Le recensioni on line di Gabriella
 
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    Alberto Brambilla "La coda del drago" Edizioni Ediciclo
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    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
        
    Il Giro d'Italia, la corsa più importante del nostro paese e una delle più importanti e conosciute del mondo, è per quasi tutti noi soltanto un attimo, quello in cui, a tutta velocità, il plotone sfila davanti ai nostri occhi, lasciandoci una scia di colori, negli orecchi un rumore diverso da tutti gli altri, nella testa uno sprazzo di gioia. Il percorso del Giro è colorato e animato dal pubblico che si assiepa per godere quell'attimo, in cui non riesce a riconoscere nessuno, e dovrà aspettare un altro anno, per quelli più fortunati, o forse qualche anno, per riprovare quel piacere, atteso per ore, passato in pochi secondi. 
    Quando il Giro è lontano, prima e dopo che arrivi da noi, la televisione ci porta a seguirlo per le strade di altre regioni, ci racconta tutto sulle strade, sui ciclisti, con dati tecnici e storia, e qualcuno ci racconta anche che cosa mangiano, che cosa hanno già vinto i campioni inquadrati in quel momento, quanti anni hanno. 
    Ma una volta le televisioni non c'erano e anche la radio dava soltanto l'ordine di arrivo e la classifica di tappa. Per fortuna c'era chi scriveva. I giornalisti sportivi, di tutte le testate e non soltanto di quelle sportive, e gli scrittori, quelli appassionati, più o meno al corrente del mondo del ciclismo, che si trasformavano, per tre settimane, in narratori di una corsa che tanto appassionava ma che era impossibile seguire altrimenti. 
    Alberto Brambilla, docente dell'università di Verona, che da anni si occupa di temi legati allo sport e alla scrittura, è andato a cercarli questi narratori di ciclisti e biciclette e non soltanto del Giro d'Italia, tra pagine di libri e giornali, mettendone in evidenza le caratteristiche e le parti più significative. I loro scritti, tutti precedenti l'era televisiva, ci propongono un ciclismo diverso da quello dei giornalisti, spesso lontano dalla gara vera e propria, attenti a cogliere aspetti non tecnici ma umani, a raccontare l'Italia e la sua storia, le sue storie. 
    Da Emilio Salgari  e Augusto Berta, penne dell'Ottocento, attraverso Giovanni Pascoli, Guido Gozzano, Edmondo de Amicis, Dino Campana, Luigi Graziani autore di due poemetti latini, Achille Campanile, Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Anna Maria Ortese, Piero Chiara, Giovanni Testori e Dino Buzzati, il prediletto di Brambilla, l'autore ci porta alla scoperta di testi poco conosciuti ma molto interessanti, pagine che fanno la storia della bicicletta e del ciclismo, del Giro, che emozionano riportandoci a tempi e campioni ormai lontanissimi. 
    Il libro si conclude con una mezza promessa: dopo l'avvento della televisione tutto è cambiato ma la scrittura sportiva è rimasta. È ancora da raccontare e, forse, sarà per il prossimo libro. Speriamo! 
           
    gabriella bona 
      
 
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