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    Jörg Blech "La medicina che non guarisce" Lindau Editrice 
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    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
        
    Se è vero, come consigliava Friedrich Hoffmann, che "chi ama la propria salute, rifugga medici e medicine", è altrettanto dimostrato, come scrive Jörg Blech, autore di "La medicina che non guarisce", che "meno si è informati, più ci si affida alla medicina". Con il rischio di subire terapie e interventi chirurgici che si rivelano, molto spesso, inutili o addirittura dannosi. Si diventa cavie nelle mani di chi offre trattamenti che non sono stati ancora sufficientemente testati o che sono già stati abbondantemente bocciati per i pochi e controversi risultati ottenuti, per le morti che hanno provocato, per le conseguenze negative che hanno portato i pazienti a stare peggio di prima. Ci si ritrova a essere il mezzo attraverso il quale medici, cliniche, industrie farmaceutiche e di macchinari e apparecchiature mediche si arricchiscono alle spalle di chi ha depositato la propria salute in mani avide e sbagliate. 
    Jörg Blech, giornalista tedesco, ha studiato biologia e biochimica in Germania e Inghilterra e abbiamo già potuto leggere il suo interessantissimo "Gli inventori delle malattie" (Lindau 2006). Con questo nuovo libro ci porta a conoscere una realtà dalla quale dobbiamo cominciare a imparare a difenderci: malattie inventate, interventi chirurgici inutili, esami giustificati soltanto dall'altissimo costo delle apparecchiature e non dal benessere dei pazienti. 
    Senza negare l'importanza che molte cure e interventi hanno avuto per la nostra salute e sopravvivenza, sottolinea però come la loro fama sia spesso superiore ai loro meriti: quando nel 1882 fu scoperto il bacillo di Koch, le morti per tubercolosi si erano già dimezzate rispetto al 1840 ed erano un ottavo all'introduzione degli antibiotici. La vera cura erano state le migliorate condizioni di vita della popolazione. 
    L'esagerato numero di medici e il loro desiderio di mantenere alti i guadagni non può che portare alla necessità di un maggior numero di malati. E, se non ci sono, si inventano. 
    Un dato riportato nel libro induce a riflettere seriamente: le categorie che subiscono meno interventi e terapie sono quelle dei medici e degli avvocati e delle loro famiglie: che i medici non credano alle loro terapie e che temano gli avvocati in caso di cure sbagliate? È molto probabile e molto poco rassicurante per tutti gli altri. 
    Un altro racconto interessante di Blech: "In Israele, nella primavera del 2000, i medici ospedalieri scioperarono per diverse settimane [...] e da un sondaggio condotto tra le maggiori imprese di pompe funebri, emerse che in quasi tutte le regioni del paese il tasso di mortalità era considerevolmente calato". 
    Tutti abbiamo qualche piccolo disturbo, qualche anomalia nella struttura scheletrica, qualche acciacco che una dieta equilibrata, un po' di esercizio fisico e di buonumore possono alleviare se non risolvere, portandoci a tarda età, a morire di vecchiaia, senza bisogno che qualche medico ci faccia fuori prima del tempo. 
           
    gabriella bona 
      
 
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