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CuccuruQ

Data di pubblicazione: 04-03-2012

Presentazione: CuccuruQ è stato scritto in occasione della campagna di flotta STIC intitolata Racconto forzato trek. La prova consisteva nello scrivere un racconto lungo al massimo cinquemila battute che includesse le seguenti parole: andoriano, arpione, assassino, astronave, cavolfiore, commodoro, comunicatore, francese, latteria, missile, pistola trifasica a dardi retroproiettati, pollo di gomma, sarchiapone, siluro fotonico, tempesta e William Shakespeare.


– Non le piace, T'Pol? – chiese Archer, vedendo che la vulcaniana rigirava la forchetta nel piatto – Eppure, il cuoco ha preparato il cavolfiore alla francese apposta per lei.
– Non credevo di dovere usare gli inibitori olfattivi anche per le vostre verdure – replicò secca il sub-comandante.
– Vuole assaggiare? – la stuzzicò Trip, spingendo verso di lei il piatto con la bistecca.
T'Pol arricciò il naso.
In quel momento, si udì il bip di una chiamata e la voce di Hoshi risuonò nell'alloggio: –Capitano.
Archer si avvicinò al comunicatore posizionato sulla paratia e schiacciò il pulsante. – La ascolto, guardiamarina.
– Ho ricevuto una comunicazione subspaziale dal commodoro Forrest.
– L'ammiraglio Forrest – la corresse il capitano.
– Nossignore – ribatté Hoshi – si è qualificato come commodoro e questa è la prima stranezza. La seconda è che il segnale proveniva da una luna situata al confine vulcaniano-andoriano.
– Cosa diceva il messaggio?
– Vi aspetto. E questa è la stranezza più strana di tutte – concluse il guardiamarina.
– Dica al signor Mayweather di tracciare una rotta. Sto arrivando. Archer chiudo.

Quando l'Enterprise raggiunse la fonte del segnale, Archer e Trip salirono a bordo della navetta Uno e si diressero al satellite.
Durante il viaggio, i sensori segnalarono la presenza di uno sparviero klingon. Prima che potessero contattarla, l'astronave armò un siluro fotonico e lo scagliò verso di loro. Gli scudi della navetta assorbirono il colpo. Poi, così come era apparso, lo sparviero scomparve e gli ufficiali proseguirono la discesa senza altri intoppi.
Il posto in cui sbarcarono era arido e costellato di rocce polverose. Nel mezzo di quel nulla opaco, c'era una casa, circondata da un prato e una staccionata bianca. Archer e Trip si avvicinarono.
Al loro arrivo, la porta si spalancò e i due si trovarono in una stanza arredata soltanto con un televisore e un divano su cui sedeva un uomo che dava loro le spalle.
Sullo schermo, scorrevano le immagini in bianco e nero di quattro passeggeri in uno scompartimento ferroviario che discutevano del sarchiapone americano. Righe di elettricità statica zigzagarono per qualche secondo sul monitor e la scena cambiò, mostrando dapprima un ragazzo, fermo sotto l'insegna di una latteria, che cantava a squarciagola Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, poi un uomo con l'impermeabile e lo sguardo storto che arrestava un assassino e infine un missile pronto a partire.
L'uomo sul divano rise alle gag, pianse ascoltando la canzone, sussultò di fronte al poliziesco e applaudì al lancio.
Confusi dalla situazione insolita, Archer e Trip gli si portarono di fronte e il capitano rimase di stucco nel vedere che aveva lo stesso aspetto di Forrest, ma più giovane di qualche anno. – Chi è lei? – chiese.
– Sono un Q – rispose l'altro – Da quando avete cominciato a viaggiare nello spazio, avete attirato la nostra attenzione. Questi vecchi filmati ci dicono molto della vostra specie, ma non c'è niente di meglio di un incontro personale per capire di che pasta siete fatti. Ho pensato di mostrarmi a voi con una faccia familiare per facilitare la nostra conoscenza. Mi sono permesso anche di sottoporvi a una piccola prova, prima che arrivaste.
– Lo sparviero klingon – sospirò il capitano.
Il Q annuì e chiese loro: – Avete fame?
Senza aspettare la risposta, schioccò le dita e, con uno sguish stridente, i tre furono catapultati in un fast-food con tavoli coperti da tovaglie a quadretti bianchi e rossi. Su ognuno di essi, c'era un pollo di gomma che reggeva un foglio tra le alucce. I galletti si animarono di colpo e strillarono all'unisono: – CuccuruQ, il tuo menu.
Trip trasalì. Estrasse d'istinto il phaser e si trovò in mano un tubo di legno da cui sporgeva la punta di una freccia rivolta minacciosamente verso di lui.
– Stia attento – lo ammonì il Q – È una pistola trifasica a dardi retroproiettati. Se non la sa usare, potrebbe farsi male.
Trip lasciò cadere a terra l'oggetto.
Il Q piegò il pollice della mano destra sull'anulare e mignolo e portò le altre due dita agli occhi, quindi le girò verso di loro – Vi tengo d'occhio – disse, prima di svanire.
La casa scomparve con lui e Archer e Trip si incamminarono verso il loro veicolo.

Sulla via del ritorno, i due ufficiali incapparono in una tempesta ionica che mise fuori uso la navigazione e le comunicazioni. La navetta cominciò ad andare alla deriva.
– Sarà un altro test del nostro amico? – chiese Trip.
– Se così fosse, adesso sta davvero esagerando – esclamò il capitano.
In quell'istante, si sentirono due colpi metallici seguiti da uno strattone: l'Enterprise era venuta in loro aiuto, agganciandoli con l'arpione e riportandoli sani e salvi dentro l'hangar.
– Non bastavano i vulcaniani – bofonchiò Trip, quando furono in plancia – Adesso c'è un'altra specie che pretende di controllarci e sembra anche capricciosa. Sei preoccupato, capitano?
– Per niente – rispose Archer – William Shakespeare ha detto: gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino.


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