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    Claudio Calia "Porto Marghera - La legge non è uguale per tutti" Edizioni Becco giallo
     
     Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
        
    Venezia, una delle città più belle e visitate del mondo, eppure la maggior parte dei turisti non sa che, a pochi chilometri da lì e nel territorio comunale, la gente si è ammalata ed è morta in quella zona industriale che si chiama Porto Marghera, insediamento nato nel 1917 su un progetto degli Enti Industriali. Nel 1921 entra in funzione la prima industria chimica di Marghera, nel 1924 gli stabilimenti saranno 27. È lì che si produce, negli anni Trenta, lo zolfo per la fabbricazione dell'iprite, nei primi anni '50 inizia la costruzione del Petrolchimico e nel 1952 entra in produzione il PVC. Alla fine degli anni '50 l'Istituto d'Igiene dell'Università di Padova rende noti dati preoccupanti sull'inquinamento dell'aria. Nessuno ne tiene conto. La lavorazione del PVC e del CVM, che il Petrolchimico produce, provocano disturbi, irritazioni, cancro . Il primo allarme viene dato dagli scienziati russi già alla fine degli anni '40, in Italia diventa ufficiale soltanto nel 1973. Ma è soltanto nel 1994 che la battaglia di Gabriele Bortolozzo non è più la lotta di un singolo contro i mulini a vento: a nome suo e di Medicina democratica, con un esposto alla procura della Repubblica, si "chiede l'intervento della magistratura perché verifichi le sue scoperte e ricerchi le responsabilità del crimine che si perpetua da più di vent'anni": 157 morti e 103 ammalati di angiosarcoma, un tumore al fegato causato dal CVM e che uccide da anni. 
    Il processo comincia nel 1998 e, dopo l'assoluzione in primo grado il 2 novembre del 2001, la corte d'Appello di Mestre, il 15 dicembre 2004, condanna cinque ex dirigenti Montedison a un anno e mezzo di pena per omicidio colposo, sentenza che diventa definitiva il 20 maggio 2006. 
    Il libro di Claudio Calia, come scrive Gianfranco Bettin nella prefazione, è "un esempio originale di giornalismo a fumetti", dove la forza delle immagini si unisce alla stringatezza del testo per generare emozioni e sentimenti con una semplicità incisiva e profonda. "Il disegno - scrive ancora Bettin - dice tutto l'essenziale: perciò questo libro è un ottimo contributo a un'arte capace di confrontarsi con un tempo in cui le parole devono essere salvate da se stesse, cioè dalla retorica e dall'ipocrisia che spesso le impregna e che, nel caso qui narrato, sono state profuse a piene mani per nascondere o sminuire veri e propri crimini". 
    La lotta a Porto Marghera continua, soprattutto dopo l'esplosione al Petrolchimico del 28 novembre 2002, con l'Assemblea Permanente contro il Pericolo Chimico e con l'Associazione Gabriele Bortolozzo, l'operaio che, per le sue continue denunce, ha subito continui cambi di mansione e pressioni di "terrorismo psicologico" fino alla cassa integrazione e al prepensionamento. Un lavoro che ha come obiettivo il rispetto dei diritti umani, della salute, della natura, dell'ambiente, del patrimonio storico, culturale, sociale e la promozione e l'educazione a una cultura di pace. 
    Tutti i libri della casa editrice Becco Giallo sono a fumetti. Affrontano temi difficili, storie dimenticate o nascoste con uno stile che, oltre a essere bello e interessante, è particolarmente incisivo e adatto anche ai più giovani e a persone che non amano la lettura. Un modo intelligente di lavorare in un paese di non lettori.  
           
    gabriella bona 
      
 
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