Il 600 a.C. è stato uno straordinario periodo in quanto vissero simultaneamente in luoghi differenti
del pianeta almeno 6 personaggi che con le loro idee avrebbero incredibilmente influenzato il
futuro di tutta l'umanità.
Vissuto in Cina, fondatore del taoismo, alla base di una importante corrente filosofica
abbinata molto spesso ad arti marziali, di grande seguito in tutto l'oriente
Filosofo vissuto in Grecia e conosciuto per la sua visione dinamica della vita,
in "perenne mutamento" ed in "eterno divenire"
Eraclito nacque verso il 540 a.C. a Efeso, colonia ateniese della Ionia.
Era di nobile famiglia e si dimostrò sprezzante nei confronti della
democrazia e dei suoi concittadini; per questo motivo si ritirò
a meditare sulle montagne. Della sua opera "Sulla natura", scritta
in stile ermetico, tanto da fargli guadagnare l'appellativo di "oscuro",
ci sono rimasti parecchi frammenti. La filosofia di Eraclito viene sintetizzata
nell'espressione panta rhéi (tutto scorre) che esprime l'incessante
mobilità del Tutto. La realtà è in continuo divenire,
le cose solo in apparenza sono stabili e "nello stesso fiume non è
possibile scendere due volte". L'esistenza del Tutto secondo Eraclito
presuppone due condizioni:
1. ogni realtà esiste in forza dell'opposizione (armonia dei
contrari)
2. le opposizioni che noi vediamo non sono irriducibilmente tali e possono
essere pensate solo se a loro fondamento poniamo un comune sostrato (unità
degli opposti)
I contrari sono quindi manifestazioni differenziate dell'unico identico
fondamento di tutte le cose.
Eraclito giungeva a queste conclusioni mediante il logos che
non possedeva un significato univoco. Esso indicava: - la "ragione"
dell'uomo - la "legge universale" secondo cui si scandisce l'ordine
del Tutto - il "discorso" nel quale viene presentata la dottrina
dell'unità-opposizione di tutte le cose. L'arché era il fuoco
poiché è vita (ogni vivente possiede calore) ma ha la forza
di distruggere e, sebbene muti in continuazione, rimane sempre identico
a se stesso. Dal fuoco si formano: la terra, l'acqua, l'aria e tutti i
corpi che costituiscono il cosmo.
Flosofo e matematico greco, in gioventù fece viaggi in Egitto
e Babilonia, dove venne a conoscenza della matematica e dell'astronomia
degli egizi e babilonesi. Stabilitosi a Crotone nel 530, vi fondò
una setta politico-religiosa e filosofica la cui influenza in breve tempo
si estese alle altre città della Magna Grecia.
All'interno della sua setta si distinguevano due gruppi di seguaci,
gli "acusmatici" o ascoltatori, ai quali era imposto il silenzio
allo scopo di fissare bene nella memoria le parole del maestro, e i "mathematici",
i quali dopo un periodo iniziale d'addestramento, avevano la facoltà
di fare domande e di esprimere le proprie opinioni. Per Pitagora la filosofia
è il fondamento di un modo di vivere indirizzato verso la salvezza dell'anima.
Al centro della filosofia sta l'uomo e il suo rapporto con altre forme
di vita e con il cosmo. Il cosmo, concepito come universo ordinato, è
una sostanza vivente, eterna e divina. Benchè gli uomini siano divisi
e mortali, la loro parte essenziale, l'anima non è mortale: essa
è un frammento dell'anima divina e universale, staccato da questa
e imprigionata in un corpo mortale. Gli uomini devono vivere la propria
vita purificando l'anima per giungere attraverso una serie di reincarnazioni
alla ricongiunzione all'anima universale. Attraverso la conoscenza dell'universo
l'uomo si avvicina alla sua natura originaria: studiando l'ordine dell'universo,
esemplificato dall'incessante rotazione dei corpi celesti in cerchi perfetti,
l'uomo riproduce tale ordine nella propria anima. In questo contesto cosmico
Pitagora prescriveva lo studio della matematica: per lui i numeri hanno
sempre avuto un significato mistico come chiave per penetrare il mistero
dell'universo divino e per coglierne la struttura armonica. Il concetto
d'Armonia significava per Pitagora qualsiasi struttura ben organizzata
di parti combinate insieme in giusta proporzione. L'effetto che tale struttura
proporzionata aveva nella musica colpì Pitagora come una rivelazione
dell'intero sistema cosmico.
Egli scoprì che i rapporti numerici, che stavano alla base degli
intervalli dai Greci chiamati consonanti e usati come fondamento della
loro scala, implicavano soltanto i numeri da uno a quattro: ossia, 1:2
costituiva l'intervallo di ottava, 3:2, quello di quinta; 4:3, quello di
quarta. Questi numeri sommati tra loro davano il numero dieci considerato
dai pitagorici come un numero sacro simbololizzato da punti disposti in
modo da formare una figura triangolare (tetractys). Dalla scoperta
che i suoni riconosciuti come belli dipendevano da un ordine matematico
inerente e obiettivo, Pitagora trasse la conclusione che il numero era
la chiave per intendere l'ordine della natura nel suo complesso. Giunse
così ad elaborare la concezione (cui fin dall'antichità sarà
legata la sua fama più vulgata) secondo la quale le cose stesse
erano fatte di 'numeri', considerati al tempo stesso come elementi unitari,
come punti geometrici e come atomi fisici.
L'analisi pitagorica della struttura della realtà non si fermava,
però, ai numeri: questi venivano a loro volta ricondotti ai due
principi ultimi del limite e dell'illimitato, i quali venivano rispettivamente
identificati con il bene e con il male. Si stabiliva così un parallelismo
tra concetti morali e concetti fisici: tanti le astrazioni quanto i fenomeni
fisici venivano identificati con numeri; la giustizia, per es., corrispondeva
4, il primo numero 'quadrato' (figura formata dalla disposizione spaziale
di 4 punti), simbolizzante l'eguaglianza o la ricompensa. Dai principi
del limite e dell'illimitato derivavano il dispari e il pari i quali generavano
l'unità: dall'unità traevano origine i numeri, e dai numeri
derivava il mondo. In termini generali il cosmo, inteso come universo ordinato
era il risultato dell'imposizione del limite all'illimitato, così
come l'imposizione di rapporti definiti alla gamma infinita dei suoni produceva
l'armonia musicale. L'influenza del pensiero pitagorico sulla storia della
filosofia e della religione operò prevalentemente attraverso la
mediazione di Platone, il quale ne adottò le principali teorie come quella
dell'immortalità dell'anima, quella della filosofia intesa quale
conoscenza che avvicina e assimila l'uomo a Dio, e infine quella della
struttura matematica del cosmo. La tarda antichità considerò
Platone come una fonte di dottrine pitagoriche: di conseguenza la letteratura
postplatonica non fà distinzione fra le idee riconducibili a Pitagora e
quelle originali di Platone esposte nei Dialoghi. La corrente di pensiero
che, sotto il nome di Neopitagorismo, si sviluppò a partire dal
sec. secondo a.C., è un'amalgama in cui le originarie concezioni pitagoriche
si mescolano alle dottrine filosofiche, scientifiche e religiose di Platone,
dei peripatetici e degli storici.
Un'eterogena quantità di materiale composito venne attribuita
a Pitagora, in diversi circoli venerato come il rivelatore di verità
religiose esoteriche. A lui si attribuisce la divisione di un segmento
in due parti tali che la parte maggiore sia medio proporzionale tra l'intero
segmento e la parte minore. Fu la costruzione del pentagono stellato che
portò i pitagorici a scoprire che i punti di intersezione delle
diagonali dividono le diagonali stesse in due segmenti di questo tipo.
Tale suddivisione, che ha tra l'altro la proprietà di autoriprodursi
(e che fu detta 'sezione aurea' da Keplero), fu molto usata dai greci,
che del rettangolo avente per lato un segmento e la sua parte aurea ('rettangolo
aureo') fecero uno dei canoni estetici fondamentali giunto, come tale,
fino ai nostri giorni. Il valore numerico del rapporto fra i lati di tale
rettangolo ('rapporto aureo' pari a 1/1, 1/6 1/8 ca) è pari al rapporto
tra due numeri di Fibonacci consecutivi.
E' il fondatore della religione che da lui prese nome, lo zaratustrismo
o zoroastrismo. Propriamente la forma originaria del nome, tramandato dall'Avesta,
è Zarathushtra, d'etimologia incerta, che diede luogo, attraverso
una forma antico- persiana, Zaraushtra, allo Zoroastres della tradizione
classica umanistica. Zaratustra è considerato l'autore di un piccolo
gruppo di testi, Gatha "Canti", contenuti all'interno di una
delle sezioni dell' Avesta, Yasna ( dalla radice yaz- "venerare, sacrificare"
), scritti in una lingua più arcaica di quella delle restanti parti
dell'Avesta, una lingua che, per l'impossibilità di ricostruire
con certezza l'ambiente storico- geografico delle origini zoroastriane,
va appunto sotto il nome di " avestico- gathico" . La storicità
di Zaratustra è stata messa in dubbio da alcuni studiosi o trattata
problematicamente da altri. L'opinione di gran lunga più diffusa
fra gli storici delle religioni e fra gli iranisti è tuttavia a
favore della storicità di questa figura centrale del mondo religioso
iranico preislamico. Zaratustra si oppone con forza, predicando la fede
in un essere superiore, Ahura Mazda, di cui Zaratustra è il profeta,
mentre le Gatha sono il documento del profondo legame fra il dio supremo
e il portatore del suo verbo. In esse Zaratustra rivolge domande al suo
dio sui misteri del creato per farlo conoscere, in quanto Buon Pensiero,
quale creatore di tutte le cose. Caratteristica della concezione zoroastriana
è la dottrina dei sei Amesha Spenta, cioè dei "Santi
Immortali" che sono i sostituti zoroastriani delle antiche divinità
indo-iraniche, riflettenti la tripartizione delle funzioni sociali nelle
tre classi : dei sacerdoti, dei guerrieri e degli allevatori. Cardini della
dottrina di Zaratustra sono una concezione dualistica del mondo e della
vita che è lo sfondo della sua natura profondamente etica, e la
concezione di una palingenesi finale, di un Rinnovamento dell'esistenza,
in cui la potenza della Menzogna (Drug) e dello Spirito Distruttore (Angra
Mainyu) sarà per sempre abbattuta. Impegno etico e attesa escatologica
sono tratti caratteristici dello zoroastrismo in tutta la sua storia. É
una visione grandiosa della lotta fra il Bene e il Male, in tutte le loro
manifestazioni cosmologiche ed antropologiche, il nucleo essenziale del
messaggio di Zaratustra: le potenze malefiche, Angra Mainyu, la Drug, i
demoni o daeva vanno combattuti e il loro culto va bandito poichè,
anzichè placarli, li rafforza e li alimenta. Pur essendo innegabile
un valore simbolico e metaforico del linguaggio naturalistico delle Gatha
e dell'Avesta più antico,benchè vi si sia opposti da vari
punti di vista, non si può negare neppure il valore sociale del
messaggio zoroastriano che, anche per quanto riguarda il culto e il rito
sacrificale, sembra ergersi a difesa delle comunità di allevatori
continuamente minacciate dalla furia guerresca delle "società
d'uomini" espressione dell'aristocrazia guerriera. Non senza fondamento
si è visto nella dottrina di Zaratustra la religione di uomini dediti
all'agricoltura e alla pastorizia in un mondo ancora tutto dominato da
capi militari che vivono di conquista e di guerra, un movimento sorto presso
strati sociali diversi da quelli dominanti. Da questo punto di vista, anche
se vi è divergenza di opinioni sulla presunta condanna che Zaratustra
avrebbe lanciato contro il sacrificio cruento del bestiame, specie bovino,
non c'è dubbio che la testimonianza di Zaratustra si inserisca nella
più vasta dinamica dei fenomeni di reazione antisacrale che si producono
nelle società dedite all'allevamento. La figura di Zaratustra nella
tradizione religiosa iranica è pressochè totalmente inserita
in un contesto di motivi leggendari che traggono in parte la loro origine
da uno sfondo rituale.
Filosofo cinese nato a Shangtung nel 551 A.C. e morto nel 479 A.C.
Mise le fondamenta dell'attuale cultura e del sistema educativo cinese.
Confucio, sosteneva la necessità di ridare prestigio al governo imperiale,
all'organizzazione sociale e familiare, alle norme per la tutela della proprietà
prescritte dalla letteratura cinese classica e dalla musica cinese rituale.
Secondo la dottrina confuciana, ogni essere umano deve coltivare i valori del
passato e della tradizione, e praticare modelli etici suggeriti dai classici della
letteratura antica e dai libri scritti dai saggi: in tal modo si ottiene armonia
all'interno della struttura rigidamente gerarchica della famiglia, della società e dello
Stato.
Confucio non lasciò scritti relativi alle sue idee sulla natura dell'uomo, sui
diritti del popolo contro la tirannia e sull'influenza del sovrannaturale nei confronti
delle vicende umane.
La dottrina confuciana ha carattere filosofico piuttosto che religioso ma, anche in questo
ben poco si preoccupa di problemi metafisici e più volentieri si restringe ai valori etici.
Norma fondamentale per la vita degli uomini è la reciprocità, secondo le massime di non fare
ad altri quanto non si vorrebbe fatto a se stessi e di ripagare l'offesa con giustizia e
la bontà con bontà. Il Confucianesimo divenne la base morale dello stato cinese fino
all'avvento del comunismo.
Confucio elaborò in pratica l'asse del pensiero cinese
classico in un periodo di disorientamento morale e di feroci lotte di
potere. Il confucianesimo non può essere considerato una religione,
quanto una elaborazione ed interpretazione della saggezza e delle antiche
nozioni ai fini di una mera speculazione personale per lo sviluppo delle
virtù per dare vita ad una precisa struttura etico-sociale. Secondo
Confucio gli uomini, dipendendo dalle loro inclinazioni e capacità
personali, hanno dei precisi doveri di governo della famiglia e dello
stato, per questo devono perfezionare la loro educazione, evolvendo il
senso morale e l'umanità onde essere idonei alla missione, uomini
retti, saggi, benevoli e valorosi. Egli, studiando la cultura del periodo
Zhou (1100 a.C.) riteneva di poter ritornare all'ordine sociale di quel
periodo ed elaborò molti testi guida che vennero ordinati dai suoi
numerosi discepoli. Secondo Confucio luomo ed il cosmo sono
strettamente connessi: le catastrofi e le disgrazie sono in relazione alle
capacità di chi ha ricevuto il "mandato dal cielo", cioè la
legittimazione del proprio potere.
Il filosofo Lao-Tzû nacque in Cina, presumibilmente nel IV o nel V secolo A.C.
Le leggende che ruotano intorno alla sua vita sono in parte dovute
alla tarda redazione della sua biografia, avvenuta ad opera di uno
storico vissuto 4 secoli dopo di lui. Secondo questa ricostruzione,
Lao-Tzû sarebbe stato direttore degli archivi reali di Chou e, proprio
a causa della sua carica, avrebbe conosciuto Confucio, che del primo divenne discepolo.
Nauseato dalla corruzione vigente a corte, Lao-Tzû la abbandonò per
dirigersi verso occidente ma, al confine del regno, una guardia reale lo
pregò di lasciargli qualcosa di scritto ed egli gli dettò il "Tao-Te-Ching"
un'opera breve (circa 5.250 ideogrammi) e letterariamente
pregevole, con la quale il pensatore espose la dottrina del Tao e della
sua azione nell'Universo.
Per quanto riguarda il suo esilio volontario, i taoisti indicano
nell'India quell'occidente verso cui si diresse Lao-Tzû con l'idea,
sempre secondo i taoisti, di convertire i 'barbari' indiani.
In seguito a questa interpretazione gli stessi fanno risalire il
Buddhismo al Taoismo, dando adito a non poche polemiche tra le due
religioni.
Il taoismo oppone al rigore del confucianesimo e alla sua rilevanza
sociale, l'individualismo e il suo completo abbandono
fatalistico al ritmo della natura. Lao Tse fu il maestro più conosciuto
del Tao (via) vissuto nel III secolo a.C. al tempo della dinastia degli
Han. E difficile capire il meccanismo che sta alle origini del Tao: un
ciclo di evoluzione utopistica che è mediazione dialettica in continuo
evolversi tra Ying e Yang, in continua alternanza, opposizione e
combinazione. Da questo rapporto dualistico ha origine la via dell'equilibrio,
non soggetto ai limiti della materia: il tao non impone alcuna legge ma,
al contrario, incita all'inazione per entrare in comunione
con la natura e l'universo in una forma ascetica che ambisce all'immortalità
del corpo fisico e che è completamente estranea ai problemi sociali e
politici. Per raggiungere tali obiettivi si ricorre a pratiche
respiratorie, alimentari, mediche e sessuali che danno luogo ad una
impostazione di vita contemplativa dove tutto è sacro e deizzato. Alla
luce di questi pensieri forse possiamo comprendere un po' di più l'evoluzione
storica del continente cinese e le sue grandi fratture ideologiche che
hanno portato un miliardo di cinesi ad ambire dessere la prima potenza
economica del terzo millennio.
Vissuto in India, fondatore del buddismo. Figlio di un importante Brahamino della tribu degli Shakya, venne confinato
dal padre nel palazzo reale per non poter vedere le sofferenze del mondo secolare. All'eta' di vent'anni desideroso
di conoscere il mondo, riusci' a scappare dal palazzo e andare tra la gente. Alle quattro porte della citta' trovo'
i quattro tipi di sofferenze; una partoriente (la nascita), un vecchio (l'invecchiamento), un ammalato (la malattia) ed
un cadavere (la morte). Molto turbato dall'avere conosciuto i quattro tipi di sofferenza del genere umano decise di lasciare
la sua famiglia ed andare in cerca della felicita'. La trovo' all'eta' di 33 anni sotto un albero di pipal, dove si
illumino' alla realta' fondamentale della vita. Da quel momento inizio' la predicazione dei suoi insegnamenti, prima in
forma provvisoria e poi in forma definitiva, in accordo anche con la capacita' di comprensione dei suoi discepoli.
L'insieme dei suoi insegnamenti viene chiamato Buddismo, ed essendo talmente vasta la sua opera di predicazione, i
suoi insegnamenti vennero dispersi in innumerevoli sette e scuole che si spostarono in altri paesi dando origine a
differenti interpretazioni.