S. Agata
Agata
nacque a Catania
presumibilmente intorno al
235 d.C., da una famiglia
nobile e ricca, il nome
Agata che diedero alla loro
figlia in greco significa
“la buona” ed è dai genitori
che la seppero ben educare
che Agata apprese i valori
della virtù cristiane.
A quei
tempi la Sicilia era sotto
la dominazione romana, la
città di Catania era
amministrata dal proconsole
Quinziano, uomo rude e
prepotente.
All’inizio del III° secolo
l’imperatore romano Settimo
Severo temendo che il
continuo accrescersi della
comunità cristiana potesse
rappresentare un pericolo
per il suo impero emanò un
editto di persecuzione nei
riguardi dei cristiani. Nel
249 l’imperatore Decio
inasprì maggiormente le
persecuzioni ai cristiani i
quali venivano ricercati,
catturati, torturati ed
infine uccisi.
Agata
cresceva nella preghiera e
nella devozione a Dio, ma
cresceva anche in bellezza,
il suo corpo slanciato, i
lineamenti delicati, i
capelli biondi.
All’età di 15 anni il
vescovo di Catania
accogliendo la sua richiesta
la consacra a Cristo
imponendo ad Agata il
“flammeum” velo di colore
rosso fiamma che portavano
le vergini consacrate.
Agata quel giorno realizzò
il suo più grande desiderio,
ovvero essere la sposa di
Dio.
Un
giorno il proconsole romano
venuto a conoscenza che
nella città di Catania
viveva una nobile bella e
ricca fanciulla consacrata a
Cristo, in virtù
dell’editto di Decio ,
ordinò ai suoi uomini di
catturarla e condurla al
palazzo pretorio, con
l’accusa di vilipendio alla
religione dello stato,
(religione pagana), in
realtà la sua intenzione era
quella di fare sua Agata e
confiscargli i beni.
Agata
per sfuggire alla cattura
rimase nascosta lontano da
Catania , ma il suoi esilio
durò poco, venne trovata
catturata e portata al
cospetto di Quinziano, il
quale rimase attratto da
tanta bellezza, vani furono
i tentativi di seduzione, e
per fare in modo che Agata
rinunciasse ai voti e
cedesse alle sue lusinghe la
affidò ad una cortigiana, di
nome Afrodisia una donna
dissoluta dedita al vizio e
alla corruzione , la quale
con l’aiuto delle sue 9
figlie tentò in tutti i modi
di fare dimenticare Gesù ad
Agata, la tentò con
banchetti, festini, la
promessa di gioielli, di
schiavi, ed infine con le
minacce di morte ma fu
tutto inutile, lei rimase
fedele al suo Gesù,così non
potendo fare altro la
riconsegnò a Quinziano, il
quale decise di processarla
sperando così di piegarla
con la forza.
Portata sotto processo
dinanzi a Quinziano lei
apparve fiera sicura del suo
spirito e della fede in Dio
che l’avrebbe guidata nelle
sue risposte. Ribatté a
tutte le accuse del
proconsole romano,
lasciandolo ogni volta senza
parole, ma non si volle
arrendere facendo
rinchiudere Agata in
carcere, dove vi rimase per
un giorno e una notte, venne
incatenata alle caviglie e
lasciata senza acqua ne
cibo.
Il
mattino seguente venne
nuovamente portata al
cospetto di Quinziano che
gli chiese “ cosa pensi di
fare per la tua salvezza?”
e lei rispose “la mia
salvezza è Cristo”, vedendo
la sua fermezza nella fede e
che ogni tentativo era vano
decise di sottoporla ad
atroci torture, ma più gli
infliggevano le torture più
sembrava acquistasse nuovo
vigore, allora Quinziano si
accanì ulteriormente contro
Agata ordinando che gli
venissero strappate le
mammelle, “non ti vergogni”
gli disse Agata “di
stroncare in una donna le
sorgenti della vita dalle
quali tu stesso traesti
alimento succhiando al seno
di tua madre?”.
Quinziano con quel gesto
voleva umiliarla nella sua
dignità di donna, ma nessun
segno di turbamento
affiorarono nel volto o
nelle parole di Agata “tu
strazi il mio corpo la mia
anima rimane intatta” queste
furono le sue parole.
Agata
venne riportata in prigione
lacerata nel corpo ma non
nella fede, nella notte gli
apparve un apostolo di
Cristo con delle bende e la
medicò appena l’apostolo
scomparve il miracolo si
compì le ferite erano
sparite ed il suo seno
riaffiorato.
Dopo
cinque giorni Agata venne
nuovamente portata al
cospetto di Quinziano che
rimase sbalordito nel vedere
che le ferite si erano
rimarginate e il seno
riaffiorato, così per porre
fine a quel incubo la
condanno a morte, e fu
decisa per lei la morte più
atroce buttata su un letto
di tizzoni ardenti con
lamine arroventate e punte
infuocate avvolta solo dal
suo velo rosso da sposa di
Cristo, e la tradizione
popolare racconta che mentre
le fiamme straziavano il suo
corpo il suo velo rimaneva
integro, diventando da
subito una delle reliquie
più preziose.
In più
occasioni portato in
processione davanti alle
colate laviche dell’Etna che
minacciavano
il
centro abitato ha compiuto
il miracolo di arrestare la
lava.
Dalle
fonti storiche si apprende
che al momento in cui Agata
venne spinta nella fornace
un violento terremoto scosse
Catania, si racconta che
Quinziano nella fuga annegò
nella foce del fiume Simeto,vicino
Catania, il suo corpo non fu
mai trovato , le leggente
dicono che il suo fantasma
vaghi per quelle zone.
La
moltitudine di persone che
aveva assistito sbigottita
al supplizio inflitto ad
Agata l’accompagnò
agonizzante alle porte del
carcere e vegliò su di lei
la quale prima di spirare
recitò questa orazione
spontanea :”Signore che mi
hai creato e custodito fin
dalla mia prima infanzia e
che nella giovinezza mi hai
fatto agire con
determinazione, che
togliesti da me l’amore
terreno, che preservasti il
mio corpo dalle
contaminazione degli uomini.
ti prego di accogliere ora
il mio spirito”.
Era il 5 febbraio del 251
d.C.
Il corpo della giovane
fanciulla venne cosparso di
oli profumati e messo in un
sarcofago di pietra che da
allora fino ai nostri giorni
è sempre stato oggetto di
culto a Catania.
Nel
252 ad un anno esatto dalla
sua morte la città di
Catania venne minacciata
dalla lava allora i
cittadini presi dallo
sconforto con devozione
presero il velo rosso
poggiato sul sarcofago di
Agata e in processione fra
le preghiere lo misero
davanti alla colata lavica,e
per miracolo il fiume di
lava si arrestò, ed in
seguito a questo evento
Agata fu proclamata Santa.