/
|
Week-end in Trentino in moto ! |
Il Perchio e la Cozza |
Domenica 25/5/2003
|
Il viaggio di ritorno
|
Paghiamo,
salutiamo e partiamo.
La mania dei passi ci assale nuovamente, così anziché tornare per la strada
dell’andata, decidiamo di affrontare il più impegnativo passo dello Stelvio!
Durante l’avvicinamento alla nostra prossima meta, incontriamo più di un
cartello indicante in evidente rosso che il passo dello Stelvio è chiuso!
Per cosa non si sa, ma l’idea che ci facciamo è che i cartelli di chiusura
siano stati dimenticati così dalle ultime nevicate dell’inverno e mai più
riportati su un confortante verde di aperto.
|
Giunti in prossimità del bivio per tale passo, incontriamo un solitario
motociclista modenese che farfuglia qualcosa gridando nel casco… fra
l’accento incomprensibile, la distanza fra le moto ed il casco che continuava
imperterrito ad indossare, l’unica cosa che capiamo sono i suoi GESTI
che indicano la chiusura della strada.
Allora erano veri! Il passo è davvero chiuso… sarà colpa del Giro d’Italia
(passano da Merano, quindi magari anche da lì…).
|
A questo punto ci fermiamo per capire dove siamo nel mondo e che strada fare per
proseguire il ritorno. Il Perchio propone di scegliere la strada che gira
intorno allo Stelvio, l'alternativa più logica. No, dice la Cozza,
prendiamo quella più a nord, così entriamo anche in Austria.
Così ha deciso, così facciamo e ci avviamo verso il Passo Resia.
Dopo essere stati bloccati una mezz’ora causa incidente a qualche sfortunato
motociclista, ci fermiamo per uno spuntino.
|
Dopo molteplici km ci accorgiamo di essere in Austria e di aver già superato il
“passo”. In effetti era alquanto piatto. Il paesaggio è comunque sempre più
che stupendo, oltretutto ci sono anche un sacco di laghetti.
Ci fermiamo a riempire il serbatoio di economicissima benza austriaca e
prendiamo saggiamente la deviazione per la Svizzera, altrimenti, proseguendo,
chissà dove saremmo finiti…
|
La lunghissima strada che dovrebbe riportarci in Italia attraverso le Alpi
svizzere è qualcosa di veramente eccezionale.
Curve e controcurve, salite e discese, asfalto perfetto ed una vista stupenda.
Ogni tanto incrociamo anche opere umane, paeselli dai tetti grigi incastonati
nelle ripide vallate incorniciati da impetuosi torrenti.
|
Per ora, seguendo la cartina, la nostra meta è St. Moritz, ma una volta
raggiunta, l’obiettivo diventa JulierPass.
|
|
Fra cumuli di antiche nevi e in mezzo a lande desolate macchiate da laghetti,
incontriamo persino chi chiede ai suoi compagni di viaggio di quanti
gradi gli si inclinava la moto nelle curve… nonostante avesse a bordo la
zavorrina.
Le risate proseguono fragorosamente al momento di dover fare la foto
idiota. Scatta lo scambio di macchine fotografiche per immortalare
lo storico momento e a turno si posteggia la moto esattamente sotto il cartello
del passo. Proprio in quel punto l'asfalto è sconnesso e non in piano
quindi qualcuno è in difficoltà a trovare l'equilibrio. I problemi
esistenziali di altri invece sono solo estetici: si tratta di capire
qual è il momento giusto per fare la foto... il posteggio in fianco
sarà occupato da un' auto degna oppure no? Meglio una BMW o un'AUDI?
Mah!
Ad ogni modo la foto l’abbiamo, anzi ce l’hanno fatta.
|
La discesa dal passo è densa di tornanti ed una volta arrivati ad un tratto
pianeggiante ci fermiamo a controllare il percorso.
“Mink***a! Ma dove ca***o siamo finiti!”
A breve distanza da Chur (nome che
odieremo in eterno) capiamo di essere fuori di oltre 60 km, per giunta in
direzione Nord! Come scusante, ai nostri
nipoti diremo che sulla cartina Julier Pass sembrava proprio essere sulla strada
per l'Italia. L’euforia di averlo raggiunto ci aveva annebbiato il cervello ed ancor di più
lo avevano fatto i commenti dei motociclisti italiani che abbiamo incontrato
sulla cima.
Dopo una serie di bestemmie in svariate lingue, decidiamo di farci ulteriore
male dirigendoci al passo del San Bernardino.
Di fronte all’ingresso del tunnel dobbiamo scegliere se rischiare di farci
beccare dalla Polizia svizzera senza tagliando per l’autostrada oppure
avventurarci per i tornanti del passo vero e proprio.
Ovviamente scegliamo la strada peggiore, così ci inerpichiamo su per la
montagna, non prima però di aver indossato un caldo giacchettino.
|
Arrivati in cima fa veramente tanto freddo, siamo circondati da ghiaccio, muschi
e licheni. La tundra artica è popolata anche da due motociclisti disperati alla
ricerca di un luogo appartato per farsi una canna in solitudine.
Quando riusciamo a cominciare la discesa, la strada è davvero in discesa.
|
|
Praticamente scendiamo in folle con il piede sul freno senza dover consumare
benza. Alla prima stazione di servizio che incontriamo ci fermiamo per una sosta
tecnica: la catena necessita di un urgente ingrassaggio. L’operazione ci costa
18 Chf per una bomboletta!
Dopo quest'ultima emozione la strada prosegue
scorrevole e senza intoppi fino a casa. Più che soddisfatti della gita,
abbiamo di sicuro rilassato la mente, ma il corpo è stravolto. In effetti
nella sola giornata del ritorno abbiamo percorso più di 800 km su e giù
per i monti, ma ne valeva veramente la pena!
|
/
|
|