Il cinquecento

I colori del cinquecento (1)
Nel XV secolo e agli inizi del XVI le buone lacche rosse erano costose, poiché la loro fabbricazione era ancora una novità e richiedeva abilità particolari; quindi non era insolito che questi colori fossero specificati nei contratti.
Che le lacche rosse avessero spodestato il vermiglione come rosso principesco è evidente dalla pratica comune dell'arte nord-europea di usare quest'ultimo come semplice base per poi passarvi sopra un sottile strato di lacca.
I colori del cinquecento (2)
I committenti non si curavano granché dei gialli, dei verdi o dei neri, che erano tutti relativamente economici. E così gli artisti tendevano ad usare il giallo di piombo/stagno invece del più attraente ma costoso orpimento.
Lucas Cranach il vecchio (1472-1533) è l'unico artista tedesco di quest'epoca noto epr aver usato quest'ultimo, forse perché proprietario di una farmacia aveva facile accesso ai materiali anche più rari.
L'indicazione del declino dell'arte opulenta a favore di un'arte più realista è la diminuzione dell'uso dell'oro; infatti la doratura è chiaramente non naturalistica sia per gli sfondi sia tra i pigmenti.
Concilio di Trento
Nel cinquecento il connubio tra arte e religione è ancora molto stretto.
All'apertura dei lavori del concilio di Trento (1545) fu decretato che l'arte religiosa dovesse raffigurare le cose in modo inequivocabile: tutti gli angeli dovevono avere le ali, tutti i santi le aureole; se la loro identità non è esplicita, devono avere etichette, a dispetto di qualunque esigenza di realismo o di estetica.
I colori devono per quanto è possibile essere brillanti per suscitare emmediatamente le necessarie emozioni; la nudità era malvista, anche nei casi in cui sembrava avesse una giustificazione biblica.
Le figure nude del giudizio universale di Michelangelo che adornano la Cappella Sistina furono molto discusse e papa Paolo IV ordinò che si dipingessero dei panneggi sui lombi esposti (altri furno aggiunti per ordine di papa Pio IV).
Vittore Carpaccio (1460-1526)
Pittore veneziano di cui non si conosce erattamente la formazione culturale, ma la cui arte si collega direttamente a tutta l'arte nord-europea.
Nella presentazione di Gesù al tempio (circa 1510) si è preso in esame un campione della veste giallo bruna dell'angelo musicante di sinistra e si sono ritrovati i seguenti strati: 1) preparazione di base di gesso e colla; 2) strato di biacca; 3) pigmenti di colore a base di orpimento e (poco) realgar; 4) ridipintura (vernice molto imbrunita).
Giorgio Zorzi “il Giorgione”(1478-1510)
La pala di castelfranco Veneto, amciapente studiata, rappresenta un’opera indicativa della tecnica pittorica del Giorgione.
Il substrato è di gesso e calcite.
Su tratta di una tempera con ampie zone di sovrapposizione soprattutto nella zone di rifinitura dei particolari. Non esiste abbozzo di disegno e tutto è costruito secondo poche linee guida di contorno dei personaggi incise con uno stilo.
pigmenti usati dal Giorgione
Sempre facendo riferimento alla pala di Castelfranco Veneto: la biacca è usata in tutto il dipinto; il nero carbone proviene dalla combustione di vegetali; ocra rosso usato nell’armatura del santo guerriero; cinabro mescolato a minio e nero carbone; minio usato per esempio nel fondo rosso dello stemma; ocra gialla usata nelle sfumature del paesaggio; giallo di piombo/stagno usato nel paesaggio ed insieme al verderame per il colore della veste della Vergine; orpimento usato nei toni grigio bruni del paesaggio; sempre il rame è alla base di tutti i verdi usati; lapislazzuli nella decorazione damasco che orna il trono; bruni sono resi con ocra bruciata con biacca e nero carbone.
L’analisi della sezione in corrispondenza della veste rossa della vergine ha rivelato una imprimitura di biacca su cui è stato applicato uno smalto a base di lacca rossa (che fa apparire chiaro il manto ad un’analisi all’IR).
Hans Holbein “il Giovane” (1497-1543)
Il blu del fondo è costituito da tre strati di pittura di cui: il 1° è uno spesso strato di azzurrite in olio; il 2° è uno spesso strato di pittura grigio-verde che al microscopio rivela la presenza di cristalli di azzurrite; e 3° uno spesso strato di pittura blu costituito da azzurrite, blu di Prussia e bianco di piombo in un veicolo oleo-resinoso.
Lorenzo Lotto (1480-1546)
Risulta la presenza in alcuni punti della veste di S. Lucia (manto rosso della santa e veste giallo arancio del frate) del realgar, sebbene non si parli di questo colore nel suo “libro dei conti dove sono menzionati invece la terra rossa di Venezia (ossidi di ferro), il cinabro e la lacca di kermes.
Tiziano Vecellio (ca. 1490-1576)
Al contrario di altri l’autore mescolava numerosi pigmenti per ottenere i colori desiderati; così per esempio il celebre rosso Tiziano era preparato con terra di Siena bruciata, ocra rossa e ocra gialle impastate assieme, a volte con l’aggiunta di un po’ di nero o di vermiglione.
pigmenti usati dal Tiziano
Oltre ai precedenti questo quadro comprende quasi ogni pigmento noto agli inizi del XVI secolo: il velo di Arianna è in vermiglione (molto coprente) sovrapposto al blu della veste. La veste di arancio del suonatore di cembalo è vivida a causa del realgar. Il mare è reso con azzurrite, si noti la differenza con il blu oltremare della veste (presente anche nel cielo, nelle colline in lontananza e perfino nelle ombreggiature di alcuni toni carnicini).
Paolo Caliari “il Veronese” (1528-1588)
Erede ideale di Tiziano, usò senza alcuna esitazione tutti i colori che la città di Venezia aveva da offrire: oltremare, azzurrite, smaltino, indaco, lacca di cocciniglia, vermiglione, minio, giallo di piombo/stagno, orpimento, realgar, resinato di rame. Si distinse per l’uso di un verde brillante ottenuto mescolando tre pigmenti applicati su due strati.
Nel quadro a fianco si è identificato il blu di smalto nel blu-grigio scolorito del cielo.
Bibliografia
Autori Vari "La fabbrica dei colori" Il Bagatto
R.J. Clark articoli pubblicati tra il 1995-2001
Philip Ball "Colore una biografia" Rizzoli 2001
Bodo W. Jaxtheimer "Impara l'arte" Rizzoli 1962
Journal of cultural Heritage Vol. 3 (2001) e Vol. 4 (2002)
Carlo Linzi "Tecnica della pittura e dei colori" Hoepli 1930
Gino Piva "Manuale pratico di Tecnica pittorica" Hoepli 1991