Facciamo la colazione al
ristorante dell'hotel. Anzichè il solito buffet o la megacolazione a
menu fisso dei B&B, possiamo scegliere "à la carte" e
questo, anzichè spronarci all'abbuffata, ci spinge ad accontentarci di
una scelta sobria e modesta. |
Così
come il pomeriggio precedente, anche stamattina, per recuperare la bambina, il
Perchio guida senza casco, ma stavolta è davvero pericoloso, in quanto proprio
davanti all'hotel staziona un poliziotto che, accortosi del guidatore
imprudente, lo guarda con aria molesta e sospettosa. Per fortuna del Perchio, il
poliziotto decide di non intervenire. |
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Da un cartellone pubblicitario di un night club
capiamo che il paesino di confine attira turisti austriaci in cerca di
cose poco legali a casa propria... ci fa ridere la donna nuda con gli
occhiali le cui parti intime sono coperte da una foglia di maria.
Una foto alle tristi case-cubo, un'ultima sosta di economica benza ceca
e partiamo alla volta della panoramatic. |
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Giunti in dogana,
l'omino austriaco, accortosi della nostra provenienza italica, esclama
alcune parole che suonano così "Italiano boia". Forse abbiamo
capito male, chissà... comunque ci lascia andare via tranquillamente
non senza prodigarsi a spiegarci la strada per Vienna. |
Dopo
innumerevoli cartelli di attenzione ai cervi, finalmente ne scorgiamo un
gruppo nei campi ai lati della strada, ma sono troppo lontani per avere una foto
decente. |
La strada in direzione di
Vienna perde l'attrattiva paesaggistica montagnola e diventa autostrada, sulla
quale però è necessario avere la Vignette, che noi non abbiamo. Dopo molti km
(troppi per l'ansia da multa della Cozza) finalmente raggiungiamo una stazione
di servizio. |
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L'addetto alla cassa ha una faccia ed un
atteggiamento tanto triste da farci pensare che abbia finito la voglia
di vivere e ci comunica di aver finito anche le tanto sospirate
Vignette. Sembra quasi che niente per lui abbia più importanza,
figuriamoci se debba averne il vendere una vignette a due turisti stranieri
di passaggio... riusciamo comunque a pagare ben 1 euro una mini
bottiglia d'acqua.
Ci fermiamo alla successiva stazione di servizio dove finalmente ci
vendono l'agognata vignette per soli 4,20 euro (molto meno che per le
auto e la differenza, inesistente in Italia, ci fa sempre piacere)
ponendo termine all'ormai divenuta angoscia della Cozza. Meno male che
comunque il Perchio ha sempre i piedi per terra... la commessa dimentica
di obliterare la vignette e il Perchio se ne accorge redarguendola. |
Arriviamo a
Vienna e come al solito il Perchio, entrando nelle grandi città senza cartina
alla mano, s'incazza perchè non trova le strade ad intuito. Furioso ha la bella
pensata di chiedere ad un Hotel che, sicuramente (pensa lui) può fornirgli una
mappa della città. Ma il tanto famoso Best Western incrociato è forse l'unico
hotel al mondo senza reception. Sbraitando come un ossesso il Perchio riprende
Cozza, moto e bagagli e inizia a girare a trottola nel ring (una specie di
circonvallazione interna di Vienna) a caso. La Cozza lo fa fermare ad ogni cartina che
vede, persino quelle delle fermate degli autobus, ma è tutto inutile.
Chiediamo ad un altro hotel ed allora, cartina bene in vista, tutto diviene più
semplice ed arriviamo alla meta. |
Alla
reception la prima sorpresa. Il garage dell'hotel è in ristrutturazione e
quindi non c'è un posto chiuso dove lasciare la bambina. Ci indicano la
strada... Eh!??!! Cosa??!!?! "It was
written!". Insistiamo ed alla fine un omino italoparlante ci concede l'uso
del cortile della ditta a fianco dell'hotel. |
Pennica.
Primo giro di Vienna per le vie del centro strapiene di carrozze a cavalli per
turisti. La presenza di tanti cavalli ammorba l'aria di puzza di piscio di
cavallo imperiale che si incunea nelle narici della Cozza ammazzandole il gusto
del Käse Bretzel.
Il centro è uno stradone
ipergriffato pieno di antichi bidoni achitettonici. La Cozza rimembra un luogo papposo, l'Augustiner
Teller,
dove si era trovata bene in un suo precedente viaggio.
Riusciamo a trovarlo sulla guida telefonica di una cabina, poi con un paio di
domande ai passanti e la cartina del centro in mano lo raggiungiamo. |
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Sembra
proprio un bel posticino, pieno di compagnie rumorose e suonatori folkloristici
che allietano la cena dei clienti. La scelta dei piatti non è vasta, ma i
piattazzi sono sempre buoni ed abbondanti. L'attesa infinita del conto manda in
bestia il Perchio che decide di alzarsi e andarsene senza pagare nel caso
nessuno l'avesse fermato. Giunti alla cassa attendiamo qualche momento e proprio
un attimo prima che il Perchio facesse il primo passo verso l'uscita viene
raggiunto dal cameriere che, scusandosi infinitamente in mille modi ci prepara
immediatamente il conto. La carta di credito viene passata 3, 4 anche 5 volte,
ma ci dev'essere qualche problema tecnico e ci chiedono di pagare in contanti.
Accettiamo anche questa e usciamo all'aria aperta. |
Appena
fuori la Cozza inizia a tremare e sudare freddo. Un colpo di freddo? Dopo una
mezz'oretta seduti sui gradini della fontana della peste, torna il colorito alla
Cozza e così ci infiliamo in una caffetteria che sembra carina e
caratteristica. |
Il Perchio prende la
birra della staffa e consiglia alla Cozza di rimanere tranquilla sul caffè. I
camerieri sono tutti infighettati, tutti alti e tutti grossi, ma la padrona
dimostra 156 anni! E' lei l'attrazione del locale. In euforia da clienti cerca
in ogni modo di far accomodare tutti quelli che si affacciano alla porta, anzi,
a volte da anche uno sguardo fuori per tirarne dentro qualcuno riluttante
all'idea di doversi bere una birra seduto sul pianoforte. |
Andiamo
a nanna.
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