Presentazione: Chi è la misteriosa
Keyla incontrata da Archer in Due giorni e due notti (ENT 1x25) e
cosa voleva dal capitano? L'episodio non risponde alle domande e
il racconto Segreti ne rappresenta la continuazione ideale:
subito dopo la conclusione della guerra con gli Xindi,
l'Enterprise scopre un pianeta di classe Minshara sul quale
Archer ritrova Keyla. La donna è ospite di una specie che
apparirà soltanto in altre serie di Star Trek.
Perciò, di questo primo contatto non resterà alcuna
traccia nella storia della futura Federazione e il segreto
appreso da Archer durante l'incontro sarà svelato soltanto
ai tempi di Picard.
Keyla, disegno di Raffaella Bozzato.
– Buono, Porthos.
Il capitano Archer riempì la ciotola e la porse al cane
che smise di saltellargli intorno e infilò il muso nel
cibo. Dopo avere sgranocchiato i croccantini, il beagle
tornò al materassino che gli faceva da cuccia e si
appisolò.
Vedendolo tranquillo, Archer inserì nel lettore il
dischetto con la finale del campionato di pallanuoto, appena
arrivata con la posta subspaziale. Poi, sedette al tavolo davanti
a un bicchiere di birra e un piatto di salatini per godersi la
partita in santa pace. Sapere che il risultato era scritto non
gli toglieva il piacere di guardarla: le squadre universitarie di
Stanford e del Texas erano avversarie di pari livello e il
capitano seguiva con ansia le azioni che si svolgevano rapide da
un lato all'altro della piscina.
– Andiamo, tira! – gridò a un tratto al
centroboa californiano, vedendolo esitare dopo che la mezz'ala
gli aveva passato la palla.
Come se lo avesse sentito, il giocatore effettuò una
rovesciata e scagliò la sfera nella porta avversaria.
– Così! – esultò Archer, unendosi
all'urlo degli spettatori sulle gradinate.
Il bip dell'interfono irruppe molesto a smorzare il momento di
trionfo. Porthos si svegliò e abbaiò per richiamare
l'attenzione del padrone. Subito dopo, la voce dell'ufficiale
scientifico risuonò nell'alloggio: – T'Pol a
capitano.
Archer fermò la registrazione e si avvicinò al
comunicatore posizionato sulla paratia. – La ascolto
subcomandante.
– Stiamo per raggiungere il sistema Trill. Secondo il
database vulcaniano, il quinto pianeta è di classe
Minshara.
– Tra quanto tempo ci arriveremo?
– A curvatura quattro, in meno di un'ora.
– Dica al signor Mayweather di tracciare la rotta.
Sarò da voi appena l'Enterprise entrerà in
orbita.
– I protocolli vulcaniani stabiliscono di non interferire
con la cultura locale – lo informò asciutta
l'ufficiale.
– Quand'è così, arrivo subito. Archer,
chiudo.
Il capitano raccomandò a Porthos di comportarsi bene
durante la sua assenza e uscì dalla cabina per recarsi sul
ponte. I vulcaniani, pensava durante il tragitto, non avrebbero
mai smesso di trattare gli umani come bambini bisognosi di
assistenza. Erano arrivati sulla Terra quasi cento anni prima,
dopo avere rilevato la traccia del primo volo a curvatura di
Zefram Cochrane, e da allora avevano bloccato ogni altro lancio
con la scusa che i terrestri non erano pronti a esplorare lo
spazio. A causa loro, suo padre non aveva visto viaggiare la nave
sul cui motore aveva tanto lavorato. Lui invece era stato
costretto a prendere a bordo T'Pol come chaperon, quando infine
l'Enterprise era riuscita a partire per la sua prima missione. La
vulcaniana era stato chiara, ma lui non era disposto ad
ascoltarla: la Flotta Stellare assecondava quelli della sua
specie già da troppo tempo ed era arrivato il momento di
dimostrare che gli umani potevano cavarsela benissimo anche da
soli.
All'arrivo del capitano in plancia, T'Pol si alzò dalla
poltrona di comando e riprese il suo posto alla consolle
scientifica.
– Cosa sa del pianeta? – le chiese Archer, andando
dritto al punto.
– Il suo nome è Trill, come la stella attorno a cui
ruota, ed è abitato da una specie umanoide che possiede la
tecnologia di curvatura – rispose l'ufficiale – Anni
fa, c'è stato un primo contatto con una nostra nave che ha
offerto amicizia e sostegno alla popolazione. Sul pianeta, la
proposta ha scatenato un dibattito circa l'opportunità di
aprirsi a culture esterne. Al termine della discussione, il
Consiglio ha stabilito che ci potessero essere relazioni limitate
con i membri della mia specie, ma non con le altre.
– Non mi stupisce – bofonchiò il comandante
Tucker – Dopo avere conosciuto i vulcaniani, avranno temuto
che tutti gli somiglino e hanno deciso di limitare i danni.
Nell'udire quelle parole, T'Pol sollevò il mento e assunse
un'espressione distaccata.
Il capitano lanciò un'occhiata di finto rimprovero
all'ingegnere. – Credo sia opportuno verificare di persona
cosa pensano al riguardo – commentò –
Guardiamarina Sato, apra una frequenza di chiamata.
La giovane orientale lanciò il segnale. Quindi,
scaricò la struttura linguistica Trill dall'archivio
vulcaniano e la allineò alla loro. Quando ricevette la
risposta, passò l'immagine proveniente dal pianeta sullo
schermo principale della nave e pigiò il tasto del
traduttore universale per permettere la conversazione tra il
capitano e l'uomo apparso sul monitor il cui volto era coperto ai
lati da macchie brune che partivano dalla fronte e finivano nel
colletto.
– Sono il cancelliere Sethar Jox – esordì il
nuovo venuto – Chi siete e perché ci avete
disturbato?
Archer non si lasciò scoraggiare dal tono brusco. –
Mi chiamo Jonathan Archer e sono il capitano dell'astronave
Enterprise – si presentò a sua volta – Veniamo
dal pianeta Terra. Siamo esploratori e perciò interessati
a conoscere altre specie.
– Saremo lieti di avervi come nostri ospiti –
replicò allora il cancelliere, diventando all'improvviso
più cordiale.
Archer non seppe trattenersi dal lanciare un'occhiata di trionfo
a T'Pol che però rimase impassibile.
Il capitano tornò a guardare il suo interlocutore. –
Apprezziamo l'offerta, cancelliere. Se ci fornisce le coordinate,
scenderemo sul pianeta con una navetta.
L'uomo trasmise i dati richiesti.
– Ben fatto, capitano – si complimentò il
comandante Tucker a collegamento chiuso – Spero che mi
porterai con te.
– Certo, Trip. Hoshi, vuole unirsi a noi?
– Volentieri – rispose la ragazza – Sarò
felice di fare pratica della lingua locale, senza dovermi
affidare al traduttore.
– La nave è tutta sua, subcomandante –
proclamò Archer, restituendo la plancia a T'Pol.
Mentre l'astronave si avvicinava al pianeta, i tre raggiunsero il
ponte dell'hangar e salirono a bordo della navetta Uno. Il
capitano prese posto al timone; Trip e Hoshi si accomodarono sui
sedili posteriori.
Durante il viaggio, Tucker non fece altro che scherzare, non
risparmiando le battute sui vulcaniani e sulla necessità
di un aggiornamento urgente dei loro protocolli di primo
contatto.
Appena sbarcati sulla superficie del pianeta,
gli ufficiali dell'Enterprise si diressero alla Torre del Senato
dove trovarono ad attenderli un compito attaché che li
introdusse alla presenza del cancelliere Jox.
– Eccellenza, i suoi ospiti sono arrivati –
annunciò l'addetto diplomatico, inchinandosi davanti
all'uomo.
Archer si fece avanti. – Le presento il mio ingegnere capo,
il signor Charles Tucker III, e l'ufficiale addetto alle
comunicazioni, il guardiamarina Hoshi Sato.
– Mi chiami pure Trip – si intromise il
comandante.
– Benvenuti – li accolse il cancelliere –
Gradite un po' del nostro cibo? Ho fatto preparare dello stufato
kohlanese, servito con birra maraltiana, e fonduta di cioccolata
bianca per dessert.
L'uomo li guidò verso la tavola imbandita.
Mentre gli ufficiali della Flotta Stellare assaggiavano le
prelibatezze aliene, Jox sembrò distrarsi. Senza una
ragione apparente, il viso gli si illuminò e le labbra si
distesero in un sorriso. – Vieni pure avanti – disse
a qualcuno che stava sopraggiungendo alle spalle del
terzetto.
Archer si girò di scatto e rimase a bocca aperta nel
vedere la donna a cui era rivolto l'invito. La seguì con
lo sguardo, mentre avanzava lungo la sala, bionda e vestita con
un corpetto che si fermava sotto il seno e un sarong che le
arrivava alle caviglie, entrambi di colore blu. Ammirò le
due linee di esagoni color caffellatte che scendevano dagli
zigomi al decolleté, per ricongiungersi intorno
all'ombelico, e continuò a fissarla anche dopo che lei li
ebbe raggiunti.
– Capitano, signori – disse il cancelliere con una
punta di orgoglio – vi presento mia moglie, Keyla.
Tucker e Hoshi salutarono, mentre Archer rimase in silenzio,
senza togliere gli occhi di dosso dalla donna.
Lei fece finta di nulla. – Chi è il nostro terzo
ospite? – chiese al marito.
– Mi perdoni – si decise infine a parlare il capitano
– Sono Jonathan Archer.
– Non si scusi. Mia moglie fa questo effetto a molti
– lo giustificò il cancelliere – Non trova
anche lei che sia bellissima?
– Concordo. Tuttavia, mi ha sorpreso vedere che il vostro
aspetto è diverso – rispose Archer, nel tentativo di
spiegare il suo silenzio di poco prima.
– Non siamo più diversi di quanto non lo siate lei e
il suo grazioso ufficiale – osservò Jox, indicando
Hoshi – Ci sono Trill con macchie scure e altri con macchie
chiare. Sarebbe stupito, capitano, se le dicessi che ce ne sono
alcuni che non ne hanno affatto? Fa parte della nostra
variabilità.
Ritenendo esaurito l'argomento macchie, il cancelliere si
affrettò a concludere la visita: – Se avrete la
bontà di seguirla, mia moglie vi farà visitare la
nostra capitale.
– Capitano, che ti succede? Non ti ho mai visto tanto preso
da una donna – bisbigliò Tucker, mentre seguivano
Keyla fuori dalla sala. – Attento – lo ammonì
in tono scherzoso – è una donna sposata. Non vorrai
creare un incidente diplomatico al nostro primo contatto,
vero?
– L'ho già incontrata, Trip – rivelò
Archer. – Dove? – si meravigliò il
comandante.
– Su Risa – rispose secco il capitano, ponendo fine
alla conversazione.
Keyla guidò i suoi ospiti per le strade
di Leran Manev, mostrando loro il museo devritano, l'istituto di
ricerca Kem'alta e l'accademia musicale Tebaran. Al termine della
gita, li ricondusse alla Torre del Senato e i quattro si
sedettero a riposare sulle panchine del parco che la
circondava.
– Che vista meravigliosa! – esclamò Hoshi,
ammirando la doppia fila di alberi rosati che terminava ai piedi
della scalinata dell'edificio.
– Da questo lato è persino migliore –
replicò Keyla, guardando il capitano dritto negli
occhi.
I due si alzarono e si avviarono nella direzione indicata dalla
donna. Hoshi fece per seguirli, ma Tucker la trattenne per un
braccio per fare in modo che gli altri rimanessero soli.
Keyla raggiunse una terrazza e si appoggiò alla balaustra
di marmo che la delimitava. – Non trova che il mare di
Trill abbia un colore magnifico? – chiese ad Archer.
Lui guardò le acque purpuree che lambivano la spiaggia
sottostante. – È bello quanto l'oceano di Risa
– affermò. Subito dopo, abbandonò i
convenevoli e affrontò la donna: – Credo di meritare
una spiegazione per quanto è successo sul pianeta.
– Mi dispiace – mormorò lei – Tutto
quello che ti ho raccontato è vero: non c'era più
niente che mi legasse a Tandar, dopo l'attacco della cabala
sulibana in cui ho perso i genitori, mio fratello e mio marito.
Sono andata su Risa per modificare il mio aspetto e cominciare
una nuova vita, lontana dagli orrori a cui avevo assistito.
Tuttavia, quando ho sentito che anche tu conoscevi i sulibani,
sono stata presa dal desiderio di vendetta. Speravo che mi
dicessi dove si trova la loro base per raggiungerli e attuare il
mio proposito. Invece, mi hai accusata di farti le stesse domande
del colonnello Grat e l'idea di apparire tanto ossessionata dai
sulibani quanto l'uomo che ne ha rinchiusi a centinaia nei centri
di detenzione, anche se innocenti, mi ha fatto riflettere. Mi
sono fermata. Tu però insistevi e io ho temuto di
compromettere la mia nuova identità. Così, ti ho
iniettato il sonnifero e sono fuggita.
Dopo la spiegazione, Archer rimase in silenzio.
– Potrai mai perdonarmi? – gli chiese perciò
Keyla.
– L'ho già fatto – rispose lui – Mi
dispiace soltanto che tu non abbia avuto più fiducia in
me.
– Mio marito crede che io sia una Trill – aggiunse la
donna.
– Manterrò il tuo segreto – la
rassicurò il capitano.
– Vorrei che tu dimenticassi il nostro primo incontro
– sospirò lei.
– Temo che non sarà possibile – ribatté
asciutto Archer.
In quel momento, si udì un boato. Foglie e pezzi di rami,
mescolati a fumo e polvere, cominciarono a volare intorno a loro.
Archer abbracciò Keyla nel tentativo di farle scudo con il
suo corpo, ma lo spostamento d'aria fece ruzzolare a terra
entrambi.
Dopo la caduta, il capitano si sollevò per primo e tese la
mano alla donna per aiutarla a rialzarsi. I due si mossero in
cerca degli altri, ma furono presto circondati da un commando
che, minacciandoli con le pistole, riuscì a trascinare
Keyla via con sé.
Quando le Sentinelle dell'esercito Trill giunsero in soccorso del
capitano, la donna era già svanita. Archer e i suoi
compagni furono riuniti e ricondotti dal cancelliere.
– Speravo di non commettere l'errore dell'altra volta
– si lamentò l'uomo, quando li vide tornare –
ma ho sbagliato di nuovo, invitandovi.
I tre si guardarono senza capire.
– Prima di voi, e dopo i vulcaniani, abbiamo conosciuto
un'altra specie: i L'Dira. Li abbiamo allontanati, ma purtroppo
hanno scambiato la nostra riservatezza per ostilità e ci
hanno attaccato – spiegò Jox – Quella volta,
abbiamo avuto più di cinquanta vittime. Da allora, tento
di far capire al Consiglio l'importanza di aprirsi alle altre
culture. Tuttavia, ci sono gruppi armati che non vedono di buon
occhio i rapporti con le altre specie. Questo lo sapete
già, lo avete sperimentato sulla vostra pelle. Ciò
che non sapete è che i terroristi sono spalleggiati da
persone che hanno un grande peso nella conduzione sociale e
politica del pianeta. Sono sicuro che hanno rapito mia moglie per
costringermi a dimettermi ed eleggere un nuovo cancelliere che
chiuda le frontiere di Trill a chiunque provenga
dall'esterno.
– Questo non sarà necessario, se Keyla viene
liberata – replicò Archer.
– Temo di avere le mani legate – constatò con
amarezza Jox – Inviare l'esercito a salvare mia moglie
potrebbe essere considerato un atto aggressivo. Non vorrei
trovarmi nella sfortunata posizione di dare inizio a una guerra
civile.
– Mi permetta di offrirle il nostro aiuto – propose
il capitano – Con gli strumenti di cui dispone l'Enterprise
possiamo rintracciare Keyla con facilità. Penseremo noi a
liberarla, senza che i suoi uomini debbano intervenire.
– E sia – concesse il cancelliere – Ma fate
attenzione perché potrebbe essere pericoloso.
Dopo avere ottenuto il permesso di Jox, Archer si
allontanò di qualche passo. – Archer a Enterprise
– bisbigliò nel comunicatore per contattare la sua
nave.
– Sono T'Pol – fu la pronta risposta del
subcomandante.
– Si ricorda della bioscansione tandarana che le avevo
inviato da Risa? Localizzi quei segni vitali qui sul pianeta e mi
comunichi la posizione.
Appena T'Pol fornì le coordinate, Archer e gli altri si
congedarono da Jox e si diressero al luogo segnalato, stando
attenti a non farsi notare lungo il cammino: le Sentinelle Trill
avevano ricevuto l'ordine di lasciarli passare, ma anche di non
intervenire in loro aiuto, in caso di nuovi disordini.
Le indicazioni dell'ufficiale scientifico
portarono Archer e i suoi compagni alle caverne di Mak'ala, una
zona ricca di anfratti e cavità naturali.
I tre si addentrarono in una galleria, seguendo la luce che si
intravedeva al fondo. Il terreno, sotto i loro piedi, era
scivoloso e costeggiava un fiumiciattolo fatto di una sostanza
lattiginosa.
Gli ufficiali della Flotta Stellare continuarono ad avanzare,
mantenendosi a ridosso delle rocce, finché raggiunsero una
caverna illuminata da una torcia, appesa a un anello di ferro
conficcato nella parete. Altre due torce erano posizionate ai
bordi di una vasca circolare in pietra, colma dello stesso
liquido biancastro che avevano visto in precedenza. Questa volta
però la superficie dell'acqua era percorsa da scariche
elettriche.
Hoshi estrasse il tricorder dallo zaino ed eseguì una
scansione.
– Cosa vede? – le chiese il capitano,
incuriosito.
– L'acqua è popolata da creature simili alle
anguille elettriche dell'Amazzonia – rispose la ragazza,
riponendo l'apparecchio.
– Potrebbero interessare al dottor Phlox –
osservò Tucker – Riesce a ricavare cure miracolose
dalla zoo che si è portato a bordo.
– Non siamo qui per procurare nuovi animali al dottore
– gli rammentò Archer.
All'improvviso, si udirono alcuni colpi di arma da fuoco. Pronti,
il capitano e gli altri si accucciarono, riparandosi dietro la
vasca. Da quella posizione, puntarono i phaser verso la fonte
degli spari e risposero colpo su colpo al fuoco nemico.
La scaramuccia andò avanti per qualche minuto. Quando
però uno dei raggi di Tucker colpì la superficie
dell'acqua, facendo intensificare le scariche elettriche, un uomo
vestito di una tunica marrone sbucò da una sporgenza della
roccia, tenendo le mani in altro. – Cessate il fuoco!
– gridò – Stiamo per rilasciare
l'ostaggio.
I tre si alzarono e videro avanzare un secondo uomo che reggeva
la pistola in una mano e artigliava il braccio di Keyla con
l'altra.
L'uomo con la tunica si avvicinò alla donna e recise il
nodo della corda che le legava i polsi. Poi, la spinse verso di
loro. – Andate via e non tornate mai più –
ordinò.
Il gruppetto fece dietrofront.
– Che strano – esclamò Tucker rivolto a Keyla,
mentre riguadagnavano l’uscita – Sembrava quasi che
quegli uomini tenessero più alle creature acquatiche che a
lei.
– I Trill sono una specie doppia – spiegò la
donna – Le creature nella vasca sono i simbionti degli
umanoidi che abitano il pianeta. Tuttavia, non tutti i Trill sono
uniti e ricevere un simbionte è un onore che richiede
consapevolezza e preparazione. I simbionti sono più
longevi dei loro ospiti e possono vivere parecchie vite. Molti
Trill li considerano capsule del tempo viventi che preservano i
valori e le antiche tradizioni del pianeta. Gli uomini nella
caverna sono i loro guardiani e credono di doverli difendere a
ogni costo dagli estranei.
Quando gli ufficiali della Flotta Stellare furono di nuovo di
fronte a Jox, il cancelliere li accolse con un misto di
riconoscenza e imbarazzo: – Vi sono grato per avermi
riportato mia moglie, ma devo chiedervi di lasciare il pianeta e
di non rivelare a nessuno ciò che avete appreso. Gli
eventi appena accaduti ci insegnano che non siamo pronti a
incontrare altre specie. Dobbiamo prima risolvere i nostri
conflitti. Per quanto è in mio potere, farò in modo
che accada presto.
– Elimineremo la registrazione del nostro incontro dai
diari di bordo e avvertiremo il Comando di Flotta di attenersi ai
protocolli vulcaniani per quanto riguarda il vostro pianeta
– promise Archer.
I tre salutarono i loro ospiti e tornarono all'Enterprise.
– Allora, capitano – chiese Trip con fare sornione,
appena furono di nuovo in plancia – quando ti deciderai a
dirci cosa è successo su Risa?
– Subito dopo che tu e Malcom ci avrete spiegato
perché vi siete presentati in mutande all'appuntamento con
la navetta – replicò Archer.
Il tenente Reed sollevò di scatto lo sguardo dalla
consolle degli armamenti e lanciò un'occhiata piena di
panico a Tucker, scuotendo allo stesso tempo la testa.
Trip ripensò alle bellissime aliene che lui e Malcom
avevano conosciuto in un bar di Risa. Lusingati dalle loro
attenzioni, le avevano seguite senza riflettere in una cantina
dove quelle si erano trasformate in due marinai che li avevano
storditi, legati e lasciati seminudi. L'ingegnere strizzò
l'occhio all'amico: nessuno doveva sapere quanto erano stati
sprovveduti. – Un'altra volta, capitano. Mi sono appena
ricordato che gli iniettori del plasma hanno bisogno di una
pulitina – esclamò, defilandosi.
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