Religioni

Il 600 a.C.

Eraclito

Pitagora

Zaratustra

Confucio

Lao Tzu

Shakyamuni

 
 

Il 600 a.C.

  Il 600 a.C. è stato uno straordinario periodo in quanto vissero simultaneamente in luoghi differenti del pianeta almeno 6 personaggi che con le loro idee avrebbero incredibilmente influenzato il futuro di tutta l'umanità.


Eraclito Filosofo vissuto in Grecia e conosciuto per la sua visione dinamica della vita, in "perenne mutamento" ed in "eterno divenire"
Pitagora Matematico e filosofo vissuto in Grecia scopritore delle fondamentali relazioni fra corpi geometrici
Zaratustra Vissuto in Persia fu il fondatore dello zaratustrismo, religione seguita ai giorni d'oggi solamente in Iran da circa 10 milioni di seguaci
Confucio Vissuto in Cina mise le fondamenta dell'attuale cultura e del sistema educativo cinese
Lao-Tzu Vissuto in Cina, fondatore del taoismo, alla base di una importante corrente filosofica abbinata molto spesso ad arti marziali, di grande seguito in tutto l'oriente
Shakyamuni Vissuto in India, fondatore del buddismo. I suoi insegnamenti diedero origine a migliaia di scuole e sette


Eraclito

Filosofo vissuto in Grecia e conosciuto per la sua visione dinamica della vita, in "perenne mutamento" ed in "eterno divenire"

Eraclito nacque verso il 540 a.C. a Efeso, colonia ateniese della Ionia. Era di nobile famiglia e si dimostrò sprezzante nei confronti della democrazia e dei suoi concittadini; per questo motivo si ritirò a meditare sulle montagne. Della sua opera "Sulla natura", scritta in stile ermetico, tanto da fargli guadagnare l'appellativo di "oscuro", ci sono rimasti parecchi frammenti. La filosofia di Eraclito viene sintetizzata nell'espressione panta rhéi (tutto scorre) che esprime l'incessante mobilità del Tutto. La realtà è in continuo divenire, le cose solo in apparenza sono stabili e "nello stesso fiume non è possibile scendere due volte". L'esistenza del Tutto secondo Eraclito presuppone due condizioni:

1. ogni realtà esiste in forza dell'opposizione (armonia dei contrari)

2. le opposizioni che noi vediamo non sono irriducibilmente tali e possono essere pensate solo se a loro fondamento poniamo un comune sostrato (unità degli opposti)

I contrari sono quindi manifestazioni differenziate dell'unico identico fondamento di tutte le cose.

Eraclito giungeva a queste conclusioni mediante il logos che non possedeva un significato univoco. Esso indicava: - la "ragione" dell'uomo - la "legge universale" secondo cui si scandisce l'ordine del Tutto - il "discorso" nel quale viene presentata la dottrina dell'unità-opposizione di tutte le cose. L'arché era il fuoco poiché è vita (ogni vivente possiede calore) ma ha la forza di distruggere e, sebbene muti in continuazione, rimane sempre identico a se stesso. Dal fuoco si formano: la terra, l'acqua, l'aria e tutti i corpi che costituiscono il cosmo.


Pitagora

Flosofo e matematico greco, in gioventù fece viaggi in Egitto e Babilonia, dove venne a conoscenza della matematica e dell'astronomia degli egizi e babilonesi. Stabilitosi a Crotone nel 530, vi fondò una setta politico-religiosa e filosofica la cui influenza in breve tempo si estese alle altre città della Magna Grecia.

All'interno della sua setta si distinguevano due gruppi di seguaci, gli "acusmatici" o ascoltatori, ai quali era imposto il silenzio allo scopo di fissare bene nella memoria le parole del maestro, e i "mathematici", i quali dopo un periodo iniziale d'addestramento, avevano la facoltà di fare domande e di esprimere le proprie opinioni. Per Pitagora la filosofia è il fondamento di un modo di vivere indirizzato verso la salvezza dell'anima.

Al centro della filosofia sta l'uomo e il suo rapporto con altre forme di vita e con il cosmo. Il cosmo, concepito come universo ordinato, è una sostanza vivente, eterna e divina. Benchè gli uomini siano divisi e mortali, la loro parte essenziale, l'anima non è mortale: essa è un frammento dell'anima divina e universale, staccato da questa e imprigionata in un corpo mortale. Gli uomini devono vivere la propria vita purificando l'anima per giungere attraverso una serie di reincarnazioni alla ricongiunzione all'anima universale. Attraverso la conoscenza dell'universo l'uomo si avvicina alla sua natura originaria: studiando l'ordine dell'universo, esemplificato dall'incessante rotazione dei corpi celesti in cerchi perfetti, l'uomo riproduce tale ordine nella propria anima. In questo contesto cosmico Pitagora prescriveva lo studio della matematica: per lui i numeri hanno sempre avuto un significato mistico come chiave per penetrare il mistero dell'universo divino e per coglierne la struttura armonica. Il concetto d'Armonia significava per Pitagora qualsiasi struttura ben organizzata di parti combinate insieme in giusta proporzione. L'effetto che tale struttura proporzionata aveva nella musica colpì Pitagora come una rivelazione dell'intero sistema cosmico.

Egli scoprì che i rapporti numerici, che stavano alla base degli intervalli dai Greci chiamati consonanti e usati come fondamento della loro scala, implicavano soltanto i numeri da uno a quattro: ossia, 1:2 costituiva l'intervallo di ottava, 3:2, quello di quinta; 4:3, quello di quarta. Questi numeri sommati tra loro davano il numero dieci considerato dai pitagorici come un numero sacro simbololizzato da punti disposti in modo da formare una figura triangolare (tetractys). Dalla scoperta che i suoni riconosciuti come belli dipendevano da un ordine matematico inerente e obiettivo, Pitagora trasse la conclusione che il numero era la chiave per intendere l'ordine della natura nel suo complesso. Giunse così ad elaborare la concezione (cui fin dall'antichità sarà legata la sua fama più vulgata) secondo la quale le cose stesse erano fatte di 'numeri', considerati al tempo stesso come elementi unitari, come punti geometrici e come atomi fisici.

L'analisi pitagorica della struttura della realtà non si fermava, però, ai numeri: questi venivano a loro volta ricondotti ai due principi ultimi del limite e dell'illimitato, i quali venivano rispettivamente identificati con il bene e con il male. Si stabiliva così un parallelismo tra concetti morali e concetti fisici: tanti le astrazioni quanto i fenomeni fisici venivano identificati con numeri; la giustizia, per es., corrispondeva 4, il primo numero 'quadrato' (figura formata dalla disposizione spaziale di 4 punti), simbolizzante l'eguaglianza o la ricompensa. Dai principi del limite e dell'illimitato derivavano il dispari e il pari i quali generavano l'unità: dall'unità traevano origine i numeri, e dai numeri derivava il mondo. In termini generali il cosmo, inteso come universo ordinato era il risultato dell'imposizione del limite all'illimitato, così come l'imposizione di rapporti definiti alla gamma infinita dei suoni produceva l'armonia musicale. L'influenza del pensiero pitagorico sulla storia della filosofia e della religione operò prevalentemente attraverso la mediazione di Platone, il quale ne adottò le principali teorie come quella dell'immortalità dell'anima, quella della filosofia intesa quale conoscenza che avvicina e assimila l'uomo a Dio, e infine quella della struttura matematica del cosmo. La tarda antichità considerò Platone come una fonte di dottrine pitagoriche: di conseguenza la letteratura postplatonica non fà distinzione fra le idee riconducibili a Pitagora e quelle originali di Platone esposte nei Dialoghi. La corrente di pensiero che, sotto il nome di Neopitagorismo, si sviluppò a partire dal sec. secondo a.C., è un'amalgama in cui le originarie concezioni pitagoriche si mescolano alle dottrine filosofiche, scientifiche e religiose di Platone, dei peripatetici e degli storici.

Un'eterogena quantità di materiale composito venne attribuita a Pitagora, in diversi circoli venerato come il rivelatore di verità religiose esoteriche. A lui si attribuisce la divisione di un segmento in due parti tali che la parte maggiore sia medio proporzionale tra l'intero segmento e la parte minore. Fu la costruzione del pentagono stellato che portò i pitagorici a scoprire che i punti di intersezione delle diagonali dividono le diagonali stesse in due segmenti di questo tipo. Tale suddivisione, che ha tra l'altro la proprietà di autoriprodursi (e che fu detta 'sezione aurea' da Keplero), fu molto usata dai greci, che del rettangolo avente per lato un segmento e la sua parte aurea ('rettangolo aureo') fecero uno dei canoni estetici fondamentali giunto, come tale, fino ai nostri giorni. Il valore numerico del rapporto fra i lati di tale rettangolo ('rapporto aureo' pari a 1/1, 1/6 1/8 ca) è pari al rapporto tra due numeri di Fibonacci consecutivi.


Zaratustra

E' il fondatore della religione che da lui prese nome, lo zaratustrismo o zoroastrismo. Propriamente la forma originaria del nome, tramandato dall'Avesta, è Zarathushtra, d'etimologia incerta, che diede luogo, attraverso una forma antico- persiana, Zaraushtra, allo Zoroastres della tradizione classica umanistica. Zaratustra è considerato l'autore di un piccolo gruppo di testi, Gatha "Canti", contenuti all'interno di una delle sezioni dell' Avesta, Yasna ( dalla radice yaz- "venerare, sacrificare" ), scritti in una lingua più arcaica di quella delle restanti parti dell'Avesta, una lingua che, per l'impossibilità di ricostruire con certezza l'ambiente storico- geografico delle origini zoroastriane, va appunto sotto il nome di " avestico- gathico" . La storicità di Zaratustra è stata messa in dubbio da alcuni studiosi o trattata problematicamente da altri. L'opinione di gran lunga più diffusa fra gli storici delle religioni e fra gli iranisti è tuttavia a favore della storicità di questa figura centrale del mondo religioso iranico preislamico. Zaratustra si oppone con forza, predicando la fede in un essere superiore, Ahura Mazda, di cui Zaratustra è il profeta, mentre le Gatha sono il documento del profondo legame fra il dio supremo e il portatore del suo verbo. In esse Zaratustra rivolge domande al suo dio sui misteri del creato per farlo conoscere, in quanto Buon Pensiero, quale creatore di tutte le cose. Caratteristica della concezione zoroastriana è la dottrina dei sei Amesha Spenta, cioè dei "Santi Immortali" che sono i sostituti zoroastriani delle antiche divinità indo-iraniche, riflettenti la tripartizione delle funzioni sociali nelle tre classi : dei sacerdoti, dei guerrieri e degli allevatori. Cardini della dottrina di Zaratustra sono una concezione dualistica del mondo e della vita che è lo sfondo della sua natura profondamente etica, e la concezione di una palingenesi finale, di un Rinnovamento dell'esistenza, in cui la potenza della Menzogna (Drug) e dello Spirito Distruttore (Angra Mainyu) sarà per sempre abbattuta. Impegno etico e attesa escatologica sono tratti caratteristici dello zoroastrismo in tutta la sua storia. É una visione grandiosa della lotta fra il Bene e il Male, in tutte le loro manifestazioni cosmologiche ed antropologiche, il nucleo essenziale del messaggio di Zaratustra: le potenze malefiche, Angra Mainyu, la Drug, i demoni o daeva vanno combattuti e il loro culto va bandito poichè, anzichè placarli, li rafforza e li alimenta. Pur essendo innegabile un valore simbolico e metaforico del linguaggio naturalistico delle Gatha e dell'Avesta più antico,benchè vi si sia opposti da vari punti di vista, non si può negare neppure il valore sociale del messaggio zoroastriano che, anche per quanto riguarda il culto e il rito sacrificale, sembra ergersi a difesa delle comunità di allevatori continuamente minacciate dalla furia guerresca delle "società d'uomini" espressione dell'aristocrazia guerriera. Non senza fondamento si è visto nella dottrina di Zaratustra la religione di uomini dediti all'agricoltura e alla pastorizia in un mondo ancora tutto dominato da capi militari che vivono di conquista e di guerra, un movimento sorto presso strati sociali diversi da quelli dominanti. Da questo punto di vista, anche se vi è divergenza di opinioni sulla presunta condanna che Zaratustra avrebbe lanciato contro il sacrificio cruento del bestiame, specie bovino, non c'è dubbio che la testimonianza di Zaratustra si inserisca nella più vasta dinamica dei fenomeni di reazione antisacrale che si producono nelle società dedite all'allevamento. La figura di Zaratustra nella tradizione religiosa iranica è pressochè totalmente inserita in un contesto di motivi leggendari che traggono in parte la loro origine da uno sfondo rituale.


Confucio

Filosofo cinese nato a Shangtung nel 551 A.C. e morto nel 479 A.C.
Mise le fondamenta dell'attuale cultura e del sistema educativo cinese. Confucio, sosteneva la necessità di ridare prestigio al governo imperiale, all'organizzazione sociale e familiare, alle norme per la tutela della proprietà prescritte dalla letteratura cinese classica e dalla musica cinese rituale. Secondo la dottrina confuciana, ogni essere umano deve coltivare i valori del passato e della tradizione, e praticare modelli etici suggeriti dai classici della letteratura antica e dai libri scritti dai saggi: in tal modo si ottiene armonia all'interno della struttura rigidamente gerarchica della famiglia, della società e dello Stato. Confucio non lasciò scritti relativi alle sue idee sulla natura dell'uomo, sui diritti del popolo contro la tirannia e sull'influenza del sovrannaturale nei confronti delle vicende umane. La dottrina confuciana ha carattere filosofico piuttosto che religioso ma, anche in questo ben poco si preoccupa di problemi metafisici e più volentieri si restringe ai valori etici. Norma fondamentale per la vita degli uomini è la reciprocità, secondo le massime di non fare ad altri quanto non si vorrebbe fatto a se stessi e di ripagare l'offesa con giustizia e la bontà con bontà. Il Confucianesimo divenne la base morale dello stato cinese fino all'avvento del comunismo.

Confucio elaborò in pratica l'asse del pensiero cinese classico in un periodo di disorientamento morale e di feroci lotte di potere. Il confucianesimo non può essere considerato una religione, quanto una elaborazione ed interpretazione della saggezza e delle antiche nozioni ai fini di una mera speculazione personale per lo sviluppo delle virtù per dare vita ad una precisa struttura etico-sociale. Secondo Confucio gli uomini, dipendendo dalle loro inclinazioni e capacità personali, hanno dei precisi doveri di governo della famiglia e dello stato, per questo devono perfezionare la loro educazione, evolvendo il senso morale e l'umanità onde essere idonei alla missione, uomini retti, saggi, benevoli e valorosi. Egli, studiando la cultura del periodo Zhou (1100 a.C.) riteneva di poter ritornare all'ordine sociale di quel periodo ed elaborò molti testi guida che vennero ordinati dai suoi numerosi discepoli. Secondo Confucio l’uomo ed il cosmo sono strettamente connessi: le catastrofi e le disgrazie sono in relazione alle capacità di chi ha ricevuto il "mandato dal cielo", cioè la legittimazione del proprio potere.


Lao-Tzu

Il filosofo Lao-Tzû nacque in Cina, presumibilmente nel IV o nel V secolo A.C.

Le leggende che ruotano intorno alla sua vita sono in parte dovute alla tarda redazione della sua biografia, avvenuta ad opera di uno storico vissuto 4 secoli dopo di lui. Secondo questa ricostruzione, Lao-Tzû sarebbe stato direttore degli archivi reali di Chou e, proprio a causa della sua carica, avrebbe conosciuto Confucio, che del primo divenne discepolo.

Nauseato dalla corruzione vigente a corte, Lao-Tzû la abbandonò per dirigersi verso occidente ma, al confine del regno, una guardia reale lo pregò di lasciargli qualcosa di scritto ed egli gli dettò il "Tao-Te-Ching" un'opera breve (circa 5.250 ideogrammi) e letterariamente pregevole, con la quale il pensatore espose la dottrina del Tao e della sua azione nell'Universo.

Per quanto riguarda il suo esilio volontario, i taoisti indicano nell'India quell'occidente verso cui si diresse Lao-Tzû con l'idea, sempre secondo i taoisti, di convertire i 'barbari' indiani.

In seguito a questa interpretazione gli stessi fanno risalire il Buddhismo al Taoismo, dando adito a non poche polemiche tra le due religioni.

Il taoismo oppone al rigore del confucianesimo e alla sua rilevanza sociale, l'individualismo e il suo completo abbandono fatalistico al ritmo della natura. Lao Tse fu il maestro più conosciuto del Tao (via) vissuto nel III secolo a.C. al tempo della dinastia degli Han. E’ difficile capire il meccanismo che sta alle origini del Tao: un ciclo di evoluzione utopistica che è mediazione dialettica in continuo evolversi tra Ying e Yang, in continua alternanza, opposizione e combinazione. Da questo rapporto dualistico ha origine la via dell'equilibrio, non soggetto ai limiti della materia: il tao non impone alcuna legge ma, al contrario, incita all'inazione per entrare in comunione con la natura e l'universo in una forma ascetica che ambisce all'immortalità del corpo fisico e che è completamente estranea ai problemi sociali e politici. Per raggiungere tali obiettivi si ricorre a pratiche respiratorie, alimentari, mediche e sessuali che danno luogo ad una impostazione di vita contemplativa dove tutto è sacro e deizzato. Alla luce di questi pensieri forse possiamo comprendere un po' di più l'evoluzione storica del continente cinese e le sue grandi fratture ideologiche che hanno portato un miliardo di cinesi ad ambire d’essere la prima potenza economica del terzo millennio.


Shakyamuni

Vissuto in India, fondatore del buddismo. Figlio di un importante Brahamino della tribu degli Shakya, venne confinato dal padre nel palazzo reale per non poter vedere le sofferenze del mondo secolare. All'eta' di vent'anni desideroso di conoscere il mondo, riusci' a scappare dal palazzo e andare tra la gente. Alle quattro porte della citta' trovo' i quattro tipi di sofferenze; una partoriente (la nascita), un vecchio (l'invecchiamento), un ammalato (la malattia) ed un cadavere (la morte). Molto turbato dall'avere conosciuto i quattro tipi di sofferenza del genere umano decise di lasciare la sua famiglia ed andare in cerca della felicita'. La trovo' all'eta' di 33 anni sotto un albero di pipal, dove si illumino' alla realta' fondamentale della vita. Da quel momento inizio' la predicazione dei suoi insegnamenti, prima in forma provvisoria e poi in forma definitiva, in accordo anche con la capacita' di comprensione dei suoi discepoli. L'insieme dei suoi insegnamenti viene chiamato Buddismo, ed essendo talmente vasta la sua opera di predicazione, i suoi insegnamenti vennero dispersi in innumerevoli sette e scuole che si spostarono in altri paesi dando origine a differenti interpretazioni.

Buddismo I° Millennio