto ! |
Il Perchio e la Cozza |
Sabato 24/5/2003
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La giornata in Trentino
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Sveglia
ore 8:00. Ricca colazione con speck, formaggi e marmellate fatte in casa. Siamo
talmente esaltati dalla bontà e genuinità del cibo che anche lo yogurt
ci sembra artigianale; in realtà non lo sappiamo. Ovviamente spazziamo tutto l’ingurgitabile. |
FACCIAMO IL PIENO ALLA BONZA, TANTO POI SALTIAMO IL PRANZO...
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Partiamo
per la prima visita: Eremo di San Romedio. Non è lontano, l’idea infatti era quella di
trascorrere un fine settimana di relax, senza stress e senza percorrere troppi
chilometri (ricordatevi anche questa!). Per raggiungere l’eremo ci addentriamo
in una gola costeggiando un torrente.
STOP! Il Perchio arresta di colpo il suo cavallo d’acciaio dicendo: “non ci
credo, hai visto il cartello?” La Cozza: “No, quale?”
Il Perchio: “Quello che dice – ATTENZIONE, PIPISTRELLI - !” Non posso
credere che ce ne siano così tanti!
Torniamo indietro per leggere meglio. In realtà era un normalissimo segnale che
avvertiva di possibili piene improvvise del torrente e l’immagine della
cascata (peraltro di un azzurro intenso) era sembrata al Perchio la
sagoma di un pipistrello. OK, sono cominciate le visioni!
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Parcheggiata la bambina veniamo raggiunti da due pullman che cominciano a
sgorgare turisti. Decidiamo quindi di affrettarci nell’intraprendere l’ardua
salita dei 130 gradini che portano all’eremo per raggiungerlo prima dell’orda
di barbari e visitarlo in pace. In realtà i 130 gradini sono forse una
quindicina quindi arriviamo subito a destinazione. Abbiamo sì seminato l’orda
di barbari, ma un’altra sorpresa ci attende: è in corso la celebrazione di un
matrimonio con tutti gli invitati ammassati sulla scala interna dell’eremo in
attesa della sposa. Non importa, visitiamo la piccola chiesetta, ci affacciamo
stile Titanic al balconcino sullo strapiombo e torniamo indietro sgomitando
contro l’onda inarrestabile di turisti che arrivano in quel momento in senso
opposto.
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Pausa di riflessione, visita al cimitero che consiste in quattro lapidi
commemorative di curati, parroci dell’eremo, e poi via alla volta del
Lago di Tovel.
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Ma perché mai visitare quel lago? Perché, nel 1964
era rosso! Ovviamente per incrementare il turismo continua ad essere pubblicizzato
in quel modo, anche se di rosso non ha più niente. Parcheggiamo la bambina con
relative acrobazie perché i custodi non si sprecano ad abbassare la corda per
entrare nel parcheggio. Decidiamo di percorrere il sentiero / strada sterrata che
costeggia tutto il laghetto (3km circa). |
Al primo risto-bar aperto ci fermiamo
per un semplice panino, ma… l’oste ci propone insistentemente il piatto del
giorno: “cervo e polenta”. Come resistere dopo una colazione così scarsa? Va
bene, vada per cervo e polenta, salumi e formaggi vari.
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Ripartiamo per il giro, la Cozza che scruta la vegetazione e il Perchio che
cerca di soffiare via le nuvolette per ottenere la giusta luce per scattare
delle belle foto. Poco dopo troviamo una spiaggetta e, visto che di fretta
proprio non ce n’è, cediamo miseramente a una rigenerante pennica post-pappa.
Ah! Che pace! Se non fosse per qualche allegra famiglia rompic…. Che urla e
strepita rovinando la magia e il silenzio del luogo. Ma alla gente fa proprio
schifo un po’ di silenzio e di pace? Mah!
Risvegliati dalla pennica, ripartiamo per terminare il giro del laghetto. Non
sarà rosso, ma ogni suo angolo è un’opera d’arte.
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Recuperiamo la bambina (stavolta i custodi sono clementi e abbassano la corda
per farci uscire) e ci dirigiamo alla ricerca di una pappa e di un lettuccio per
la notte. Finiamo in quello consigliatoci da un’amica, anche perché a dire il
vero non c’è molta scelta. In ogni paese ci sono da 0 a 1 alberghi (facenti
funzione anche di bar, ristorante, edicola, tabaccaio ecc.).
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Anche questo è un 2 stelle che ci sembrano 4. Il ristorante, poi, è addirittura
una "sciccheria" estrema. L'atmosfera è
quella di un'antica baita di montagna la cui storia è raccontata dal
mobilio e dagli accessori del passato; i colori richiamano e si
mescolano con l'ambiente naturale che la circonda.
Come al solito la pappa è suprema. La notte passa tranquilla e la mattina
seguente ci prepariamo per il viaggio di ritorno.
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