E’ sembrato utile
dedicare una pagina alle poesie scritte prima, durante e dopo la Repubblica
Sociale Italiana perché queste poesie di contenuto politico, dati i tempi,
anche se talvolta un po’ retoriche, sono impregnate di sentimenti forti e
riescono a far comprendere, meglio di lunghe descrizioni, il clima di quegli
anni. Introdurremo, fra le poesie, anche i testi di alcune canzoni che meritano
di essere considerate significative poesie.
Anche le CARTOLINE diffuse durante la R.S.I. meritano di essere ricordate.
Sezioni:
1)
Poesie scritte prima o durante la R.S.I.
2)
Poesie scritte dopo la fine della R.S.I.
1) Poesie scritte prima o durante la R.S.I.
1) Quarto d’ora
di poesia della X^ MAS (F.T.Marinetti)
3) L’inno della
Divisione “San Marco”
6) Canzone del
Battaglione “Fulmine”
7) Preghiera
del Guastatore Alpino
9) Inno dei
Paracadutisti repubblicani
10)
Canzone della guardia giovanile legionaria
11) Canzone
della scuola di Fontanellato
12) Canzone della
scuola di Modena
13) Inno della
Legione Scaligera
15)
Preghiera delle Brigate Nere
16) Canzone
delle Brigate Nere
QUARTO D’ORA DI POESIA DELLA X^ MAS
Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi
benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani lambicchi di
ventosi pessimismi
Guasto al motore fermarsi fra
Italiani ma voi ventenni siete gli ormai famosi renitenti alla leva dell’Ideale
e tengo a dirvi che spesso si tentò assolvervi accusando l’opprimente
pedantismo di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi meschinerie e
passatismi torturatori con cui impantanarono il ritmo bollente adamantino del
vostro volontariato sorgivo a mezzo il campo di battaglia
Non vi grido arrivederci in
Paradiso che lassù vi toccherebbe ubbidire all’infinito amore purissimo di Dio
mentre voi ora smaniate dal desiderio di comandare un esercito di ragionamenti
e perciò avanti autocarri
Urbanisti officine banche e campi
arati andate a scuola da questi solenni professori di sociologia formiche
termiti api castori
Io non ho nulla da insegnarvi
mondo come sono di ogni quotidianismo e faro di una aeropoesia fuori tempo
spazio
I cimiteri dei grandi Italiani
slacciano i loro muretti agresti nella viltà dello scirocco e danno iraconde
scintille crepitano impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno
esplodono morti unghiuti dunque autocarri avanti
Voi frenatori del passo calcolato
voi becchini cocciuti nello sforzo di seppellire primavere entusiaste di gloria
ditemi siete soddisfatti d’aver potuto cacciare in fondo fondo al vostro
letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che non muore
Autocarri avanti e tu non
distrarti raggomitola il tuo corpo ardito a brandelli che la rapidità crudele
vuol sbalestrarti in cielo prima del tempo
Scoppia un cimitero di grandi
Italiani e chiama Fermatevi fermatevi volantisti italiani avete bisogno di
tritolo ve lo regaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal
midollo dello scheletro
E sia quel che sia la parola ossa
si sposi colla parola possa con la rima vetusta frusti le froge dell’Avvenire
accese dai biondeggianti fieni di un primato
Ci siamo finalmente e si scende in
terra quasi santa
Beatitudine scabrosa di colline
inferocite sparano
Vibra a lunghe corde tese che i
proiettili strimpellano la voluttuosa prima linea di combattimento ed è una
tuonante cattedrale coricata a implorare Gesù con schianti di petti lacerati
Saremo siamo le inginocchiate
mitragliatrici a canne palpitanti di preghiere
Bacio ribaciare le armi chiodate
di mille mille mille cuori tutti traforati dal veemente oblio eterno
(Filippo Tommaso Marinetti)
Questi versi furono scritti da
Marinetti sul letto di morte a Como, dove si spense il 2 dicembre 1944. Come è
noto Marinetti fu fondatore e massimo esponente del Futurismo. Fu lui che, nel
1909, redasse il Manifesto Futurista
Quando pareva vinta
Roma antica
Sorse dal mar la Decima legione
Vinse sul campo il barbaro nemico
Roma riebbe pace con onore
Quando l’ignobil otto di settembre
Abbandonò
la Patria al traditore
Sorse
dal mar la Decima Flottiglia
Che
prese l’armi al grido: “Per l’Onore!”
Decima
Flottiglia nostra
Che
beffasti l’Inghilterra
Vittoriosa
ad Alessandria
Malta,
Suda e Gibilterra
Vittoriosa
già sul mare
Oggi
pure sulla terra
Vincerai
!
Navi d’Italia che ci foste tolte
Non in battaglia ma col tradimento
Nostri fratelli prigionieri o morti
Noi vi facciamo questo giuramento:
noi
vi giuriamo che ritorneremo
là
dove Iddio volle il tricolore
noi
vi giuriamo che combatteremo
fin
quando avremo pace con onore !
Decima
Flottiglia nostra
………………………
INNO DELLA DIVISIONE “SAN MARCO”
Popol
d’Italia avanti avanti
Bagna
nel mar le tue bandiere
Gente
di mille primavere
L’ora
dei forti già suonò
Stretto
un patto con la morte
Chiusa
in pugno la nostra sorte
Sui
leoni l’abbiam giurato
Vogliam
vincere o morir
Si
vincerà !
San
Marco ! San Marco !
Cosa
importa se si muore
Chiaro
il grido del valore
Con
i fanti eterno sta
Arma
la prora marinaio
Vesti
la giubba di battaglia
Per
la salvezza dell’Italia
Forse
doman si morirà
Come
a Pola, così a Premuda
Pugneremo
a spada nuda
Ed
a Nizza sul Mare Nostro
Nuova
gloria splenderà
Risplenderà
San
Marco ! San Marco !
………………………..
Quando da Spezia partimmo un
mattino,
e per il fronte prendemmo il
cammino,
oh, quanta gente ci salutava
oh, quanta gente che non ci andava
!…
E gira, gira l’elica in fondo al
mar
Questa è la vita a terra, la vita
in buca del marinar…
E
giunti a Roma, la capitale
Noi
fummo accolti, invero, un po’ male…
Chè
per le strade si udiva dire:
“ Chi sono questi pazzi che vanno a morire ?…”
A Sermoneta c’è un vecchio
castello
Della Contrada è certo il più
bello…
Quante granate scoppiavan nel
piano,
noi le provammo un dì non lontano
!…
E
tra Cisterna ed il lago Fogliano
C’è
un marinaio col mitra in mano,
scarpe
nel fango, capelli alla luna
pensa
alla mamma, sogna la bruna !…
O Barbarigo lo sai tu perchè
Sì tante mamme hanno pianto per te
?…
Perché si voleva che il suolo
romano
Fosse bagnato di sangue italiano…
Il Lupo va dove si lotterà
Il Lupo va dove si vincerà
Noi
siamo gli arditi del Battaglione “Lupo”
Il
nostro bel sangue a te Duce s’immola
Il
nome d’Italia la bocca fa gioir
Vogliamo
per la Patria o vincere o morir
Maggiore De Martino – Guidaci tu
all’assalto
Terremo sempre in alto il nostro
Tricolor
“Iterum Rudit Leo” è il nostro
lieto motto
serriamoci più sotto, salviamo il
nostro onor
Guardateci
il verde noi siamo la speranza
Vedete
qui il rosso è il sangue dei fratelli
Che
gridan vendetta dal bel profondo mar
Noi
siamo fanteria noi siamo marinar
Maggiore De Martino – Guidaci tu
all’assalto
Ecc……………….
CANZONE DEL BATTAGLIONE “FULMINE”
Santa Gorizia le campane scioglie
E suona a gloria a darci il suo
saluto
Le donne ci sorridon dalle soglie
Come chi trova un dolce amor
perduto.
Ma i migliori di noi non son
tornati
Li abbiam sepolti in una fredda
sera
Sotto Tarnova, e dormono placati
Nel sogno, avvolti nella lor
Bandiera.
FULMINE
! Scatto, travolgo e vinco…
E’
la trua impresa !
Sotto
la morte con la rosa in bocca
Chi
può fermare l’anima protesa
Verso
le stelle, quando l’ora scocca ?
FULMINE
! Guizza di fiamma il Tuo fulgente nome
Sacro
al fuoco ora ciel vendicatore.
Femmina
è la Vittoria e, per le chiome,
piegala
a forza al bacio del Tuo amore.
La spada abbiam raccolto sulla
piana
Di Tripoli, la spada di buon
taglio
Che impugnò vittorioso, a Bu
Meliana
Umberto Cagni. E in piedi è
l’Ammiraglio
E ci addita la via: “ Garibaldini
Del mare, avanti, avanti ! Vincerà
chi crede !”
E dietro l’orma sua cade Piombini
Gittando un fior di sangue alla
sua Fede
FULMINE
! Scatto, travolgo e vinco…
Ove sei marinaio che l’orrore
Di una resa infamante tu deridi
E respingi la vita oltre l’Onore
Gridando “ITALIA, DECIMA” e
t’uccidi ?
La vita è senza peso. Pura, eccelsa
La patria è fiamma al nostro
invitto Amore
Vale solo la spada, se con l’elsa
La mano chiusa sa impugnare il
cuore.
FULMINE
! Scatto, travolgo e vinco…
PREGHIERA DEL
GUASTATORE ALPINO
Muti dinanzi all’infinito Amore
Che stese sopra la montagna il
cielo
Signore Iddio, noi ti preghiamo in
armi
Noi guastatori alpini.
Da’
la tua forza agli ordigni bruniti
Che
lanciano le fiamme, fai risplendere
Sul
fronte devastato la vittoria
Simile
alla tua folgore.
Infondi alle nostre penne nere
L’ansia di un volo lungo oltre
ogni meta
Che se smarrisce la via del
ritorno
Troverà pace nel cielo.
Proteggi
– Dio – le nostre dolci case
Così
lontane, i nostri focolari
Dove
la mamma veglia, attende e prega
Per
il nostro ritorno.
Serbaci alla dolcezza dell’amore
Che fu giurato, e segue, ombra
fedele
I nostri passi sulle dure vie
Dove facciamo la guerra.
Veglia
il riposo dei fratelli morti
Travolti dalla raffica nemica
E
dalla tua valanga ch’è più forte
D’ogni
forza umana.
Per la serenità casta dei campi
Per la gioia serena del lavoro
Per la preghiera che nel vespro
sale
Dai campanili lontani.
Dona
vittoria all’armi dell’Italia
Ora
e sempre, Signore, amen.
Ten. Medico Giulio Truci
Guastatore Alpino del
Btg. “Valanga”
Siam pronti al nuovo cimento
D’Italia l’onore salverem
Siam tutti aquilotti risorti
Del Gruppo che onor si farà.
Si vive una volta soltanto
E un’altra morir si dovrà.
Ma ognuno volando contento
Di gloria coprirsi saprà
Su,
su, tutti voliam
Al
nostro Onore teniam.
Su,
su, alti nei ciel
Ove
vittorie avrem.
Bella
è la vita lottando ogni dì.
Gridan
vendetta gli eroi.
Dicon
chimere, ma noi non badiam,
viva
l’Italia gridiam.
Nel cielo se noi lotteremo
L’onta lavar si potrà
L’Aquila ancor non è morta
Pugnar noi la rivedrem.
Siam noi aviatori fedeli
Venuti da cento città:
La vita darem con la morte
Ma sempre l’Italia vivrà.
INNO
DEI PARACADUTISTI REPUBBLICANI
Da la vertigine dell’infinito
Piomba l’arcangelo di sol vestito,
Col gladio romano e la morte
Ch’egli ha preso a sua consorte.
Cielo, terra e mar
Tremano al suo passar!
Trema o nemico del Tricolor
Un arcangelo non muor.
Paracadutisti
dell’aria Arditi
Di terra gli arditissimi
Il Duce ci chiamò
Né s’ingannò. No, no!
Soli
Nell’infinito, con la morte
A tu per tu
La vita val di più.
Di morir ce ne freghiam
Perché sappiam
Che l’Italia vincerà
E per noi grande e bella
Un dì sarà.
Forti e intrepidi l’ala e il
motore
D’acciaio i muscoli,
ma questo cuore
mi pulsa nel petto più forte
col sorriso della morte!
Se non c’è pugnal, fegato!
Poco mal
Pugno ed artigli, denti userò
E vittoria canterò!
Paracadutisti
dell’aria Arditi…..
………………………………
Lontano vigile, o mamma, spera
Il figlio d’aquila tornerà a sera
Recando a Te un bacio e una stella
In diadema alla sua bella.
O se non tornerà
Fulgido scoccherà
Vinta la Morte, con folle vol
Come freccia verso il sol.
Paracadutisti
dell’aria Arditi…..
………………………………
CANZONE DELLA GUARDIA GIOVANILE LEGIONARIA
A
voi ragazze belle della via
Che avete il volto della primavera
A voi che siete tutta poesia
E sorridete alla Camicia Nera
Per voi noi canteremo le canzoni
Dei nostri vittoriosi battaglioni
All’erta
imboscati
Che
gli “M” son tornati
E
voi
Sarete
bastonati
Da
noi
Partimmo dalla Roma madre antica
Per continuar la marcia redentrice
Andammo nella Russia bolscevica
Vi andammo con la fede innovatrice
Ci precedette un’epica legione
Ci accolse il rombo cupo del
cannone
All’erta
imboscati
………………..
Poi venne un dì nell’algido
squallore
In riva al grande fiume del
cosacco
In cui rifulse indomito il valore
Che invermigliò la lotta
nell’attacco.
La nostra “M” ormai dal tempo
stinta
Dal sangue degli eroi venne
ritinta.
All’erta
imboscati
………………
CANZONE DELLA SCUOLA DI FONTANELLATO
E’ partita una tradotta
Tutta pieno di diciottenni
Visi giovani cuori spaccati
Dalle granate e dall’allegria.
Hanno preso la via del fronte
Questi giovani Legionari
Col prurito nelle mani
E l’amore nei tascapani.
L’han chiamato il battaglione
Dei “figlioli di mamma mia”
Fa una pernacchia e…tira via
…perché c’è sempre qualche
coglione…
Mamma
mia ma col moschetto
Un
bacio in fronte, te l’ho detto
Salutando
alla stazione,
sarà
quello della mitraglia.
Mamma
mia ma col pugnale
Che
la guerra non è finita
Ricomincia
la partita.
A
diciottanni si va si va.
I diciottanni li consumiamo
Tra le gavette e le scarpinate
Poi verrà l’ora che batte il cuore
Quell’ora santa delle sassate.
O Battaglioni di primavera
Dove si ferma non lo sappiam
Per ora andiamo verso i confini
Battaglione di Mussolini.
CANZONE
DELLA SCUOLA DI MODENA
Fummo in pochi
Fummo i primi
Che pensarono all’Onore
Legionario con valore
Il tuo popolo redimi.
Cosa importa se siam pochi
Noi con fede lotteremo.
I migliori son morti.
Per l’Italia combatterem.
Per l’Italia combatterem.
Italia,
Patria mia,
torna
al popolo Mameli.
Sei
bella,
tu
sei santa,
ti
daremo Libertà.
618° Comando
Provinciale GNR Verona
QUARANTESIMA LEGION !
SCALIGERA NOI SIAM !
QUARANTESIMA LEGION !
A CHI L’ITALIA ?
A NOI ! A NOI !
Sopra l’Alpe immacolata
Una scolta scheletrita
Per color ch’erano in vita
Suonò l’ultima adunata !
All’appello rispondemmo;
pace ai morti ! Il Fascio giura
che dal Baldo alla pianura
la riscossa accenderà.
Alalà
! Camicia Nera !
Tu
non temi la mitraglia
Dove
giunge la tua schiera
Là
si vince una battaglia !
Quando
passa la mia Fiamma
Giovinezza
getta un fiore,
ma
se è l’Aquila di Roma
dalle
un bacio ed il tuo cuore !
Sul Benaco incantatore
nelle valli verdeggianti
tutti i forti furon Fanti
pien di fede e pien d’ardore !
Noi provammo offese e oltraggi,
noi cademmo in mille agguati
ma restammo ognor soldati
difendemmo il Tricolore !
Alalà
! Camicia Nera !
Partivamo
mentre Mamma
risoffriva
antiche pene;
tutto
fuoco eran le venerdì
ed il cor tutta una fiamma !
Chi restò lungo il cammino
con la fronte verso il cielo,
non di lacrime ebbe un velo,
ma d’assalto una canzon !
Alalà
! Camicia Nera !
Fate largo a chi rinnova
del passato gli ardimenti,
chi infiammò le nostre genti
per formar l’Italia Nova !
Fate largo a chi di Roma
rinnovò l’antica gloria,
chi difese la vittoria
e d’Italia l’avvenir !
Alalà
! Camicia Nera !
(parole del Colonnello Giovanni Eliseo, musica del Maestro Orna.
Scritto nel 1923, rimase Inno ufficiale sino al 1945)
Risuona la campana della Storia
L’Italia chiama i figli del Valor
La Guardia è già schierata per la
gloria
Con noi si torna a vincere o si
muor.
I morti ci precedono frementi,
ci insegnano la strada dell’Onor.
Legionari
del “Pontida”
Primo
battaglion d’assalto
Tutta
forza e tutta vita
Combattiamo
con ardor
Per
l’Italia e per il Duce
Contro
il barbaro invasor
Sotto
i segni del Littorio
Conquisteremo
Vittoria e Onor
O Quarta Compagnia la più bella
sei tu
Di tutto il “Pontida” la miglior
gioventù.
Qualcuno arriccia il naso
Vorrebbe biasimar
Ma non ci si fa caso
Si tira a camminar.
E con in testa il nostro
Comandante
Lo seguiremo lungo il suo cammin,
fra la mitraglia e il rombo
fulminante
siamo soldati noi di Mussolin.
A
noi la morte non ci fa paura
Ci
si fidanza e ci si fa l’amor !
Se
poi ci avvince e ci porta al cimitero
Si
accende un cero e non se ne parla più
Vogliam morire, morire crocifissi,
per riscattare un’ora di viltà,
se questa vita dura un sol minuto,
avrem vissuto per l’Eternità.
Un giorno passando per Biella
Incontrai un bel plotone
Era il Secondo “Malvagio”
Cantava la sua canzon.
All’armi, all’armi “Malvagio”
In alto i cuori !
Lasciatevi
baciare o bambine,
lasciateci
rubare le galline,
lasciateci
poi fare le canaglie,
che
nell’assalto poi nessun si squaglierà !
Torna chi torna
Resta chi resta
Per noi l’assalto
È sempre una festa
E se qualcuno resterà lassù
Avranno gli altri del buon vino in
più.
All’armi,
all’armi “Malvagio”
In alto
i cuori !
Fa, o Signore, che le Insegne
dell’Impero di Roma
Siano sempre Insegne Tue.
Fa che il simbolo dei Fasci
Littori
Al cospetto dei quali Tu fosti
Condannato a morte
ignominiosamente
Divenga il simbolo della Tua
glorificazione.
Fa che la Tua Croce sia il nostro
scudo
E l’arma nostra sia Essa,
sui nostri petti e sui nostri
cuori,
arma invincibile di fede,
nostra speranza, strumento di
carità.
Fa o Gesù di noi Squadristi, che
Come per Tua volontà fummo i primi
A combattere ed a vincere
Gli errori del comunismo satanico
Ed il veleno massonico,
coscienti strumenti Tuoi nelle
lotte
per il Tuo trionfo, nell’Italia e
nel Mondo,
per il trionfo di Roma cristiana e
cattolica,
affinché tutta l’umanità divenga
una sola famiglia
nella Tua chiesa sotto
il solo potere di Pietro.
Moltiplica il numero di questi
Tuoi servi
E falli Tuoi fedelissimi.
Infondi granitica fede, entusiasmo
indomito,
preparaci ad affrontare anche il
martirio per Te,
per renderci degni della Tua
corona e del
Premio Eterno.
Dà a noi forza, vita e mezzi per
soccorrere il povero,
sollevare gli oppressi e
liberare la terra dai Tuoi nemici.
Proteggi il Duce e benedici
l’opera sua.
Venga tra noi il Tuo Regno, o
Signore,
e liberaci dal male.
Amen
Le donne non ci vogliono più bene
Perché portiamo la camicia nera
Hanno detto che siamo da galera
Hanno detto che siamo da catene…
L’amore
coi fascisti non conviene
Meglio
un vigliacco che non ha bandiera
Uno che
serberà la pelle intera
Uno che
non ha sangue nelle vene
Ce ne freghiamo ! La Signora Morte
Fa la civetta in mezzo alla
battaglia
Si fa baciare solo dai soldati.
Forza ragazzi, facciamole la corte
Diamole un bacio sotto la
mitraglia
Lasciamo le altre donne agli
imboscati !
A noi !
2) Poesie scritte dopo la fine della R.S.I.
1) Sulla tomba del Duce (autore sconosciuto)
2) Non ho tradito (Cap.Bonola)
3) “…uno schianto, non una lagna…” (Ezra Pound)
4) Raccolta “Canti della passione”
5) Raccolta “VIVA L’ITALIA” di Mario Castellacci
La madre d’ un eroe con mani stanche
M’ha consegnato dopo il suo lavoro
Tre rose rosse con tre rose bianche
Circondate dal verde dell’alloro
“Queste sei rose, figlio, a tarda sera
Sulla tomba del duce deporrai
Sono i colori della sua bandiera
Che sventolò radiosa come mai “
Ed io a Milano, o Duce, son venuto
E ti ho portato insieme al tricolore
Di tutta la tua gente il suo saluto
E una stilla di sangue del mio cuore
Ora in ginocchio bacio questa terra
Che ricopre il tuo corpo seviziato
Io come te son figlio della guerra
Amo la Patria come nulla ho amato.
Benito Mussolini sei con noi
Anche se giaci in fondo ad una fossa
L’Italia tua, l’Italia degli eroi
Già si ridesta e aleggia la riscossa
E prepariamo i nostri gagliardetti
Per innalzarli al sole dell’aurora
Pronti tutti ad aprire i nostri petti
Perché l’Italia viva, viva ancora.
O Madre Patria tinta di vermiglio
Nel vivo di tue carni lacerate
Piangi in silenzio il tuo più grande figlio
E veglia la sua tomba desolata.
Ricorda le tue mille e più legioni
Marcianti verso il sole in fitte schiere
Si cantavano tutte le canzoni
Sventolavan di gloria le bandiere
Di gloria eri ammantata Italia mia
Stimata, rispettata, fiera e forte…
Oggi c’è disonore e c’è follia
E il Duce dorme il sonno della morte.
Benito Mussolini, i figli tuoi
Vogliono darti la vendetta in dono
Parla, comanda, dicci cosa vuoi
Chiedici tutto fuori che il perdono.
Il braccio è forte e tanta l’amarezza
Di questa gente tua che non si doma
E al canto della nostra Giovinezza
Tu marcerai di nuovo verso Roma
Avvolto nella pura tua bandiera
Sul Campidoglio, Duce, giungerai
Fiero, solenne, in camicia nera
Ed ivi eternamente rimarrai.
(autore ignoto)
La poesia “Sulla tomba del Duce” comparve, nell’immediato dopoguerra, su un giornale clandestino ciclostilato.
Tremar dovesse la terra, sotto
Il tuo gagliardo passo d’ardito,
Tu vai sicuro, con il tuo motto
Non ho tradito !
Se l’ira cieca, se l’odio tetro,
al tuo passare ti segna a dito,
rispondi senza guardare indietro:
Non ho tradito !
Se l’ingiustizia, se la vendetta,
per la tua fede t’avran colpito,
la tua parola tu l’hai già detta:
Non ho tradito !
Se nel tuo sangue tu giacerai,
spirito invitto, corpo ferito,
più fieramente risponderai:
Non ho tradito !
E se la morte che t’è d’accanto
Ti vorrà in cielo, dall’infinito
S’udrà più forte, s’udrà più santo:
Non ho tradito !
(Capitano Bonola)
Gino Bonola, nato nel 1891 fu giovane ufficiale volontario di guerra nel primo conflitto mondiale. Fu due volte ferito ed ebbe diverse decorazioni fra cui una Medaglia d’Argento al valor militare. Raggiunse il grado di Capitano di complemento. Nella vita privata era un apprezzato avvocato civilista ma anche un appassionato di poesia (ha pubblicato sette volumi dal 1914 al 1965, anno della sua morte). Durante la R.S.I. si arruolò volontario presso la scuola di paracadutismo di Tradate tacendo i suoi trascorsi militari e fece tutto il corso da semplice paracadutista. Soltanto più tardi fu noto il suo passato e fu reintegrato nel grado di Capitano. Fu comandante della Compagnia Comando Reggimentale nel Rgt “Folgore” comandato dal Maggiore Sala e rimase tale fino all’ultimo operando ad Aosta e Saint Vincent. Fatto prigioniero fu rinchiuso a Coltano nel famigerato POW Camp 337 e scrisse questi versi durante la prigionia nell’estate 1945.
“…UNO SCHIANTO, NON UNA LAGNA…”
L’enorme tragedia del sogno sulle spalle curve del contadino
Manes! Manes fu conciato e impagliato
Così Ben e Claretta a Milano
per i calcagni a Milano
Che i vermi mangiassero il torello morto
DIGONOS, dyovos, ma il due volte crocifisso
dove lo troverai nella storia ?
ma ditelo al Possum: uno schianto, non una lagna
con uno schianto senza una lagna
Per costruire la città di Dioce che ha terrazze color delle stelle
(Ezra Pound)
con questi versi di Pound si apre il Canto LXXIV, primo dei Canti Pisani. Pound, per la sua adesione al Fascismo, era stato rinchiuso a Coltano e, per tre settimane, tenuto rinchiuso in una gabbia di ferro ove doveva giacere sul nudo cemento, esposto al sole e alla pioggia, illuminato di notte da lampade accecanti che gli impedivano il riposo. Al termine delle tre terribili settimane Pound si ammalò e fu trasferito sotto una tenda. Qui riuscì a scrivere i Canti Pisani, suo capolavoro. Successivamente fu portato in U.S.A. e qui dovette patire ben 12 anni di manicomio criminale, prima di poter tornare in Italia ove ha vissuto fino alla morte. Ma non parlò più. Oggi si riconosce la sua grandezza come poeta e anche, in un certo senso, come economista, per la sua lunga battaglia contro l’usura.