|
Palazzo Ruggi - via Torquato Tasso, 48
Proprietà della famiglia Ruggi sull'area poi occupata dal palazzo che oggi vediamo sono documentate al 1485, quando erano confinanti con la casa che era stata di Tommaso Guardati (Masuccio Salernitano), a quell'epoca occupata dal figlio abate Loisio. Del 1579 è una prima descrizione del nucleo originario del palazzo: una casa grande del signor Marco Antonio Ruggi, al Monte, consistente in due sale grandi e altra sala verso ponente, più camere, gradinata coperta, cortile, cellaro e stalla, con due giardini con acqua fluente. Tale immobile nel tempo andrà espandendosi non solo fagocitando piccole proprietà limitrofe e i giardini, ma anche allungandosi, con l'arco che vediamo, al lato meridionale della strada, ove la famiglia possedeva altre case documentate al 1591. Nell'inventario del 1617 dell'eredità di Gabriele Ruggi, fatto ad istanza dei figli Vincenzo, Giulio, Benedetto, Filippo e Geronimo, si descrivono i due possedimenti: una casa grande detta Casa Ruggi, con più appartamenti e giardini e fontane, nella parrocchia di Santa Maria de Lama, confinante con beni della Santissima Annunziata, con Casa de Granito, con Casa Corbellese, con Casa Grillo, con strada pubblica e altri confini. Una casa piccola al di sotto della detta con forno; un'altra casa piccola sotto la detta all'incontro di Santa Maria de Lama (siamo lungo il lato occidentale dei gradoni Madonna della Lama); un'altra casella sotto detta vicino Casa Castellomata (Casa Castellomata era lungo il lato occidentale, parte alta, dell'attuale vicolo Porta Rateprandi); un'altra casa piccola sotto detta; un'altra casa piccola con più stanze nel largo (il largo risalendo via Tasso appena altre l'arco Ruggi); un'altra casa piccola nel detto largo confinante con le caselle di Francesco Castellomata; una camera con cortile, stalla e fontana contigua alle dette case. L'11 giugno 1636 e il 9 maggio 1644 si registrano due episodi nella corsa espansionistica dei Ruggi nell'area. Nel primo caso, Donato Orazio de Felice, marito di Caterina d'Ancora, vende a Vincenzo Ruggi una casa a Santa Maria de Lama, consistente in più membri inferiori e superiori, che possedeva per le doti della moglie, confinante con beni anticamente detti Casa Corbellese, con beni dell'acquirente, con beni de Granita, con via pubblica; nel secondo caso, lo stesso Vincenzo ottiene dal parroco di Santa Maria de Alimundo di poter edificare attaccando alla parete della chiesa contigua alle sue case. Nell'Apprezzo del Catasto onciario (foglio 507, particella 3), il 27 febbraio 1754, il palazzo è in possesso del marchese d. Matteo Ruggi d'Aragona, patrizio salernitano, ed è descritto come una casa palaziata consistente in un basso con forno per uso del pubblico con due bassi per uso di detto forno e tre bassi nella strada, due rimesse nel cortile e quattro portoni con diversi appartamenti in cinquantadue stanze superiori, in parrocchia di Santa Maria de Lama, a Casa Ruggi. |
|||
varianti dello stemma Ruggi |
||||
Disegno di Raffaele Vuolo
|
|
|||
In alto: stemma Ruggi da un sarcofago nell'atrio della Cattedrale di Salerno |
I documenti che riguardano i membri della famiglia (Protocolli notarili e Status animarum della parrocchia di Santa Maria de Lama) fra 1485 e 1739 li citano sempre con il cognome Ruggi e ciò nonostante che il 3 luglio 1500 Federico d'Aragona avesse concesso a Gabriele l'uso del predicato d'Aragona e l'aggiunta allo stemma dei quarti con i pali rossi in campo oro della casa regnante. E ciò per un motivo molto semplice: i Ruggi del palazzo di via Tasso non discendevano da Gabriele, barone di Laurito, beneficiato da Federico d'Aragona († 1530), ma dal fratello Benedetto, di cui fu figlio Matteo Angelo, che nel 1535 ospitò Carlo V nel palazzo di via Tasso. I titoli nobiliari, le concessioni di predicati, l’uso degli stemmi, venivano concessi non ad una famiglia in senso orizzontale, ma ad una persona ed erano trasmissibili esclusivamente ai suoi discendenti. Quindi, Benedetto e i suoi discendenti non avevano titolo ad utilizzare il predicato e lo stemma relativo (e mai li utilizzarono) fino al marchese Matteo (in realtà Matteo Angelo) alla metà del Settecento, che abusivamente se lo attribuì. Il primo marchese della famiglia era stato Giuseppe Maria (* 19 gennaio 1660, † dopo il 1729), che trasmise il titolo al detto figlio Matteo Angelo; il terzo fu Giuseppe e il quarto Giovanni Maria, fondatore dell'ospedale cittadino, con la cui morte (18 luglio 1870) termina la linea genealogica dei possessori del palazzo di via Tasso. |
Particolare del presepe artistico di forma circolare originariamente allocato nella chiesa di Sant'Agostino, attualmente in Sant'Antonio dei Nobili. Si tratta di un'opera di forma circolare, la cui caratteristica è rappresentata dall'ambientazione in riproduzioni dei maggiori siti storici di Salerno; la Natività, infatti, avviene sotto il portale di Palazzo Ruggi. |