La meccanica quantistica

Il principio di indeterminazione

La precisione

Il caso anomalo dell'elettrone

Una deduzione

Relazione di indeterminazione tra tempo ed energia

Vivere in un universo quantistico

 
 

Il principio di indeterminazione

Finora non abbiamo mai messo in dubbio che si possa misurare qualsiasi grandezza fisica con il grado di accuratezza voluto, a patto di possedere uno strumento sufficientemente preciso: nella fisica classica si è sempre supposto che, entro i limiti degli errori sperimentali, la misura di una grandezza può essere eseguita con precisione sempre più rigorosa, a condizione di utilizzare un dispositivo sempre più sofisticato ed una tecnica sempre più perfezionata. La meccanica ondulatoria ci mostra invece che anche in esperimenti « ideali », cioè in cui si ipotizza l'uso di strumenti perfetti, vi sono limiti alla precisione con cui una misura può essere effettuata, perché misurare significa sempre perturbare il sistema e quindi anche le grandezze che lo caratterizzano.

La precisione dipende dallo strumento di misura

Prendiamo in esame le operazioni necessarie per misurare la velocità e la posizione di un'automobile che si muove lentamente su una strada. Possiamo rilevare la posizione dell'estremità anteriore dell'automobile in un dato istante tracciando un segno per terra; contemporaneamente facciamo partire un contasecondi, che verrà fermato nell'istante in cui l'estremità anteriore dell'automobile raggiunge un altro segno prestabilito sul terreno. Possiamo quindi ottenere la velocità media dividendo la misura della distanza tra i due segni per la misura del tempo impiegato a percorrerla. In questo modo sappiamo che l'automobile, nell'istante in cui raggiunge il secondo segno, si trova a una certa distanza dal punto di partenza e ha viaggiato a una certa velocità media. Considerando intervalli sempre più piccoli potremmo anche ottenere la velocità istantanea in ogni punto della traiettoria.

Analizziamo ora in che modo abbiamo ottenuto le informazioni necessarie. Abbiamo determinato la posizione dell'automobile grazie alla luce del sole riflessa dalla parte anteriore dell'automobile verso i nostri occhi, che ci ha permesso di vedere quando l'automobile raggiungeva il segnale sulla strada. Per determinare la velocità media abbiamo dovuto verificare due volte la posizione della sua estremità anteriore.

Supponiamo adesso di usare onde radio invece di luce visibile. Alla frequenza di 1000 kHz, tipica dei segnali radio, corrisponde una lunghezza d'onda pari a:

Con radiazioni di questa lunghezza d'onda, molto maggiore delle dimensioni dell'auto, è impossibile localizzarla con una precisione qualsiasi, perché l'onda verrebbe riflessa o meglio diffusa dall'automobile in tutte le direzioni, proprio come farebbe qualsiasi dispositivo di analoghe dimensioni di cui ci volessimo servire per determinare la direzione dell'onda. Infatti, per determinare la posizione di un oggetto, si deve usare una radiazione di lunghezza d'onda vicina o inferiore alle dimensioni dell'oggetto stesso. Usando onde radar, e cioè con lunghezze d'onda che vanno da 0,1 a 3 cm, l'incertezza nelle misure sarebbe stata di parecchi centimetri; con la luce visibile, la cui lunghezza d'onda è minore di 10–6 m, potremmo invece costruire strumenti così precisi da determinare la posizione dell'automobile con un'accuratezza di pochi millesimi di millimetro.

Il caso (anomalo) dell'elettrone

Consideriamo ora un elettrone che si muove in un tubo a vuoto, e cerchiamo di misurarne posizione e velocità. Per fare ciò è necessario apportare alcuni cambiamenti nei metodi di misura, perché l'elettrone è talmente piccolo che non è possibile determinarne la posizione usando luce visibile: la lunghezza d'onda di questa, pur estremamente piccola, è ancora almeno 104 volte più grande del diametro di un atomo.

Per localizzare un elettrone entro una regione di dimensioni atomiche (circa 10–10 m), si deve usare una radiazione di lunghezza d'onda confrontabile con le dimensioni atomiche, preferibilmente minore. Ora, un fotone di lunghezza d'onda così piccola possiede una quantità di moto (h/λ) e un'energia (hf) molto grandi; dallo studio dell'effetto Compton sappiamo che, durante l'urto, il fotone trasferisce all'elettrone un forte impulso, con il risultato che la sua velocità assumerà una direzione nuova, a noi sconosciuta. Questo è un problema del tutto nuovo che non era neppure immaginabile nella misura di posizione dell'automobile!

Quindi, dalla direzione del fotone diffuso, possiamo dedurre la posizione in cui si trovava l'elettrone riuscendo così a « localizzarlo », ma dobbiamo tener presente che nel corso del processo di misura abbiamo alterato la velocità dell'elettrone sia in modulo, sia in direzione. In modo più esplicito, quanto maggiore è la precisione con cui determiniamo la posizione dell'elettrone usando fotoni di lunghezza d'onda più corta, tanto minore è la precisione con cui ne conosciamo la velocità. Potremmo tentare di perturbare meno l'elettrone impiegando fotoni dotati di energia minore, ma poiché la luce esiste sotto forma di quanti di energia hf, un fotone di energia minore avrà lunghezza d'onda λ più grande, e quindi ci darà una indeterminazione maggiore nella misura della posizione dell'elettrone.

Riassumendo: ci troviamo nell'impossibilità di misurare contemporaneamente la posizione e la velocità di un elettrone con precisione illimitata.

Questa conclusione è espressa nel principio di indeterminazione che fu stabilito per la prima volta da Werner Heisenberg. Esso può essere espresso quantitativamente in una semplice formula. Sappiamo che, se effettuo una misura della posizione di una particella, il risultato sarà del tipo x ± Δx, dove Δx è l'incertezza nella posizione; analogamente, la sua quantità di moto p = m v sarà espressa da una quantità del tipo p ± Δp, dove Δp è l'incertezza nella quantità di moto. Allora il loro prodotto deve soddisfare la relazione:

dove h è la costante di Planck. Lo stesso ragionamento vale anche per l'esperimento dell'automobile, ma le limitazioni non hanno conseguenze pratiche per un oggetto di massa considerevole. È solo su scala atomica che la limitazione diventa evidente e importante, come potete vedere negli esempi seguenti.

Una semplice deduzione del principio di Heisenberg

Lo sconvolgente principio di Heisenberg si può ricavare in maniera rigorosa dall'equazione di Schrödinger per il moto di una particella; un esempio semplice è sufficiente per rendercene conto. Cimentiamoci nel tentativo di determinare la posizione di un elettrone mediante un microscopio, come illustrato nella figura seguente:

Per osservare l'elettrone, dobbiamo illuminarlo con luce di una certa lunghezza d'onda λ. La luce che entra nel microscopio è quella diffusa dall'elettrone sotto osservazione. La quantità di moto dei fotoni diffusi è pf = h / λ, e per poter entrare nell'obiettivo, i fotoni devono muoversi entro il cono di angolo α, cosicché la componente X della loro quantità di moto è affetta da una indeterminazione pari a:

dato che sin α ≈ d/2y.  Questa è anche l'indeterminazione nella componente X della quantità di moto dell'elettrone dopo la diffusione di luce, dato che nel processo di diffusione viene scambiata quantità di moto fra elettrone e fotone. D'altra parte, la posizione dell'elettrone è indeterminata a causa della diffrazione della luce che ha luogo quando la luce stessa passa attraverso l'obiettivo del microscopio.

L'indeterminazione nella posizione dell'elettrone è dunque uguale al diametro del disco centrale nella figura di diffrazione. Tale diametro è dato da 2y sin θ, con sin θ ≈ λ /d. Quindi:

Perciò si ottiene proprio Δx Δp ≈ h. Si osservi come per migliorare l'accuratezza della nostra determinazione della posizione dell'elettrone, dovremmo usare radiazione di lunghezza d'onda molto piccola, ciò che darebbe come risultato un disturbo notevole della quantità di moto. Inversamente per produrre un disturbo piccolo nella quantità di moto, dovremmo usare radiazione di lunghezza d'onda molto grande, e questo a sua volta produrrebbe una notevole indeterminazione nella posizione, per via degli inevitabili fenomeni di diffrazione.

Quest'esempio mostra chiaramente come il principio di indeterminazione sia una conseguenza diretta del processo di misura. A livello atomico, la misura introduce inevitabilmente una perturbazione significativa nel sistema, a causa dell'interazione fra l'apparato di misura e la grandezza misurata.
Oltre a quello appena descritto, numerosi sono gli esperimenti reali o ideali, purché concettualmente possibili, mediante i quali è possibile controllare la validità del principio di Heisenberg. A questo proposito, sarà bene sgombrare il campo da un equivoco.
Con l'espressione « concettualmente possibile » intendiamo un'esperienza, ovvero un dispositivo di misura, che non sia contraddetto da alcun principio fisico o più in generale da alcuna incongruenza di natura matematica o fisica, anche se, per difficoltà tecniche, oggigiorno l'esecuzione non e praticamente realizzabile. Per esempio, non è concettualmente possibile determinare in modo esatto la lunghezza di una circonferenza essendo noto il raggio, in quanto pi greco è un numero irrazionale e trascendente, ne' accelerare un corpo ad una velocità maggiore di quella della luce nel vuoto, ne' usare una sorgente che possa emettere mezzo fotone, eccetera. Invece è concettualmente possibile considerare un razzo che si muove a velocità prossima a quella della luce, una sorgente che emette un solo fotone, ridurre gli attriti fin quasi a zero, e chi più ne ha, più ne metta.

La relazione di indeterminazionone tra tempo ed energia

Il principio di Heisenberg sopra scritto equivale in realtà a tre relazioni scalari di indeterminazione, che si possono scrivere:

Oltre a queste tre relazioni di indeterminazione fra una coordinata e la rispettiva componente della quantità di moto di una particella, si ha anche una relazione di indeterminazione fra tempo ed energia. Supponiamo difatti di voler misurare non solo l'energia di una particella ma anche di voler determinare l'istante in cui la particella ha tale energia: se Δt e ΔE sono le indeterminazioni nei valori di tali grandezze, vale la relazione:

Infatti nella teoria della relatività ristretta il tempo, o meglio la variabile spaziale ct, serve da quarta coordinata, per cui Δx, Δy e Δz andranno sostituiti con c Δt. Ma l'energia E divisa per la velocità della luce c funge a sua volta da quarta componente della quantità di moto, perché E = m c2 e quindi m c = E/c. Ne segue che a Δp va sostituita ΔE/c. Moltiplicando tra di loro c Δt e ΔE/c come se fossero le grandezze coniugate di una relazione di indeterminazione la velocità della luce si elide ed ottengo proprio :

A proposito, due grandezze si dicono canonicamente coniugate quando la prima descrive un sistema in termini di spazio e di tempo, mentre la seconda (velocità, energia, momento, ecc...) precisa il suo stato dinamico. Dunque x e px, t ed E sono canonicamente coniugate tra di loro. Ebbene, in meccanica quantistica due grandezze canonicamente coniugate sono sempre legate tra di loro da un principio di indeterminazione. Ciò significa semplicemente che, anche con metodi di misura perfezionati all'infinito, la determinazione simultanea di due grandezze coniugate fra loro è sempre affetta da una certa indeterminazione, regolata dal principio di Heisenberg. Questo vale quindi anche per ed L, essendo θ l'angolo di rotazione ed L la corrispondente componente del momento angolare.

Vivere in un universo quantistico

Vediamo ora due semplicissimi esempi di applicazione del principio di Heisenberg. Consideriamo anzitutto un'automobile con una massa di 1000 Kg che si muove con la velocità di 10 m s-1, misura questa affetta da un errore dell'ordine di 0,1 m s-1 (cioè dell'1 %). 

Poiché, secondo il principio di indeterminazione, come minimo il prodotto tra Δx e Δp deve risultare dell'ordine di h, possiamo ricavare facilmente Δx:

Questa è l'incertezza sulla posizione dell'auto imposta dal principio di Heisenberg. Poiché un nucleo atomico misura circa 1 Fermi = 10-15 m, se ne conclude che questa incertezza è mille miliardi di miliardi di volte più piccola della più piccola misura che la Fisica riesca ad effettuare. Dunque non incontriamo nessun problema nel determinare la posizione di un'automobile, dato che una misura così accurata sulle nostre strade non avrebbe alcun senso.

Prendiamo invece in considerazione un elettrone, che ha una massa di 9 · 10-31 Kg e si muove con una velocità di 2 · 106 m s-1. Se l'incertezza sulla velocità è la stessa di quella valutata nel caso dell'automobile, cioè l'1 %, ora Δv = 2 104 m s-1.

L'incertezza sulla quantità di moto è allora:

Si ricava allora immediatamente:

Quest'incertezza è solo apparentemente piccola, poiché un'orbita elettronica ha un ordine di grandezza di circa 10-10 m. Fatte le debite proporzioni, sarebbe come se io conoscessi la posizione dell'auto con un'incertezza di un chilometro; ciò equivarrebbe a dire che io non so dove si trova l'auto, dato che essa misura solo pochi metri. Dal calcolo precedente ne consegue che io non so dove si trova l'elettrone dentro l'atomo: l'indeterminazione sulla sua posizione è totale.

La ragione dell'evidente disparità di questi due risultati è molto semplice da individuare: la costante h di Planck è talmente piccola, che il principio di Heisenberg risulta del tutto trascurabile su scala umana, per diventare invece importante su scala atomica. Gli oggetti che capitano sotto i nostri occhi perciò si comportano effettivamente come predice la Meccanica Classica.

Sarebbero diverse le cose in un "universo parallelo" nel quale h valesse 100 J s. Nel caso dell'auto, infatti, il Δx varrebbe proprio un metro, con la conseguenza che io incontrerei notevoli difficoltà a determinare la posizione della mia auto, e rischierei di tamponare il veicolo che procede davanti a me perchè la distanza che mi separa da lui è diventata inferiore a questa fatidica soglia di un metro, ed io non sono riuscito a valutare correttamente la posizione della mia auto. In tal caso vivremmo in un vero e proprio universo quantistico, e rischieremmo di subire noi stessi gli effetti del dualismo onda-particella, finendo per... diffrangere attraverso la porta di casa nostra!!!