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Segreti

Racconto pubblicato nell'antologia NASF 7 Tribute

Data di pubblicazione: 12-02-2012

Presentazione: Chi è la misteriosa Keyla incontrata da Archer in Due giorni e due notti (ENT 1x25) e cosa voleva dal capitano? L'episodio non risponde alle domande e il racconto Segreti ne rappresenta la continuazione ideale: subito dopo la conclusione della guerra con gli Xindi, l'Enterprise scopre un pianeta di classe Minshara sul quale Archer ritrova Keyla. La donna è ospite di una specie che apparirà soltanto in altre serie di Star Trek. Perciò, di questo primo contatto non resterà alcuna traccia nella storia della futura Federazione e il segreto appreso da Archer durante l'incontro sarà svelato soltanto ai tempi di Picard.

Keyla
Keyla, disegno di Raffaella Bozzato.

– Buono, Porthos.
Il capitano Archer riempì la ciotola e la porse al cane che smise di saltellargli intorno e infilò il muso nel cibo. Dopo avere sgranocchiato i croccantini, il beagle tornò al materassino che gli faceva da cuccia e si appisolò.
Vedendolo tranquillo, Archer inserì nel lettore il dischetto con la finale del campionato di pallanuoto, appena arrivata con la posta subspaziale. Poi, sedette al tavolo davanti a un bicchiere di birra e un piatto di salatini per godersi la partita in santa pace. Sapere che il risultato era scritto non gli toglieva il piacere di guardarla: le squadre universitarie di Stanford e del Texas erano avversarie di pari livello e il capitano seguiva con ansia le azioni che si svolgevano rapide da un lato all'altro della piscina.
– Andiamo, tira! – gridò a un tratto al centroboa californiano, vedendolo esitare dopo che la mezz'ala gli aveva passato la palla.
Come se lo avesse sentito, il giocatore effettuò una rovesciata e scagliò la sfera nella porta avversaria.
– Così! – esultò Archer, unendosi all'urlo degli spettatori sulle gradinate.
Il bip dell'interfono irruppe molesto a smorzare il momento di trionfo. Porthos si svegliò e abbaiò per richiamare l'attenzione del padrone. Subito dopo, la voce dell'ufficiale scientifico risuonò nell'alloggio: – T'Pol a capitano.
Archer fermò la registrazione e si avvicinò al comunicatore posizionato sulla paratia. – La ascolto subcomandante.
– Stiamo per raggiungere il sistema Trill. Secondo il database vulcaniano, il quinto pianeta è di classe Minshara.
– Tra quanto tempo ci arriveremo?
– A curvatura quattro, in meno di un'ora.
– Dica al signor Mayweather di tracciare la rotta. Sarò da voi appena l'Enterprise entrerà in orbita.
– I protocolli vulcaniani stabiliscono di non interferire con la cultura locale – lo informò asciutta l'ufficiale.
– Quand'è così, arrivo subito. Archer, chiudo.
Il capitano raccomandò a Porthos di comportarsi bene durante la sua assenza e uscì dalla cabina per recarsi sul ponte. I vulcaniani, pensava durante il tragitto, non avrebbero mai smesso di trattare gli umani come bambini bisognosi di assistenza. Erano arrivati sulla Terra quasi cento anni prima, dopo avere rilevato la traccia del primo volo a curvatura di Zefram Cochrane, e da allora avevano bloccato ogni altro lancio con la scusa che i terrestri non erano pronti a esplorare lo spazio. A causa loro, suo padre non aveva visto viaggiare la nave sul cui motore aveva tanto lavorato. Lui invece era stato costretto a prendere a bordo T'Pol come chaperon, quando infine l'Enterprise era riuscita a partire per la sua prima missione. La vulcaniana era stato chiara, ma lui non era disposto ad ascoltarla: la Flotta Stellare assecondava quelli della sua specie già da troppo tempo ed era arrivato il momento di dimostrare che gli umani potevano cavarsela benissimo anche da soli.
All'arrivo del capitano in plancia, T'Pol si alzò dalla poltrona di comando e riprese il suo posto alla consolle scientifica.
– Cosa sa del pianeta? – le chiese Archer, andando dritto al punto.
– Il suo nome è Trill, come la stella attorno a cui ruota, ed è abitato da una specie umanoide che possiede la tecnologia di curvatura – rispose l'ufficiale – Anni fa, c'è stato un primo contatto con una nostra nave che ha offerto amicizia e sostegno alla popolazione. Sul pianeta, la proposta ha scatenato un dibattito circa l'opportunità di aprirsi a culture esterne. Al termine della discussione, il Consiglio ha stabilito che ci potessero essere relazioni limitate con i membri della mia specie, ma non con le altre.
– Non mi stupisce – bofonchiò il comandante Tucker – Dopo avere conosciuto i vulcaniani, avranno temuto che tutti gli somiglino e hanno deciso di limitare i danni.
Nell'udire quelle parole, T'Pol sollevò il mento e assunse un'espressione distaccata.
Il capitano lanciò un'occhiata di finto rimprovero all'ingegnere. – Credo sia opportuno verificare di persona cosa pensano al riguardo – commentò – Guardiamarina Sato, apra una frequenza di chiamata.
La giovane orientale lanciò il segnale. Quindi, scaricò la struttura linguistica Trill dall'archivio vulcaniano e la allineò alla loro. Quando ricevette la risposta, passò l'immagine proveniente dal pianeta sullo schermo principale della nave e pigiò il tasto del traduttore universale per permettere la conversazione tra il capitano e l'uomo apparso sul monitor il cui volto era coperto ai lati da macchie brune che partivano dalla fronte e finivano nel colletto.
– Sono il cancelliere Sethar Jox – esordì il nuovo venuto – Chi siete e perché ci avete disturbato?
Archer non si lasciò scoraggiare dal tono brusco. – Mi chiamo Jonathan Archer e sono il capitano dell'astronave Enterprise – si presentò a sua volta – Veniamo dal pianeta Terra. Siamo esploratori e perciò interessati a conoscere altre specie.
– Saremo lieti di avervi come nostri ospiti – replicò allora il cancelliere, diventando all'improvviso più cordiale.
Archer non seppe trattenersi dal lanciare un'occhiata di trionfo a T'Pol che però rimase impassibile.
Il capitano tornò a guardare il suo interlocutore. – Apprezziamo l'offerta, cancelliere. Se ci fornisce le coordinate, scenderemo sul pianeta con una navetta.
L'uomo trasmise i dati richiesti.
– Ben fatto, capitano – si complimentò il comandante Tucker a collegamento chiuso – Spero che mi porterai con te.
– Certo, Trip. Hoshi, vuole unirsi a noi?
– Volentieri – rispose la ragazza – Sarò felice di fare pratica della lingua locale, senza dovermi affidare al traduttore.
– La nave è tutta sua, subcomandante – proclamò Archer, restituendo la plancia a T'Pol.
Mentre l'astronave si avvicinava al pianeta, i tre raggiunsero il ponte dell'hangar e salirono a bordo della navetta Uno. Il capitano prese posto al timone; Trip e Hoshi si accomodarono sui sedili posteriori.
Durante il viaggio, Tucker non fece altro che scherzare, non risparmiando le battute sui vulcaniani e sulla necessità di un aggiornamento urgente dei loro protocolli di primo contatto.

Appena sbarcati sulla superficie del pianeta, gli ufficiali dell'Enterprise si diressero alla Torre del Senato dove trovarono ad attenderli un compito attaché che li introdusse alla presenza del cancelliere Jox.
– Eccellenza, i suoi ospiti sono arrivati – annunciò l'addetto diplomatico, inchinandosi davanti all'uomo.
Archer si fece avanti. – Le presento il mio ingegnere capo, il signor Charles Tucker III, e l'ufficiale addetto alle comunicazioni, il guardiamarina Hoshi Sato.
– Mi chiami pure Trip – si intromise il comandante.
– Benvenuti – li accolse il cancelliere – Gradite un po' del nostro cibo? Ho fatto preparare dello stufato kohlanese, servito con birra maraltiana, e fonduta di cioccolata bianca per dessert.
L'uomo li guidò verso la tavola imbandita.
Mentre gli ufficiali della Flotta Stellare assaggiavano le prelibatezze aliene, Jox sembrò distrarsi. Senza una ragione apparente, il viso gli si illuminò e le labbra si distesero in un sorriso. – Vieni pure avanti – disse a qualcuno che stava sopraggiungendo alle spalle del terzetto.
Archer si girò di scatto e rimase a bocca aperta nel vedere la donna a cui era rivolto l'invito. La seguì con lo sguardo, mentre avanzava lungo la sala, bionda e vestita con un corpetto che si fermava sotto il seno e un sarong che le arrivava alle caviglie, entrambi di colore blu. Ammirò le due linee di esagoni color caffellatte che scendevano dagli zigomi al decolleté, per ricongiungersi intorno all'ombelico, e continuò a fissarla anche dopo che lei li ebbe raggiunti.
– Capitano, signori – disse il cancelliere con una punta di orgoglio – vi presento mia moglie, Keyla.
Tucker e Hoshi salutarono, mentre Archer rimase in silenzio, senza togliere gli occhi di dosso dalla donna.
Lei fece finta di nulla. – Chi è il nostro terzo ospite? – chiese al marito.
– Mi perdoni – si decise infine a parlare il capitano – Sono Jonathan Archer.
– Non si scusi. Mia moglie fa questo effetto a molti – lo giustificò il cancelliere – Non trova anche lei che sia bellissima?
– Concordo. Tuttavia, mi ha sorpreso vedere che il vostro aspetto è diverso – rispose Archer, nel tentativo di spiegare il suo silenzio di poco prima.
– Non siamo più diversi di quanto non lo siate lei e il suo grazioso ufficiale – osservò Jox, indicando Hoshi – Ci sono Trill con macchie scure e altri con macchie chiare. Sarebbe stupito, capitano, se le dicessi che ce ne sono alcuni che non ne hanno affatto? Fa parte della nostra variabilità.
Ritenendo esaurito l'argomento macchie, il cancelliere si affrettò a concludere la visita: – Se avrete la bontà di seguirla, mia moglie vi farà visitare la nostra capitale.
– Capitano, che ti succede? Non ti ho mai visto tanto preso da una donna – bisbigliò Tucker, mentre seguivano Keyla fuori dalla sala. – Attento – lo ammonì in tono scherzoso – è una donna sposata. Non vorrai creare un incidente diplomatico al nostro primo contatto, vero?
– L'ho già incontrata, Trip – rivelò Archer. – Dove? – si meravigliò il comandante.
– Su Risa – rispose secco il capitano, ponendo fine alla conversazione.

Keyla guidò i suoi ospiti per le strade di Leran Manev, mostrando loro il museo devritano, l'istituto di ricerca Kem'alta e l'accademia musicale Tebaran. Al termine della gita, li ricondusse alla Torre del Senato e i quattro si sedettero a riposare sulle panchine del parco che la circondava.
– Che vista meravigliosa! – esclamò Hoshi, ammirando la doppia fila di alberi rosati che terminava ai piedi della scalinata dell'edificio.
– Da questo lato è persino migliore – replicò Keyla, guardando il capitano dritto negli occhi.
I due si alzarono e si avviarono nella direzione indicata dalla donna. Hoshi fece per seguirli, ma Tucker la trattenne per un braccio per fare in modo che gli altri rimanessero soli.
Keyla raggiunse una terrazza e si appoggiò alla balaustra di marmo che la delimitava. – Non trova che il mare di Trill abbia un colore magnifico? – chiese ad Archer.
Lui guardò le acque purpuree che lambivano la spiaggia sottostante. – È bello quanto l'oceano di Risa – affermò. Subito dopo, abbandonò i convenevoli e affrontò la donna: – Credo di meritare una spiegazione per quanto è successo sul pianeta.
– Mi dispiace – mormorò lei – Tutto quello che ti ho raccontato è vero: non c'era più niente che mi legasse a Tandar, dopo l'attacco della cabala sulibana in cui ho perso i genitori, mio fratello e mio marito. Sono andata su Risa per modificare il mio aspetto e cominciare una nuova vita, lontana dagli orrori a cui avevo assistito. Tuttavia, quando ho sentito che anche tu conoscevi i sulibani, sono stata presa dal desiderio di vendetta. Speravo che mi dicessi dove si trova la loro base per raggiungerli e attuare il mio proposito. Invece, mi hai accusata di farti le stesse domande del colonnello Grat e l'idea di apparire tanto ossessionata dai sulibani quanto l'uomo che ne ha rinchiusi a centinaia nei centri di detenzione, anche se innocenti, mi ha fatto riflettere. Mi sono fermata. Tu però insistevi e io ho temuto di compromettere la mia nuova identità. Così, ti ho iniettato il sonnifero e sono fuggita.
Dopo la spiegazione, Archer rimase in silenzio.
– Potrai mai perdonarmi? – gli chiese perciò Keyla.
– L'ho già fatto – rispose lui – Mi dispiace soltanto che tu non abbia avuto più fiducia in me.
– Mio marito crede che io sia una Trill – aggiunse la donna.
– Manterrò il tuo segreto – la rassicurò il capitano.
– Vorrei che tu dimenticassi il nostro primo incontro – sospirò lei.
– Temo che non sarà possibile – ribatté asciutto Archer.
In quel momento, si udì un boato. Foglie e pezzi di rami, mescolati a fumo e polvere, cominciarono a volare intorno a loro. Archer abbracciò Keyla nel tentativo di farle scudo con il suo corpo, ma lo spostamento d'aria fece ruzzolare a terra entrambi.
Dopo la caduta, il capitano si sollevò per primo e tese la mano alla donna per aiutarla a rialzarsi. I due si mossero in cerca degli altri, ma furono presto circondati da un commando che, minacciandoli con le pistole, riuscì a trascinare Keyla via con sé.
Quando le Sentinelle dell'esercito Trill giunsero in soccorso del capitano, la donna era già svanita. Archer e i suoi compagni furono riuniti e ricondotti dal cancelliere.
– Speravo di non commettere l'errore dell'altra volta – si lamentò l'uomo, quando li vide tornare – ma ho sbagliato di nuovo, invitandovi.
I tre si guardarono senza capire.
– Prima di voi, e dopo i vulcaniani, abbiamo conosciuto un'altra specie: i L'Dira. Li abbiamo allontanati, ma purtroppo hanno scambiato la nostra riservatezza per ostilità e ci hanno attaccato – spiegò Jox – Quella volta, abbiamo avuto più di cinquanta vittime. Da allora, tento di far capire al Consiglio l'importanza di aprirsi alle altre culture. Tuttavia, ci sono gruppi armati che non vedono di buon occhio i rapporti con le altre specie. Questo lo sapete già, lo avete sperimentato sulla vostra pelle. Ciò che non sapete è che i terroristi sono spalleggiati da persone che hanno un grande peso nella conduzione sociale e politica del pianeta. Sono sicuro che hanno rapito mia moglie per costringermi a dimettermi ed eleggere un nuovo cancelliere che chiuda le frontiere di Trill a chiunque provenga dall'esterno.
– Questo non sarà necessario, se Keyla viene liberata – replicò Archer.
– Temo di avere le mani legate – constatò con amarezza Jox – Inviare l'esercito a salvare mia moglie potrebbe essere considerato un atto aggressivo. Non vorrei trovarmi nella sfortunata posizione di dare inizio a una guerra civile.
– Mi permetta di offrirle il nostro aiuto – propose il capitano – Con gli strumenti di cui dispone l'Enterprise possiamo rintracciare Keyla con facilità. Penseremo noi a liberarla, senza che i suoi uomini debbano intervenire.
– E sia – concesse il cancelliere – Ma fate attenzione perché potrebbe essere pericoloso.
Dopo avere ottenuto il permesso di Jox, Archer si allontanò di qualche passo. – Archer a Enterprise – bisbigliò nel comunicatore per contattare la sua nave.
– Sono T'Pol – fu la pronta risposta del subcomandante.
– Si ricorda della bioscansione tandarana che le avevo inviato da Risa? Localizzi quei segni vitali qui sul pianeta e mi comunichi la posizione.
Appena T'Pol fornì le coordinate, Archer e gli altri si congedarono da Jox e si diressero al luogo segnalato, stando attenti a non farsi notare lungo il cammino: le Sentinelle Trill avevano ricevuto l'ordine di lasciarli passare, ma anche di non intervenire in loro aiuto, in caso di nuovi disordini.

Le indicazioni dell'ufficiale scientifico portarono Archer e i suoi compagni alle caverne di Mak'ala, una zona ricca di anfratti e cavità naturali.
I tre si addentrarono in una galleria, seguendo la luce che si intravedeva al fondo. Il terreno, sotto i loro piedi, era scivoloso e costeggiava un fiumiciattolo fatto di una sostanza lattiginosa.
Gli ufficiali della Flotta Stellare continuarono ad avanzare, mantenendosi a ridosso delle rocce, finché raggiunsero una caverna illuminata da una torcia, appesa a un anello di ferro conficcato nella parete. Altre due torce erano posizionate ai bordi di una vasca circolare in pietra, colma dello stesso liquido biancastro che avevano visto in precedenza. Questa volta però la superficie dell'acqua era percorsa da scariche elettriche.
Hoshi estrasse il tricorder dallo zaino ed eseguì una scansione.
– Cosa vede? – le chiese il capitano, incuriosito.
– L'acqua è popolata da creature simili alle anguille elettriche dell'Amazzonia – rispose la ragazza, riponendo l'apparecchio.
– Potrebbero interessare al dottor Phlox – osservò Tucker – Riesce a ricavare cure miracolose dalla zoo che si è portato a bordo.
– Non siamo qui per procurare nuovi animali al dottore – gli rammentò Archer.
All'improvviso, si udirono alcuni colpi di arma da fuoco. Pronti, il capitano e gli altri si accucciarono, riparandosi dietro la vasca. Da quella posizione, puntarono i phaser verso la fonte degli spari e risposero colpo su colpo al fuoco nemico.
La scaramuccia andò avanti per qualche minuto. Quando però uno dei raggi di Tucker colpì la superficie dell'acqua, facendo intensificare le scariche elettriche, un uomo vestito di una tunica marrone sbucò da una sporgenza della roccia, tenendo le mani in altro. – Cessate il fuoco! – gridò – Stiamo per rilasciare l'ostaggio.
I tre si alzarono e videro avanzare un secondo uomo che reggeva la pistola in una mano e artigliava il braccio di Keyla con l'altra.
L'uomo con la tunica si avvicinò alla donna e recise il nodo della corda che le legava i polsi. Poi, la spinse verso di loro. – Andate via e non tornate mai più – ordinò.
Il gruppetto fece dietrofront.
– Che strano – esclamò Tucker rivolto a Keyla, mentre riguadagnavano l’uscita – Sembrava quasi che quegli uomini tenessero più alle creature acquatiche che a lei.
– I Trill sono una specie doppia – spiegò la donna – Le creature nella vasca sono i simbionti degli umanoidi che abitano il pianeta. Tuttavia, non tutti i Trill sono uniti e ricevere un simbionte è un onore che richiede consapevolezza e preparazione. I simbionti sono più longevi dei loro ospiti e possono vivere parecchie vite. Molti Trill li considerano capsule del tempo viventi che preservano i valori e le antiche tradizioni del pianeta. Gli uomini nella caverna sono i loro guardiani e credono di doverli difendere a ogni costo dagli estranei.
Quando gli ufficiali della Flotta Stellare furono di nuovo di fronte a Jox, il cancelliere li accolse con un misto di riconoscenza e imbarazzo: – Vi sono grato per avermi riportato mia moglie, ma devo chiedervi di lasciare il pianeta e di non rivelare a nessuno ciò che avete appreso. Gli eventi appena accaduti ci insegnano che non siamo pronti a incontrare altre specie. Dobbiamo prima risolvere i nostri conflitti. Per quanto è in mio potere, farò in modo che accada presto.
– Elimineremo la registrazione del nostro incontro dai diari di bordo e avvertiremo il Comando di Flotta di attenersi ai protocolli vulcaniani per quanto riguarda il vostro pianeta – promise Archer.
I tre salutarono i loro ospiti e tornarono all'Enterprise.
– Allora, capitano – chiese Trip con fare sornione, appena furono di nuovo in plancia – quando ti deciderai a dirci cosa è successo su Risa?
– Subito dopo che tu e Malcom ci avrete spiegato perché vi siete presentati in mutande all'appuntamento con la navetta – replicò Archer.
Il tenente Reed sollevò di scatto lo sguardo dalla consolle degli armamenti e lanciò un'occhiata piena di panico a Tucker, scuotendo allo stesso tempo la testa.
Trip ripensò alle bellissime aliene che lui e Malcom avevano conosciuto in un bar di Risa. Lusingati dalle loro attenzioni, le avevano seguite senza riflettere in una cantina dove quelle si erano trasformate in due marinai che li avevano storditi, legati e lasciati seminudi. L'ingegnere strizzò l'occhio all'amico: nessuno doveva sapere quanto erano stati sprovveduti. – Un'altra volta, capitano. Mi sono appena ricordato che gli iniettori del plasma hanno bisogno di una pulitina – esclamò, defilandosi.



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