In effetti,
divenuto Gran Duca nel 1587, Ferdinando invita Vittoria a Firenze, a
suo servizio. Vittoria, che sposa il musicista Archilei, vi rimarrà
sino alla morte partecipando attivamente agli eventi musicali della
corte De’ Medici.
Filippo
Vitali ricorda, nella Prefazione alla Aretusa (1620), le origini della
concezione platonica del Canto in Firenze a
cui attesero i migliori ingegni negli ultimi decenni del XVI secolo:
da Giovanni Bardi a Vincenzo Galilei, padre di Galileo, dal poeta
Ottavio Rinuccini ad un musicista - teorico - mecenate cioè Jacopo
Corsi, dal teorico studioso della grecità Girolamo Mei ai grandi
cantori Giulio Caccini ed Jacopo Peri, per citare i protagonisti
principali.
Si tratta di una
concezione che realizza la unicità di poesia-musica
secondo i dettami platonici, concezione che scompare
definitivamente con la generazione appena citata.
Il musicista
fiorentino Filippo Vitali ricorda che è il poeta Rinuccini il
principale artefice ed ispiratore “il
quale, essendo dalle muse unicamente amato e dotato di particolar
talento nell’esprimere gli affetti, avrebbe voluto che il canto più
tosto accrescesse forza alle sue poesie che gliela togliesse”.
Nella prefazione
il Vitali ricorda che “recitata in questo nuovo stile la favola
(cioè la “rappresentazione”) di Dafne,
poesia del detto sig. Ottavio in Firenze in casa del Sig. Jacopo
Corsi alla presenza degl’Ill.i Signor Cardinale dal Monte
e Montaldo e dei Serenissimi Granduca e Granduchessa di Toscana,
piacque per siffatto modo a tutti che gli lasciò attoniti di
stupore"
Dobbiamo
oggi, assolutamente, recuperare e salvare questo Canto e questo
Stile che nell’ultimo decennio del Cinquecento lasciò il Granduca
Ferdinando I de’ Medici e gli illustri presenti “attoniti di
stupore”.
Nella Anfuso
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