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a cura di Vincenzo de Simone

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Palazzo Ruggi - pagina collegata

 

Sul finire dell'Ottocento, la famiglia Rouge di Napoli, che aveva italianizzato il proprio cognome in Ruggi, pretese di essere un ramo dei Ruggi di Salerno, per cui ambiva al riconoscimento del predicato d'Aragona. Allo scopo. assoldò Paolo Emilio Bilotti, direttore dell'Archivio di Stato di Salerno, affidandogli la ricostruzione del proprio albero genealogico. È Agostino a prendere l'iniziativa il 27 agosto 1899. Egli è pronipote di Claudio Giuseppe Rouge che sostiene essere stato uno dei figli del marchese Giuseppe Maria, il quale, essendo cavaliere gerosolimitano con l'obbligo del celibato, per sposarsi, nel 1766, avrebbe utilizzato i documenti di un certo Rouge. In realtà, questo Claudio Giuseppe non risulta in nessuna genealogia dei Ruggi di Salerno e la storiella è tanto inverosimile da non incantare nessuno, anche perché si scopre che Claudio Giuseppe era nato a Cluses, in Savoia, nel 1729, da Nicola Rouge e Maria Pelux. Il Bilotti si industria a trovare un Nicola Ruggi nato a Salerno che potrebbe essere emigrato in Francia ed essere stato il capostipite dei Rouge. La scelta cade su Nicola, figlio di Antonio Ruggi e di Girolama dell'Alberi, che scomparirebbe da Salerno lasciando interrotto il filo genealogico. La tesi è presentata alla Consulta Araldica delle Province Napoletane, che il 4 maggio 1900 la rigetta per due ordini di motivi: primo, la Consulta si dichiara incompetente, essendo il riconoscimento del cognome materia di competenza dei tribunali Civili; secondo, in ogni caso, non è stata presentata documentazione atta a dimostrare quanto preteso. La stessa tesi, corredata da albero genealogico, è presentata al tribunale Civile di Santa Maria Capua Vetere, che, invece, l'accoglie il 23 febbraio 1912, autorizzando gli ex Rouge a chiamarsi Ruggi d'Aragona.

In realtà, l'albero genealogico elaborato dal Bilotti era un falso, poiché Nicola Ruggi, figlio di Antonio e di Girolama dell'Alberi, non fu emigrante e non sposò Maria Pelux, ma Vittoria Miola e fu padre di un altro Antonio, a sua volta padre di Vincenzo, che sposò una dama della famiglia Capano, di un altro Nicola, che fu sacerdote e di Vito, che fu religioso cassinese. Da notarsi, inoltre, che fra la data di nascita di Antonio (17 gennaio 1639) e quella del presunto nipote Claudio Giuseppe (1729) passano novanta anni, troppi per la nascita di due sole generazioni. Ma al di là di tanto, anche se la genealogia dei Rouge fosse stata corretta, ad essi non sarebbe spettato il predicato d'Aragona, poiché, come i possessori del palazzo di via Tasso, non discendevano da Gabriele, beneficiato da Federico d'Aragona, ma dal fratello Benedetto, attraverso Matteo Angelo (quello che nel 1535 ospitò Carlo V), Gabriele (che sposò Brigida Coppola) e Vincenzo (che sposò Giulia Girardo e Isabella Siscara). Attualmente, alcuni Ruggi d'Aragona si pretendono marchesi, ma non lo sono, poiché come il predicato d'Aragona si estinse già nel Cinquecento per mancanza di discendenti da Gabriele, il titolo di marchese si estinse con la morte di Giovanni Maria per mancanza di suoi discendenti.

(Per la vicenda Rouge-Ruggi si veda Giuseppe Cirillo, La "fabbrica" delle genealogie. I Ruggi d'Aragona tra mercati degli onori e generi nobiliari del Regno di Napoli, in Rassegna Storica Salernitana, 64, dicembre 2015).