La storia - Rifugio Forcella Zovo

Vai ai contenuti

Menu principale:

La storia

Il Rifugio

Le origini del rifugio… risalgono all’infanzia di Antonio De Bettin (Tonin). Eh, sì, proprio così!
“Quando ero bambino -racconta- da Costalta, mentre andavo a funghi, arrivavo spesso fino a Forcella Zovo! Quel posto mi piaceva tanto! E lì trovavo tanti resti, in ferro, della Prima Guerra Mondiale. Più tardi venni a sapere che dove oggi sorge il “mio” rifugio, durante la Grande Guerra, c’era la mensa ufficiali”.
E così, tornato in patria, dopo l’esperienza di emigrante in Germania e in Africa (Liberia, Ghana, Guinea), durata oltre un decennio, a Tonin balena un’idea… che presto diventa realtà. Siamo intorno al 1970. Tonin chiede alla Regola di Costalta, in concessione, il terreno di Forcella Zovo, per costruirvi una baita, uno chalet, e adibirlo a uso bar/ristorante. Avuta risposta positiva dalla Regola, su progetto del geometra Bortolo De Bettin, i lavori iniziano nel corso del 1971. Tonin, che, nel frattempo lavorava a Cortina, nel fine settimana si dedica con amore a questa nuova esperienza.
“Il 23 settembre 1972 -racconta Antinesca, la moglie di Tonin- ricordo bene, è una data importante: siamo arrivati al tetto!”. La costruzione del rifugio intanto procedeva con lena e il 15 agosto 1973 il locale veniva ufficialmente aperto: la struttura della costruzione, che in seguito venne completata ed abbellita, era quella attuale
In quegli anni, per arrivare a Forcella Zovo da Costalta c’era soltanto la vecchia strada militare, costruita durante il Fascismo. I rifornimenti di bibite e alimentari venivano fatti attraverso l’uso di un motocarro, che, nel frattempo, Tonin aveva acquistato. La ditta fornitrice era quella di Giovanni De Bettin di Campitello.
La manutenzione della strada Costalta-Forcella Zovo, gestita dal Genio Militare fino alla fine degli anni ’70, passò successivamente in mano alla Regola di Costalta e, a cavallo del secolo, del Comune di san Pietro di Cadore, come è ancora oggi.
Nel rifugio, per garantire l’illuminazione, inizialmente c’era l’impianto a gas, poi un generatore di corrente, successivamente i pannelli solari e, infine, dal 2006, la corrente elettrica, collegata alla centralina di Costalta.
Il rifugio è dotato di acqua potabile proveniente dall’acquedotto che passa nei pressi di Forcella Zovo e che porta l’acqua dalla Val Vissada a San Pietro. L’allacciamento all’acquedotto pubblico risale al 1971. I gestori ricordano che fu l’allora Sindaco, Arminio Cesco, a… far cambiare loro parzialmente  idea: non si sarebbe più costruito uno chalet, una baita, ma un “rifugio alpino”.
Il momento clou della storia del rifugio rimane, sicuramente, la sosta di Papa Giovanni Paolo II, che, durante il soggiorno a Lorenzago, nell’estate 1992, si fermò a colloquiare familiarmente con Antinesca e Tonin (come documentano alcune istantanee e l’articolo del Gazzettino, che vengono riprodotte sotto).
Diverse altre personalità illustri hanno fatto tappa nella struttura ricettiva e hanno lasciato scritte le loro impressioni nel “libro degli ospiti” del rifugio.
Il “progetto-rifugio” di Tonin e Antinesca è sempre stato assecondato dai figli Rudi e Tatiana (insieme a Fabrizio, figlio di Tatiana) che prestano la loro collaborazione, d’estate, nella “gestione familiare” del rifugio.



L'incontro col Papa...

...la notizia su "Il Gazzettino"

...e la parte dell'articolo che "racconta" l'incontro dei gestori con li Papa (piccolo... errore: il giornalista cambia nome ad Antinesca, chiamandola "Antonella")


Antinesca a colloquio con il Papa...

 
Torna ai contenuti | Torna al menu