B.S.E. LA STORIA INFINITA

L’allarme scoppiato in Europa intorno alla B.S.E. ha avviato ormai da diverso tempo numerose discussioni, rivelando innanzi tutto la mancanza di precisi punti di riferimento intorno a questo delicato argomento. Vediamo quindi di presentare la malattia per ciò che oggi è realmente noto.
L’encefalopatia spongiforme bovina, ormai comunemente nota come B.S.E. (anche se in italiano si dovrebbe indicare con la sigla E.S.B.) è una malattia il cui nome riassume molto chiaramente le sue principali caratteristiche: 1) colpisce il cervello;
2) si manifesta all’osservazione microscopica con aree bianche a livello del tessuto cerebrale, che appunto nell’aspetto diventa simile ad una spugna (vedi immagine);
3) colpisce i bovini.
Attualmente si sta osservando nell’uomo l’incremento del numero di casi di una malattia, di natura e con sintomi simili a quelli della B.S.E., chiamata dai nomi dei suoi scopritori «variante di Creutzfeldt-Jacob». E’ dunque da associarsi alla malattia dei bovini?
Il primo caso accertato di B.S.E. su bovini, è stato segnalato nel 1986 in Gran Bretagna. Da qui la malattia si è poi diffusa nei paesi vicini, con il contemporaneo aumento nell’uomo dei casi della «variante di Creutzfeldt-Jacob», in persone -cosa insolita - giovani. La concomitanza dei fatti, comunque, non necessariamente collega in maniera diretta le due malattie.
Occorre inoltre rilevare che i dati circa l’esatto numero di persone colpite dalla encefalopatia, variano considerevolmente a seconda delle “opinioni” del gruppo di ricerca coinvolto. Come in molte altre affezioni, infatti, i sintomi non sono così specifici da permetterne l’identificazione senza esami più accurati. Che dunque i diversi gruppi di ricerca non siano d’accordo neppure sul numero dei malati, da adito a molti dubbi e ben poche certezze. Innanzi tutto, come si trasmette la malattia? E’ infettiva? E in caso affermativo, qual è il mezzo di propagazione?
Qual è la causa della malattia?
In proposito sono state formulate le più svariate le ipotesi: un virus, la somministrazione di ormoni, le sostanze chimiche quali gli organo-fosfati, una malattia del sistema autoimmunitario, ecc.
Attualmente la più attendibile è che alla base di tutto ci sia una proteina modificata, o prione, che riesce a trasmettere la propria modificazione ad altre proteine (processo che la rende “maligna”). Non potendo essere degradata dalle cellule nervose, essa si accumula all’interno del tessuto cerebrale e del midollo (elemento comune con la malattia di Alzhaimer). Trattamenti con l’utilizzo di forti acidi, assimilabili a quanto avviene nello stomaco in fase digestiva, non sono sufficienti a distruggere questa proteina. Al momento ciò rende l’ipotesi che la trasmissione avvenga per via alimentare come la più plausibile. Ma chi trasmette o genera questa proteina maligna?
Sembra accertato che la causa scatenante della malattia nei bovini, sia l’utilizzo di un additivo nei mangimi loro somministrati. Che si tratti delle farine animali (ricerche condotte nel 1988), degli ormoni della crescita (ricerche condotte sempre negli anni ‘80) o di altre sostanze non naturali, l’additivo è una sostanza utilizzata per accelerare la crescita dell’animale, al fine di ribassare il costo di produzione della carne.
Rimane da capire se la malattia è trasmissibile all’uomo e, in caso positivo, con quali derivati dell’animale. In assenza di notizie sicure, ovviamente tutti i tagli dell’animale ricchi di tessuti nervosi sono sconsigliati ed ora proibiti per legge.
Il latte non risulta trasporti la proteina maligna e così si può utilizzare con una certa sicurezza.

Bibliografia
Stanley B. Prusiner “Le malattie da Prioni” Le Scienze marzo 1995
Alan Ebringeri "BSE and molecular biology: can BSE be considered as an autoimmune disease?" Sheffield, Conferenza del 14 ottobre 1999
Corriere della Sera del 30 gennaio 2001