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    A cura di Vincenzo Barca "ONDJAKI - Le aurore della notte" 
    Edizioni Lavoro - pagine 169 - € 12
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    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
        
    In un'Africa che si dibatte tra carestie e disastri naturali, tra guerre e tragiche conseguenze del colonialismo, tra malattie e povertà, sembra strano trovare allegria, ironia, voglia di giocare con le parole, i sentimenti, le situazioni più assurde. "Le aurore della notte" dello scrittore angolano Ondjaki, è un romanzo che commuove e diverte, che ci racconta l'Africa e ci costringe a ragionare su noi stessi, gli abitanti dei paesi ricchi, quelli affetti da mille paure, quelli che se vedono una gallina un po' pallida fanno una strage, che se una mucca è appena un po' strana ne uccidono mille. Perché, si chiede il narratore, non mandano le mucche in Africa: potrebbero passeggiare e brucare nei campi minati e, se intanto devono morire, bonificherebbero i territori pieni di bombe (non so quanto l'idea possa piacere agli animalisti ma a me sembra intelligente).  
    Un uomo racconta, l'altro ascolta continuando a comperare birre che permettono di mantenere la gola umida e alle parole di uscire fluidamente e intanto la pioggia continua a scorrere, pagina dopo pagina, bagnando strani personaggi: il nano, l'albino, l'autista, il bambino investito, l'avvocatessa, la giudice, l'ispettore, i poliziotti, la SignoradelleApi, il morto (uno strano morto davvero!) e le sue due vedove in lotta per ottenere una pensione.  
    Il tutto ambientato in Angola, a Luanda, la città, come scrive il curatore e traduttore Vincenzo Barca, "passata negli anni della guerra civile da uno a quattro milioni di abitanti, su un centro in continua sregolata espansione e una crescita esponenziale di favelas suburbane di desolante povertà, la capitale angolana è sopravvissuta a guerre dilanianti, è sopravvissuta a una corruzione imperante e a un sistema sconsiderato di aiuti internazionali, mettendo a punto un'economia parallela che chiama in gioco, oltre che un'immensa capacità inventiva nell'eterna arte di arrangiarsi, anche un'importante rete di solidarietà e di auto e mutuo aiuto".  
    Un'Africa che crede in se stessa, nella capacità salvifica del proprio coraggio e della propria letteratura, che ha voglia di sorridere, di ridere e raccontare, in attesa che smetta di piovere, che ritorni il sole con chissà quali sorprese. 
           
    gabriella bona 
      
 
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