Rivarolo - “Cristo, Eucaristia, Chiesa”
è stato il titolo della riflessione proposta da don Marco Vironda
all’interno della Tre Giorni diocesana e incentrata su Mc 6. Partendo
dall’analisi dei termini, don Vironda ha notato come la moltiplicazione
dei pani non sia descritta come un evento caotico, ma come un qualcosa
d’ordinato: le persone si sedettero a gruppi, quasi delle tavolate sull'erba
verde a formare tanti gruppi che sembravano aiuole, a dare l’idea di un
banchetto festivo: si parla di festa, di raccolta insieme di quelle persone.
E’ lo stesso Gesù che invita
a fare questo mentre i discepoli sono arrivati da Lui disperati: la gente
preme vuol mangiare congediamola, Gesù dice “voi stessi dategliene“
e alla loro incapacità invita a farli mettere a tavola, è
sfida rivolta alla fede dei discepoli che devono farli sedere a tavola
quando ancora non c' è da mangiare. è sfida che obbliga i
discepoli a risvegliare la loro fede: che cosa accadrà, chi provvederà
del cibo?
E’ Gesù stesso che provvede
e lo fa “prendendo del pane alzando gli occhi al cielo, benedisse e spezzò
e diede loro”, ma è un banchetto differente dagli altri: inizia
da Gesù, è Lui che comincia ad avere compassione per la folla.
è Lui che si prende cura della folla insegnando: tutto comincia
da Lui, di per se la folla non chiede di mangiare, è Gesù
che comincia; chi prende l'iniziativa è Lui.
Questo quadro ci svela l'identità
di Gesù, indicandocene la compassione.
La compassione per il popolo,
di fatto è una caratteristica propriamente divina o del Messia,
così era nell'Antico Testamento. Gesù ha compassione, è
descritto con i termini propri con cui si descrive l'atteggiamento di Dio.
Anche il tema del banchetto risulta
indicativo nella Bibbia è sempre Dio che dà da mangiare,
Dio o la Sapienza, nell'Antico Testamento è così.
Si sottolinea chi può dare
da mangiare, chi può saziare, chi può dare vita, il donatore
chi è? Gesù, in Lui si realizzano queste promesse, attraverso
di Lui Dio sazia.
Diventa così fondamentale
il conoscere chi sia Gesù: conoscere, entrare in relazione con una
persona, propriamente è di questo che noi siamo debitori al
mondo, per non ripetere un messaggio di altri. Ognuno di noi può
essere testimone nella misura in cui parla di quel Gesù che ha conosciuto.
Che ha conosciuto come datore dei doni, colui che può dare vita,
salvezza.
Ci domandiamo, allora, perchè
nel nostro programma pastorale si ponga l'Eucarestia al centro? Perchè
propriamente è al centro la Pasqua.
Perchè è il Pane spezzato
come all'ultima cena Gesù anticipa con un gesto che allo stesso
tempo spiega, interpreta quello che sarebbe successo. Quel pane e quel
vino dato ai discepoli dicono che sono il suo corpo e il suo sangue
a essere dati e versati. In qualche modo c'è un gesto profetico
che spiega e anticipa ciò che accadrà.
Quando la Chiesa, dopo la Pasqua,
vorrà ritornare al centro della storia al fondamento della propria
fede, riprende proprio il gesto che ha fatto Gesù per spiegare,
interpretare quell'evento. Viene ripreso del pane e lo si spezza, del vino
e lo si versa dicendo su di essi le parole di Gesù.
L'Eucarestia è al centro perchè la Pasqua è al centro.
Essendo al centro la Pasqua noi abbiamo continuamente bisogno di tornare
a questo centro. Il miracolo da cui eravamo partiti, ci mostra unitariamente
non solo chi è il donatore del pane , ma anche chi è il pane.
Una cosa che prima della morte e risurrezione di Cristo non sarebbe stato
possibile comprendere.
d.s.f.