Presentazione: Un'avventura olografica
del capitano Picard nei panni di Dixon Hill. Sulle tracce di una
spilla scomparsa, inseguendo una misteriosa femme fatale,
Picard/Dixon Hill passa di indizio in indizio, fino alla
risoluzione del caso. Ma l'imprevisto, si sa, è sempre in
agguato...
1. Una tranquilla missione
Data astrale 43976.2.
Diario del capitano.
"Ci stiamo dirigendo verso Ayrie 7, un pianeta di recente
terraformazione, su cui si è insediata una colonia
multirazziale, composta per la maggior parte da umani, un
discreto numero di vulcaniani e un nucleo più piccolo di
bajoriani, cui si aggiungeranno presto altre razze.
Durante le prime fasi di vita del nuovo pianeta, quelle
più critiche, solamente agli scienziati è stato
dato il permesso di scendere sulla superficie e ora le famiglie
stanno viaggiando sull'Enterprise per andare a riunirsi con i
loro cari.
Trasportiamo anche rifornimenti, principalmente viveri, in attesa
che i coloni riescano a trarre dal pianeta, in modo autonomo, le
risorse necessarie per il loro sostentamento e, inoltre, portiamo
la tecnologia occorrente per aiutarli in questa loro
missione.
L'Enterprise deve anche ritirare un carico di rifiuti, prodotti
sul pianeta prima della messa a punto e collaudo del nuovo
depuratore. L'impianto è ora perfettamente funzionante,
tuttavia, in previsione dell'incremento della popolazione, ci
siamo offerti di aiutare i coloni a smaltire le scorie sin qui
accumulate.
Il pianeta si trova a solo due ore di distanza dalla nostra
posizione attuale, a curvatura otto, e sull'Enterprise tutto
scorre liscio."
"Perché non si prende una piccola vacanza, capitano?" lo
interruppe Deanna. "Sono sicura che sul ponte ologrammi
troverà il modo di passare piacevolmente il tempo che ci
separa da Ayrie 7."
"Mi sembra una buona idea, consigliere" rispose Picard. "Non mi
dispiacerebbe rivedere la Terra e le automobili. Anche se la
prima volta c'è stato quel piccolo inconveniente,
l'avventura, nel suo insieme, si è rivelata piuttosto
interessante."
"Allora vada, capitano" si intromise Data. "Il signor Crusher ha
fatto un lavoro egregio e la probabilità che l'incidente
si ripeta è molto bassa."
"Ma certo, capitano" continuò Riker. "Vedrà che si
divertirà."
"E lei che ne pensa, signor Worf?" chiese allora Picard.
"Sono d'accordo" rispose Worf alla sua solita, laconica,
maniera.
"Ma allora questa è una congiura! Molto bene, a lei la
plancia, signor Riker" esclamò Picard, alzandosi dalla
poltrona e dirigendosi verso il turboascensore.
2. Hard boiled
Una volta arrivato davanti al ponte ologrammi,
il capitano Picard pigiò i tasti della consolle per
selezionare il suo programma preferito e, quando la porta si
spalancò, entrò, chiedendo al computer di attivare
il programma.
Immediatamente, le pareti nere a righe gialle del ponte ologrammi
svanirono, lasciando posto a una San Francisco degli anni 40 e a
un freddo Jean-Luc Picard, in completo di grisaglia e cappello di
feltro, fermo davanti a una porta a vetri che recava la scritta
"Dixon Hill, investigatore privato."
Il capitano Picard spinse la porta, entrando nella stanza senza
alcuna esitazione. Madeline, la sua segretaria, lo accolse con il
consueto: "Ciao, Dix." Stava masticando una gomma e limandosi le
unghie e quel giorno portava un profumo particolarmente
intenso.
"Hai cambiato profumo, Madeline?" chiese il capitano Picard/Dixon
Hill.
"No Dix, è sempre la solita acqua di colonia" rispose
Madeline. "Quello che senti è roba di classe, profumo
francese e viene dalla pupa che ti sta aspettando di là.
Ecco il suo biglietto da visita."
Prima di passarglielo, Madeline lesse ad alta voce il nome che vi
era scritto. "Roxenn Bicium!" esclamò, porgendo finalmente
il biglietto a Picard che lo intascò e si diresse nella
stanza successiva, quella che usava per mettere i clienti a loro
agio, al riparo da orecchie indiscrete, comprese quelle di
Madeline.
La prima cosa che vide, entrando, furono due gambe lunghissime,
inguainate in calze di seta color tortora, con la riga dietro.
Guardò in su e si accorse che le gambe appartenevano a una
bruna con le labbra carminio che indossava un tailleur color
panna e un cappello con la veletta. La bruna stava fumando una
sigaretta che, a giudicare dal numero di mozziconi spezzati nel
portacenere, tutti con l'identico sigillo rosso, non era certo la
prima.
"Buon giorno, signora Bosciò" la apostrofò
Picard.
"Signor Hill," esclamò stupita la donna "lei mi sorprende!
Non sono in molti a pronunciare correttamente il mio nome. Ha per
caso antenati francesi?"
"Effettivamente, signora Beauchamp," rispose Picard "ma mi dica,
a cosa debbo l'onore della sua visita?"
"Roxane," disse la bruna "mi chiami semplicemente Roxane." E
continuò: "Sono venuta da lei, perché in casa non
si trova più una spilla di rubini. È un gioiello
antico e di molto valore che mia nonna ha portato con sé
dal vecchio continente. La nonna ci tiene davvero tanto, si
è convinta che l'abbia presa una delle cameriere e
minaccia di fare uno scompiglio se non salta fuori al più
presto. Perciò, signor Hill, anche se immagino che lei sia
molto occupato, vorrei pregarla di dedicarsi a questa indagine il
più presto possibile. Anzi, se posso contare sul suo aiuto
e, soprattutto, sulla sua discrezione, potrebbe unirsi a noi per
il ricevimento che teniamo sabato, così avrà modo
di investigare sulla sparizione della spilla, senza dare troppo
nell'occhio."
Così dicendo, la signora Beauchamp consegnò a
Picard l'invito per la serata, un bigliettino bianco con scritte
dorate che aveva lo stesso intenso profumo della sua
proprietaria. Picard lo prese, rassicurandola: "Ci sarò
senz'altro, signora Beauchamp. Allora, arrivederci a sabato."
Accompagnò quindi la sofisticata bruna fuori dall'ufficio,
sotto lo sguardo curioso di Madeline che continuava a masticare
la sua gomma.
3. Il ricevimento
Il biglietto d'invito diceva "black tie" e
così Picard aveva preso a noleggio uno smoking. Si stava
appassionando a quella avventura e voleva che fosse il più
realistica possibile. Perciò, aveva rinunciato a indossare
uno smoking fatto apparire magicamente dal replicatore e si era
recato nel negozio di costumi teatrali sulla Powell, poco
distante dal suo ufficio, per rimediarne uno che gli stava un po'
stretto di spalle, ma gli dava comunque un'aria molto
elegante.
Si presentò a casa Beauchamp alle nove, come era scritto
sul biglietto, e la cameriera che lo ricevette all'ingresso lo
accompagnò nel salone, già affollato da parecchi
ospiti. La signora Beauchamp, in un elegante abito da sera
scollato, senza maniche, gli si fece incontro con un ampio
sorriso stampato sulla bella bocca carminio.
"Venga, signor Hill," fece rivolta a Picard "l'accompagno a
prendere un drink e intanto le presento i componenti della
famiglia. Quella laggiù" disse, indicando con lo sguardo
una signora sui settantacinque anni, con un vestito di seta nero
e un vistoso diadema di brillanti tra i capelli "è la
nonna, la contessa Alexandra Politanova Beauchamp. La nonna
è nata e cresciuta a San Pietroburgo e si dice che la sua
famiglia sia imparentata con quella degli zar. Dopo il matrimonio
con il nonno, si è trasferita a Parigi e poi, ai primi del
secolo, sono emigrati entrambi nel nuovo mondo, portando con
sé mio padre che allora era solo un ragazzo. Sono partiti
in cerca di migliore fortuna, così come hanno fatto in
molti, e, in effetti, il nonno, di fortuna, ne ha trovata
parecchia, occupandosi un po' di questo, un po' di quello. Non mi
chieda però quali fossero di preciso i suoi affari,
perché io non saprei davvero dirglielo. Chi tiene d'occhio
tutto è mio marito, Arthur Wiggelsworth, assieme al nostro
amministratore, il signor Appleby" aggiunse, spostando lo sguardo
verso un signore alto e distinto, con i baffetti alla Clark
Gable, che stava parlando con un uomo più basso e
tarchiato che, sicuramente, era l'amministratore.
Un giovanotto dall'aria languida li stava osservando sin da
quando la signora Beauchamp gli si era avvicinata, così
Picard le chiese: "E il giovanotto vicino al camino, invece,
è..."
"Mio fratello minore, Antwone" ribatté pronta lei e,
prendendo Picard sottobraccio, lo trascinò in quella
direzione. Mentre si avvicinavano, la signora Beauchamp gli
bisbigliò all'orecchio: "La nonna vorrebbe che anche
Antwone si dedicasse agli affari di famiglia, ma lui dice che,
ehm, non ha ancora trovato la sua strada."
Una volta raggiunto il giovanotto, la signora Beauchamp gli si
rivolse, dicendo: "Antwone, ti presento il signor Hill, Dixon
Hill, investigatore privato, ci darà una mano per quella
spilla che non si trova più."
"Quante storie!" disse di rimando il giovanotto. "La nonna
l'avrà messa da qualche parte e se ne è
dimenticata. Non mi sembra il caso di scomodare il signor Hill,
solo perché la nonna ha cominciato a dare i numeri."
"Antwone," lo rimproverò la sorella "non ti permetto di
parlare della nonna in questo modo!"
Per tutta risposta Antwone tirò fuori una sigaretta da un
portasigarette d'argento e l'accese con un fiammifero. Picard non
poté fare a meno di notare quella stranezza: Antwone aveva
un portasigarette d'argento, ma non un accendino
d'argento. Il giovane sembrò accorgersene e fece
sparire in fretta e furia la scatola dei fiammiferi in una tasca,
ma non tanto in fretta da impedire a Picard di leggere quello che
vi era scritto sopra: Hotel Jolie. Era la pubblicità di un
albergo.
Intanto, una leggiadra fanciulla in un vaporoso abito di organza
rosa si era unita al loro gruppetto.
"Signor Hill," disse la signora Beauchamp "le presento mia figlia
Millicent, Millie per la famiglia. Ha appena fatto il suo
ingresso in società al ballo delle debuttanti del mese
scorso."
Picard ammirò la ragazza, una versione dai tratti solo
leggermente più distesi di quelli della madre e, a
differenza di questa, bionda.
"Bene, signor Hill," lo congedò la signora Beauchamp "si
senta libero di girare per casa e di interrogare i
domestici."
Così dicendo, si allontanò per dedicarsi agli
ospiti che stavano man mano arrivando, trascinando con sé
fratello e figlia.
"Lo farò senz'altro!" le gridò dietro Picard che,
tuttavia, aveva già in mente la pista da seguire.
4. Hotel Jolie
L'hotel Jolie si trovava in una zona piuttosto
degradata di San Francisco, dove una moltitudine di senzatetto si
muoveva senza posa su e giù, lungo la strada, facendo
risuonare le monetine nei bicchierini di carta, nella speranza di
rimediare qualche altro cent dai frettolosi passanti. Il posto
non sembrava consono allo stile di vita lussuoso dei Beauchamp e
Picard aveva deciso di farvi una capatina per cercare di scoprire
in che modo Antwone Beauchamp era venuto in possesso di una delle
scatole di fiammiferi dell'hotel. Prima, però, si era
recato presso l'archivio del San Francisco Chronicle per
procurarsi una copia del giornale dove fosse stampata una foto
della famiglia, da mostrare agli impiegati dell'hotel. Era
riuscito a trovarne solo una piuttosto vecchia, di quattro anni
prima, in cui Roxane, il signor Wiggelsworth e Antwone
campeggiavano al centro della prima pagina, a fianco delle
autorità cittadine, in occasione dell'apertura del Golden
Gate Bridge.
Una volta raggiunto l'hotel, Picard ne varcò la soglia,
accorgendosi che, nonostante esso si trovasse in una zona non
lussuosa, aveva qualche pretesa di stile nelle decorazioni a
fregi verdi e oro delle pareti. Si diresse alla reception.
"Salve," disse all'impiegato chino sui registri, dietro il
bancone "il mio nome è Dixon Hill e sono un investigatore
privato. Posso farle qualche domanda?"
L'impiegato lo guardò da sotto in su, senza
rispondere.
"Mi può dire se ha mai visto qui in albergo il giovanotto
ritratto in questa foto?" continuò deciso Picard,
sollevando il giornale e piazzandolo nel campo visivo
dell'impiegato reticente. L'uomo, stavolta, sollevò
completamente lo sguardo e, assumendo un'aria molto compunta,
rispose: "Mi dispiace, signore, non sono tenuto a rivelare
informazioni sui clienti. La Direzione è contraria, ne va
del buon nome dell'albergo."
Un po' sorpreso, Picard si fermò a pensare, indeciso se
insistere, quando, con la coda dell'occhio, vide un fattorino con
un cappellino tondo e la divisa piena di bottoni d'argento che
gli faceva grandi cenni e gli indicava di portarsi fuori
dall'hotel. Picard salutò in tutta fretta l'impiegato
della reception e uscì, rimanendo tuttavia in strada,
davanti all'hotel. Dopo qualche minuto, il fattorino lo raggiunse
e, con fare complice, lo costrinse ad allontanarsi da lì.
Quando ritenne di avere messo tra sé e l'hotel una
ragionevole distanza, disse a Picard: "Forse potrei aiutarla io,
signore, se mi mostra la foto e se è disposto a darmi,
diciamo, una piccola ricompensa, in cambio della mia
disponibilità."
Allora si trattava di questo, pensò Picard, facendo
scivolare rapidamente una banconota da un dollaro nelle mani
avide del fattorino che la intascò con grande
destrezza.
Gli mostrò la foto del giornale, chiedendogli se
riconosceva il giovanotto a centro pagina. Il fattorino
guardò la foto, si grattò la zucca e poi rispose:
"Mai visto prima."
Picard cominciava a pensare che stava perdendo il suo tempo,
quando quello aggiunse: "La pupa, invece, si vede spesso in
hotel."
A quell'uscita, Picard rimase letteralmente sbalordito: se era la
signora Beauchamp la frequentatrice dell'hotel Jolie, come mai i
fiammiferi erano in possesso di suo fratello? Forse il fattorino
aveva solo voluto scucirgli un po' di denaro. E, infatti, quello
continuò: "Un altro piccolo aiuto potrebbe rinfrescare di
molto la mia memoria."
Ormai rassegnato, Picard gli rifilò un altro biglietto da
un dollaro che raggiunse in fretta l'altro nella tasca del
fattorino.
"Sì, è proprio la pupa della stanza Falcone
maltese."
"La stanza Falcone maltese?" chiese Picard.
"Sì, ogni stanza dell'hotel Jolie porta il nome di un
film" rispose il fattorino. "La pupa alloggia sempre in quella
stanza e poi va via con il tipo che cura gli affari di
quell'imbroglione che si spaccia per un gran signore e parla in
modo così strampalato. Ho sentito che il tipo la chiama
Gloria."
Questa poi era davvero troppo grossa perché Picard fosse
disposto a berla: la signora Beauchamp che si incontrava di
nascosto con Marty, il tirapiedi di Cyrus Redblock!
Stavolta era più che sicuro che il fattorino avesse voluto
solo sfilargli un po' di quattrini, perciò lo
salutò e si allontanò, ma l'altro gli urlò
dietro: "Guardi che porta la parrucca, perché Gloria
è bionda."
La faccenda si faceva sempre più ingarbugliata –
pensava Picard – dunque non era Roxane Beauchamp a
vedersi con Marty, bensì la piccola Millicent
Wiggelsworth.
5. Sulle tracce della misteriosa Gloria
Picard riteneva che fosse giunto il momento di
fare una visitina al suo amico Cyrus Redblock nella speranza di
riuscire a dipanare quella matassa. Perciò, si
incamminò in direzione di Market Street, la zona di Cyrus.
Svoltato l'angolo tra la Powell e la Market, vide la strada
invasa dai banchetti dei giocatori delle tre carte: quello era il
campo di Nicky, detto il Naso da quando quello vero, di naso, gli
era stato sparato via e aveva dovuto sostituirlo con una placca
di metallo.
Pur spartendo il territorio con Nicky, Cyrus Redblock non si
dedicava ad attività così grossolane come il gioco
d'azzardo per strada. Si riteneva un vero raffinato e
perciò gestiva tutti i night club che dalla Market si
allungavano fino ai confini con Castro. Naturalmente, li gestiva
alla sua maniera, terrorizzando i veri proprietari ed estorcendo
loro denaro.
Naso e il suo scagnozzo Shorty si aggiravano rapidi tra i
banchetti dei giocatori, tenendo d'occhio gli affari. Appena vide
Picard, Naso lo salutò, dicendo: "Sei qui per me,
Dix?"
"Oggi no, Nicky" rispose Picard. "Cerco Cyrus, sai per caso dove
posso trovarlo?"
"Quel vecchio pallone gonfiato!" esclamò Naso. "E dove
vuoi trovarlo se non al Pearl?"
"Grazie della soffiata, Nicky," rispose Picard, allontanandosi in
fretta "ci si vede in giro."
"Meglio di no," rispose Naso "dove ci sei tu, Dix, in un modo o
nell'altro arrivano sempre anche i piedipiatti."
Picard si diresse al Pearl, dove naturalmente trovò
Cyrus Redblock che pontificava tra i suoi uomini.
"Salve Cyrus," gli disse Picard "sto cercando una bionda di nome
Gloria e mi dicono che tu sai dove posso trovarla."
"Per forza," replicò Cyrus "canta in uno dei miei locali,
è la star del momento. Vieni al Bluemoon stasera e
te ne renderai conto tu stesso."
Picard accettò l'invito di Redblock e si recò al
Bluemoon quella sera stessa. All'apparenza si trattava di
un club di musica jazz, ma chissà quali loschi intrighi
tramava Cyrus nelle stanze il cui accesso era riservato solo agli
amici. Picard vide Marty seduto a un tavolo e lo
raggiunse.
"Salve Marty, come butta?" chiese. "Posso unirmi a te?"
"Certamente Dix," replicò Marty "basta che la pianti
subito con le chiacchiere, perché adesso sta per andare in
scena Gloria."
In quel momento infatti il sipario si aprì e Gloria fece
la sua comparsa sulla pedana del Bluemoon. Era illuminata
soltanto dalla luce dell'occhio di bue, perciò tutto
ciò che Picard riusciva a vedere di lei erano i corti
riccioli biondi e il volto pesantemente truccato. Gloria, che
portava un abito di lamè rosso, si diresse verso il
pianoforte e, afferrato il microfono, cominciò a cantare
con una voce piuttosto intrigante e alquanto insolita in una
cantante non di colore. Marty, seduto accanto a Picard, la
fissava con la bocca spalancata, dondolandosi al ritmo della
canzone. Picard, che aveva visto la piccola Millie solo una
volta, e in versione debuttante, si stava sforzando di capire se,
sotto il pesante trucco, si nascondesse la stessa ragazzina che
aveva visto al ricevimento dei Beauchamp, quando un movimento
sinuoso della cantante proiettò verso di lui un bagliore
di un rosso più intenso di quello degli altri
lustrini.
La spilla di rubini, - intuì Picard - appuntata sul
petto della misteriosa Gloria! Ora più che mai era
necessario che le parlasse, perciò scosse Marty dal suo
incantesimo.
"Marty," disse "devo assolutamente parlare con Gloria."
"Niente da fare, Dix," rispose quello "quella bambola l'ho vista
prima io."
"Non essere sciocco Marty," replicò Picard "ho detto
parlare e basta. Ha davvero una voce meravigliosa e voglio
complimentarmi con lei."
"O.K., allora" disse Marty, in tono più conciliante. "Dopo
lo spettacolo mi raggiunge sempre al tavolo. Potrai parlarle
con me presente."
"Senz'altro, Marty" concesse Picard. "Intanto, vado a prendere
dei drink per noi e per la signora."
"Buona idea" rispose Marty.
Al suo ritorno, Gloria era già seduta al tavolo di Marty.
Quando vide Picard, cominciò a divincolarsi sulla sedia,
ma Marty le stava reggendo fermamente le mani tra le sue,
perciò non le riuscì di alzarsi e scappare via.
"Buona sera, Gloria," disse Picard, poggiando i drink sul tavolo
"o forse dovrei chiamarla... Antwone?"
A quelle parole, gli occhi di Marty diventarono più grandi
dell'occhio di bue che aveva illuminato Gloria/Antwone fino a
quel momento.
Seguì una lunga conversazione durante la quale Antwone
spiegò che usava la stanza Falcone maltese per il
suo travestimento e che Marty, all'oscuro di tutto, veniva a
prenderlo per accompagnarlo al locale. Quanto alla spilla,
l'aveva presa semplicemente perché gli piaceva e sapeva
che non sarebbe mai stata sua, in quanto destinata al ramo
femminile della famiglia. Picard concordò con Antwone di
mantenere il suo segreto, a patto che restituisse la spilla alla
nonna.
Tutto sembrava risolto per il meglio e Picard stava tornando in
ufficio per salutare Madeline e mettere fine all'avventura.
Appena entrato, Madeline lo apostrofò con un: "Ciao Dix,
ha telefonato la signora Beauchamp."
Bene - pensò Picard - vorrà
informarmi che la spilla è tornata al suo posto.
"Ciao Dix," disse Madeline "ha telefonato la signora
Beauchamp."
Ho sentito – pensò Picard – ora la
chiamo ed esco dal programma.
"Ciao Dix," disse Madeline "ha telefonato la signora
Beauchamp."
Stavolta Picard guardò con più attenzione Madeline:
non solo ripeteva la stessa frase in continuazione, ma ripeteva
anche la stessa sequenza di gesti, gomma da masticare,
palloncino, scoppio del palloncino, lima per unghie e via
così.
"Computer, interrompere il programma" disse allora Picard.
"Ciao Dix," disse Madeline "ha telefonato la signora
Beauchamp."
Stavolta Picard premette sul comunicatore e chiamò la
sezione Ingegneria.
"Signor La Forge," disse "si è di nuovo verificato un
guasto al ponte ologrammi, può mandare qualcuno a
ripararlo, per favore?"
"Sissignore" rispose pronto La Forge e aggiunse "Può
uscire da lì, capitano?"
"Temo di no, signor La Forge, il programma non avanza e sono
intrappolato in una scena che si ripete in continuazione."
"Mando subito qualcuno, signore. La Forge, chiudo."
6. Uno sguardo all'Enterprise
"Signor Barclay," disse Geordi "dovrebbe recarsi
immediatamente al ponte ologrammi. Si è di nuovo
verificato un guasto e il capitano è rimasto intrappolato.
Porti con sé le specifiche elaborate dal signor Crusher la
volta scorsa, potrebbero servirle."
Poi, chiamando di nuovo Picard, aggiunse: "Capitano, siamo
arrivati su Ayrie 7, vuole che sospenda la missione?"
"No, signor La Forge, proceda come stabilito," ripose Picard
"almeno, stavolta riusciamo a comunicare."
"Bene, signore," disse La Forge "il signor Barclay sta
arrivando."
Geordi chiamò quindi il capo O'Brien in sala teletrasporto
per comunicargli di cominciare a far scendere coloni e viveri
sulla superficie del pianeta.
Nel frattempo, il signor Barclay aveva raggiunto la consolle
esterna del ponte ologrammi e aveva cominciato a trafficare con i
circuiti. Ogni tanto consultava le specifiche di Wesley, ma non
ci si raccapezzava. Perciò chiamò Geordi.
"Signor La Forge, qui Barclay, non credo che il problema sia lo
stesso dell'altra volta, signore. Tutti i circuiti del ponte
ologrammi sono perfettamente funzionanti, sembra piuttosto che ci
sia qualcosa che non va nel programma stesso. Posso forzarlo
manualmente ad avanzare, agendo direttamente sul supporto."
"Bene" rispose Geordi. "Proceda come meglio crede, signor
Barclay."
Barclay aprì allora l'alloggiamento che conteneva il chip
isolineare del programma Dixon Hill, impugnò l'iperspanner
e indirizzò il raggio direttamente sul chip. In quel
momento, vide Deanna Troi avanzare lungo il corridoio. Deanna gli
rivolse un caloroso saluto, accompagnato da un largo sorriso.
"Salve, consigliere" s'impappinò Barclay, seguendola con
lo sguardo, mentre si allontanava, ancheggiando, nella sua
aderente uniforme.
Barclay richiuse quindi l'alloggiamento del chip ed
effettivamente i led sulla consolle ripresero a lampeggiare e gli
indici di scorrimento del programma ripresero ad avanzare.
"Tutto bene, capitano?" chiese quindi Barclay a Picard.
"Grazie, signor Barclay," rispose Picard "il programma va avanti,
adesso."
Soddisfatto del suo lavoro, Barclay tornò in Ingegneria e
comunicò la buona notizia a Geordi. In quel momento
arrivò anche il messaggio di Picard: "Signor La Forge,
come procede il trasporto sul pianeta?"
"Tutto sotto controllo, signore" replicò Geordi.
"Molto bene," disse Picard "allora penso che porterò a
termine questa avventura."
La Forge stava per replicare, quando O'Brien lo interruppe:
"Signor La Forge, trasporto coloni completato."
"Bene, signor O'Brien," disse allora Geordi "cominci pure a
caricare le scorie. Le invii al magazzino 10 e avverta la squadra
di tenersi pronta."
"Sissignore" rispose O'Brien, avviando il flusso delle scorie dal
pianeta al magazzino.
7. Ricomincia l'avventura
"Ciao Dix," disse Madeline "ha telefonato la
signora Beauchamp, ha detto di andare subito a casa loro."
Picard uscì di corsa dal suo ufficio per recarsi dai
Beauchamp. Appena arrivato, Daisy, la cameriera, lo
accompagnò in un salottino, dove si trovava la famiglia
riunita.
La signora Beauchamp era seduta sul divano e si teneva la testa
tra le mani. Ai suoi lati, Antwone e Millie cercavano di
consolarla. Appartati in un angolo c'erano il signor Wiggelsworth
e il signor Appleby che, come al solito, parlottavano tra
loro.
Non appena lo vide, la signora Beauchamp si sollevò dal
divano e gli andò incontro, dicendo: "Signor Hill, per
fortuna è arrivato!"
Picard lanciò dapprima un'occhiata ad Antwone, che gli
rispose con un cenno di assenso della testa, poi si rivolse alla
signora Beauchamp: "Ancora non si trova la spilla, signora
Beauchamp?"
Lei gli rispose con un sospiro: "No, signor Hill, la spilla era
finita in uno dei cassetti della nonna, come aveva detto Antwone
e ora è al sicuro in cassaforte. Tuttavia, sembra che
abbiamo un problema più grave."
"Quale problema, signora Beauchamp?" chiese Picard.
"La nonna," rispose lei "è scomparsa. Stamattina Daisy
è entrata nella sua stanza per aiutarla a vestirsi e
rifare la camera e... la nonna non c'era! Quello che è
peggio è che il letto era intatto, quindi la nonna deve
essere sparita già da ieri sera. Abbiamo cercato in tutta
la casa e non si trova. Adesso più che mai abbiamo bisogno
del suo aiuto, la prego signor Hill, ci dia una mano."
Così dicendo tornò verso il divano e vi si
lasciò cadere, affranta. Subito la figlia le
circondò le spalle con le braccia, cercando di consolarla.
Antwone, invece si accese una sigaretta, chiedendo a Picard: "Non
le sembra un po' strana la scomparsa della nonna, signor
Hill?"
Picard rispose che avrebbero dovuto fornirgli maggiori
informazioni, per esempio se la nonna aveva qualche motivo per
allontanarsi di casa, oppure se lo aveva già fatto in
precedenza. Ottenne due risposte negative, perciò chiese
di essere accompagnato nella stanza della nonna, con la speranza
di trovare qualche indizio. Quando giunse lì, si rese
conto che tutto era come glielo avevano descritto: il letto non
era stato toccato, ogni cosa era al suo posto e della nonna non
vi era alcuna traccia.
8. L'ideona di Shorty
"Naso, Ginnie mi ha dato una dritta
stamattina."
"Ginnie chi, Shorty, un'altra delle tue gallinelle?"
"Naso, non parlare così della futura madre dei miei
figli!"
"Shorty, è già la quarta futura madre dei tuoi
figli, questo mese! E comunque, sentiamo chi è questa
Ginnie e che dritta ti avrebbe dato."
"Per tua norma e regola, Naso, Ginnie è la cameriera del
Cherry Blossom Cafe. Ha saputo dalla sua amica Daisy, che
sta a servizio dai Beauchamp, che la vecchia non si trova
più."
"Shorty, la smetti di giocare agli indovinelli? Di che vecchia
stai parlando, adesso?"
"La vecchia, Naso, la contessa, non si trova
più."
"Ho capito, Shorty, ma che c'entriamo noi con questa
faccenda?"
"Quando si tratta di ricavarci qualche bigliettone, Naso, noi
c'entriamo sempre."
"Già, ma come?"
"Senti il mio piano, Naso: noi scriviamo una lettera alla
famiglia, dicendo di portare la grana al molo 39, se vogliono
rivedere la vecchia tutta intera. Quelli arrivano, sganciano i
soldi e noi ce la battiamo con il malloppo. Quanto dici che
possiamo scucirgli? La vecchia è vecchia, ma la famiglia
la vorrà senz'altro indietro. Secondo me, possiamo
ricavarne un centone a testa."
"E perché non facciamo 10.000 dollaroni, Shorty? Ma allora
non sei tutto scemo come sembra! Scrivi questa lettera e ne
riparliamo al mio ritorno. Esco a fare due passi e a controllare
che gli affari vadano come si deve."
"Non ti preoccupare, Naso, penso a tutto io!"
Rientrando dalla passeggiata, Naso trovò Shorty sommerso
da fogli di giornale da cui stava minuziosamente ritagliando le
lettere che gli servivano per comporre il messaggio.
"Allora Shorty, cosa combini?"
"Sto scrivendo la lettera, Naso."
"Shorty, ma è il giornale di oggi!" esclamò Naso,
sollevando la prima pagina del San Francisco Chronicle,
piena di intarsi e finestrelle. "Non potevi usare quello di ieri?
Questo non lo avevo ancora letto!"
"Il giornale di oggi, il giornale di ieri! Suvvia, Naso, che
differenza vuoi che faccia! Pensa a quanti giornali potrai
comprarti con tutti quei bei dollaroni facili in arrivo. Ecco
qua, che te ne pare?"
Naso prese il biglietto e lesse: "Se volete rivedere la vecchia,
mettete 10.000 $ in un sacco dei rifiuti, lasciatelo al molo 39
alle otto di stasera e non le torcieremo un capello."
"Shorty," sbottò Naso "hai scritto torcieremo!"
"Perché, Naso, cosa c'è che non va?"
"La i, deficiente!"
"Quante storie, Naso, ecco fatto!" disse Shorty grattando via la
i dal biglietto con l'unghia del mignolo che portava più
lunga di quelle delle altre dita.
Finito di scrivere la lettera, Shorty la infilò in una
busta anonima, quindi uscì per andarla a recapitare
personalmente. Si inerpicò su per Russian Hill, diretto
alla lussuosa dimora dei Beauchamp Wiggelsworth e, appena
arrivato lì, la depositò nella cassetta delle
lettere. Poi, si sedette sul marciapiede per farsi passare il
fiatone.
9. Rifiuti speciali
Sull'Enterprise stavano intanto continuando le
operazioni di smaltimento delle scorie in arrivo da Ayrie 7: il
signor O'Brien riceveva il carico in sala teletrasporto e poi lo
indirizzava al magazzino 10, dove la squadra provvedeva a
recuperare i rifiuti riciclabili e a incenerire quelli
inutilizzabili.
A casa Beauchamp Wiggelsworth, invece, Picard e la famiglia erano
tornati nel salottino, dopo l'infruttuosa visita nella stanza
della nonna. Stavano considerando il da farsi, quando si
sentì bussare alla porta e Daisy entrò, portando la
posta su un vassoio d'argento. Lo consegnò al signor
Wiggelsworth che si sedette alla scrivania e cominciò ad
aprire le lettere con il tagliacarte. Giunto alla busta anonima,
la sollevò e la rigirò, cercando di vedere in
controluce, poi l'aprì, e, dopo aver letto il messaggio,
sbiancò all'improvviso.
"La nonna," disse "è stata rapita e qui c'è la
richiesta di riscatto."
A quelle parole, la signora Beauchamp si accasciò ancor
più nel divano, mentre la figlia tentava di farle vento
con le mani. Antwone e il signor Appleby, invece, si avvicinarono
al signor Wiggelsworth per leggere anche loro la lettera che
passò di mano in mano, fino a raggiungere quelle di
Picard. Mantenendo la calma, il capitano la lesse da cima a fondo
e poi suggerì ai Beauchamp Wiggelsworth di fare come c'era
scritto. Il signor Appleby cominciò a protestare che non
sarebbe stato facile trovare tutto quel denaro in così
poco tempo, c'era da andare in banca, svincolare fondi, firmare
una montagna di carte e... La signora Beauchamp lo interruppe,
dicendo in maniera piuttosto seccata: "Faccia tutto il possibile,
signor Appleby, la paghiamo per questo."
Mortificato, il signor Appleby si ritirò nel suo angolo,
in attesa di ulteriori istruzioni che non tardarono ad
arrivare.
"Bene, signor Appleby," disse Picard "metta il denaro in un
sacchetto dei rifiuti così come è scritto nella
lettera e lo depositi al molo 39, stasera alle otto. Penseremo
noi al resto."
Lasciando quindi la famiglia in preda all'agitazione e un
tremebondo signor Appleby che non si sentiva affatto tagliato per
il ruolo dell'eroe, Picard tornò in ufficio e, da
lì, chiamò il suo amico tenente McNary per
preparare la trappola ai rapitori della nonna, chiunque essi
fossero. Stava prendendo gli ultimi accordi, quando una
comunicazione in arrivo dall'Enterprise lo distolse dalla
conversazione con McNary.
"Capitano," disse la voce di Geordi "si è verificato un
problema con il trasporto rifiuti. Il signor O'Brien ha rilevato
qualcosa di insolito durante la verifica dell'integrità
dei dati immagine dell'ultimo carico. Pensavamo si trattasse di
uno dei coloni, la cui traccia era rimasta in sospeso nel buffer
del teletrasporto, e abbiamo interrotto il flusso prima che
finisse riciclato, o peggio, nell'inceneritore. Signore, non ci
crederà, ma dopo avere completato la scansione abbiamo
scoperto che si tratta di un personaggio olografico. Il signor
Barclay ritiene di averlo asportato, forse a causa di una
distrazione durante la riparazione, e di averlo poi inserito nei
sistemi, attraverso l'iperspanner. Il computer ha fatto il resto,
assimilando la traccia dell'ologramma a quella dei coloni. Vuole
che reinseriamo il personaggio nel programma, signore?"
"Per il momento no, signor La Forge" rispose Picard. "Attenda il
mio segnale."
Fregandosi le mani, il capitano Picard cominciò a
pregustare il finale di quell'avventura.
10. Tutto è bene quello che finisce
bene
Alle sette e trenta di quella sera, Picard
salì sul cable car che lo avrebbe portato nei
pressi del molo 39. Non avendo trovato posto all'interno, rimase
sul predellino, spenzolandosi come un bambino, durante il breve
tragitto, e lasciandosi accarezzare la faccia dal vento.
Avvicinandosi a Fisherman's Wharf, aspirò l'odore
proveniente dai banchetti che offrivano pesce, granchi e frutti
di mare. In Ghirardelli Square, una bellezza bruna dalla pelle di
camelia, ferma sulla soglia di un negozio, attirò la sua
attenzione, chiedendogli in un misto di inglese e italiano:
"Cioccolata, signore?"
Finalmente, si diresse verso il molo 39 e vide che gli uomini di
McNary si erano già piazzati lungo tutto
l'Embarcadero, mescolandosi a pescatori, passanti e
nullafacenti.
Alle otto in punto, come sbucato dal nulla, apparve il signor
Appleby con in mano il prezioso sacchetto dei rifiuti. Lo
depositò sul molo e si allontanò in fretta,
rallegrandosi del fatto che, per quel giorno, il suo lavoro fosse
finito.
Subito dopo, un uomo si staccò dalla folla e si
precipitò a raccogliere il sacchetto. Gli agenti di McNary
gli furono immediatamente addosso e quando Picard e il tenente li
raggiunsero, per guardare in faccia il misterioso rapitore, si
accorsero che si trattava di Shorty. McNary cominciò a
torchiare il prigioniero. "Allora, Shorty, gran bella bravata,
però adesso dicci dove si trova la contessa."
Shorty cominciò a piagnucolare, tutto tremante: "Non ne so
niente, capo, volevamo solo farci su un po' di quattrini
facili."
"Vecchia canaglia," continuò McNary "sputa l'osso, o
giuro che ti faccio arrivare ad Alcatraz a nuoto."
Visto che Shorty continuava a lamentarsi e a sostenere la sua
innocenza, McNary ordinò che fosse accompagnato in
centrale e, assieme a Picard e a un paio dei suoi uomini, si
recò a far visita a Naso, il boss di Shorty.
Arrivati nei pressi dell'abitazione, i poliziotti si accinsero a
fare irruzione. In quel momento, Picard premette sul comunicatore
e bisbigliò: "Adesso, signor La Forge."
Quando i poliziotti buttarono giù la porta, ai loro occhi
si presentò la scena di Naso, sopraffatto dagli strilli di
un'esagitata contessa Politanova Beauchamp che, in camicia da
notte e cuffietta di pizzo, sciorinava tutti i suoi titoli
nobiliari e pretendeva di essere riportata immediatamente a casa.
Naso fu ben felice di seguire McNary, pur di sfuggire agli
strepiti di quell'ossessa.
Conclusa l'avventura, Picard salutò il suo amico tenente e
chiamò l'uscita. Si presentò quindi in plancia,
assestandosi la giacca. Il signor Riker si alzò subito
dalla poltrona, restituendogli il comando.
"Allora, capitano," chiese Data dalla sua postazione "come
è andata sul ponte ologrammi?"
"Molto bene, Data" rispose Picard. "Mi ricordi solo di
ringraziare il signor Barclay per l'avventura supplementare."
"Allora possiamo riprendere il nostro viaggio" concluse Data.
"Certamente" rispose Picard. "Attivare."
Ringraziamenti
Un ringraziamento doveroso va:
- a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere sin
qui;
- a Carlo Lucarelli, per avermi fatto capire la differenza tra
giallo, thriller, noir e horror;
- alla città di San Francisco, per essere bellissima in
qualsiasi epoca.
Disclaimer
Ogni riferimento a fatti, persone o cose
realmente esistenti è puramente casuale.
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