L'industrializzazione e il progresso tecnico-scientifico
Lo sviluppo industriale, che dall'Inghilterra si era propagato in Belgio, Francia, Germania e quindi nel resto d'Europa, aveva sancito l'affermazione della borghesia come classe egemone. A favorire tale sviluppo furono soprattutto l'incremento demografico e le scoperte in campo tecnico-scientifico. L'incremento demografico aveva fatto aumentare la domanda di prodotti agricoli, soddisfatta grazie ai nuovi sistemi in grado di assicurare una maggiore produttività dei terreni.
Ciò aveva determinato una maggiore redditività agricola e quindi una più ampia circolazione del denaro, che aveva fatto lievitare la domanda di prodotti industriali. Si moltiplicarono di conseguenza le fabbriche, la cui alta produttività venne facilitata dalle numerose invenzioni tecnico-scientifiche: vennero, infatti, messi a punto procedimenti per sbiancare i filati, estrarre zucchero dalle barbabietole, fertilizzare i terreni, utilizzare il gas per i riscaldamenti e l'illuminazione, applicare il vapore come forza motrice di treni e navi. Quest'ultima invenzione rivoluzionò il sistema dei trasporti, permettendo una crescente circolazione delle persone e delle merci e quindi un vertiginoso ampliamento dei mercati.
Lo sviluppo industriale, ebbe importanti conseguenze destinate a trasformare radicalmente la società: creazione di grandi fabbriche, inurbamento, concentrazione di grandi capitali (capitalismo), nascita del proletariato come nuova classe sociale.
A sostegno dell'espansione industriale si affermò la teoria economica del liberismo, secondo la quale era necessario eliminare qualsiasi forma di protezionismo (imposizione di dazi sui prodotti importati) per consentire il libero spostamento delle merci e tenere bassi i prezzi. Questo pensiero, elaborato dalla cosiddetta scuola economica classica, ebbe tra i suoi maggiori esponenti Adam Smith, John Stuart Mill e David Ricardo.
Inaugurazione della linea ferroviaria Monaco-Augusta l'1 settembre 1839.