1957 Piazza del Brandale |
La
cerimonia del Confuoco
trae origine dall'antica
repubblica di Genova e
risale al 1121; consisteva
nell'offerta al Podestà,
al Doge e al Capitano del
popolo, di un tronco di alloro, intrecciato
dai suoi rami. Era un
simbolo di sudditanza
delle popolazioni delle vallate del
circondario genovese che
si svolgeva il 24
dicembre, alla vigilia
del Natale. Il tronco era
acceso e quando il Doge e
le autorità rientravano
a Palazzo, la popolazione
si impossessava dei
tizzoni ancora ardenti e
delle ceneri che erano
ritenute possedere poteri
taumaturgici. Con l'espandersi
del dominio di Genova
alle due Riviere, questa
cerimonia si estese nei nuovi territori,
come a mantenere
obbedienza e fedeltà.
Anche Savona
adottò tale cerimonia,
specialmente quando fu
istituita la figura
dell'Abate del popolo, che
doveva essere un
cittadino savonese,
mentre il Podestà era
nominato da Genova. Le prime
notizie del Confuoco (in
dialetto: cunfuegu) ci è
data dal Verzellino (1562-1638) che ci
racconta che nell'anno
1325, due confuochi erano
portati al Podestà e all'Abate, sopra
due carri tirati ognuno
da una coppia di buoi.
Anche il De Monti (1656-1700 ca.)
ricorda tale
circostanza. Altre notizie non
si hanno e bisogna
attendere gli scritti di
Tomaso Torteroli
(1810-1868) per avere altre
notizie. Queste
ci dicono che due erano i
confuochi portati in
città, alla vigilia di Natale,
per essere offerti al
Podestà e all'Abate.
Ogni confuoco era
composto di grasce di ogni
sorta, il carro era
ricoperto di tessuti di
lino e adornato con rami
di alloro, quercia, rosmarino,
fiori e su di esso
sventolava la bandiera
del Comune. I conducenti
del carro portavano gli
abiti della festa ed
erano preceduti da musici
e percorrevano le vie principali della
città.
1957 Teatro Chiabrera |
Anche Vittorio Poggi (1833-1914) ci informa di questa cerimonia. Egli la descrive come una grande festa popolare con grandi quantità di grasce che consistevano in capponi, maiali, agnelli, salcicce, caci, frutta trasportate con musica e su di un carro tirato da buoi parati a festa, infiorato e con la bandiera del Comune. Va ricordato che tale cerimonia era vista più come un obbligo che come usanza. Queste cerimonie decaddero dopo il 1528, quando Savona dovette definitivamente cedere alla prepotenza genovese e si limitarono a semplici scambi di cortesie. Solo nei primi anni del 1600 i governatori di Genova le ripresero, stabilendo anche l'entità dei doni. Nel 1800 le cerimonie furono ridotte a visite personali di etichetta fra le autorità. Però non si hanno notizie del dare alle fiamme il ceppo di alloro. Dopo un lungo intervallo di tempo, Savona riprende tale tradizione per iniziativa della associazione " A Campanassa", il 24 dicembre 1933 e fino al 1938 l'offerta fu di una simbolica piccola pianta. Dopo l'interruzione del periodo bellico, l'usanza fu ripresa nel 1954. Da questo anno il dono fu un artistico vaso in ceramica, opera di artisti locali. Dal 1980, un tronco di alloro con i colori rosso e bianco del Comune, è posto in un apposito sostegno e dopo averlo irrorato di vino nostralino è dato alle fiamme. Dal modo di bruciare si traggono auspici sull'anno novello ed infine la gente si porta a casa un po' di cenere. Tutto ha un significato simbolico: l'alloro, in Liguria era usato come albero di Natale e messo fuori dalla porta, come nell'antica Roma si ornavano i palazzi con rami di alloro, chiamati "strena". L'alloro è l'albero sacro di Apollo "fedele guardiano della casa".
1961 La vecchia stazione | 1962 Il monumento ai Caduti |
Celebrazione Confuoco 2004 in piazza Sisto IV
davanti al Palazzo del Comune