NON
VOTEREMO PER CHI SI E' ASTENUTO
Se alle prossime elezioni politiche nel mio collegio sarà
candidato/a per l'Unione un politico/a che ha fatto propaganda per l'astensione
al referendum sulla procreazione assistita, io non gli darò il
mio voto.
Lettera all'Unità, giugno 2005
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L'ORESTE CONFUSO
Oggi
un amico è venuto a casa nostra,
baracca e burattini
per dimostrarci che era arrivato,
per dimostrarsi che era arrivato,
chissà dove?
Dimostrazione di funzionamento aspirapolvere:
gli acari comunisti sono cattivi,
i ciellini risolvono i problemi,
una splendida macchina,
due stipendi e mezzo per igienizzare
tutta la casa;
e il mese prossimo parte
volontario per il Meeting di Rimini.
Libero adattamento da "Solandata live"
3/06/05
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E'
INIZIATO L'ASSALTO AL PARCO SUD!
Provincia ed Enti locali non intervengono
Il 7 giugno si è tenuto alla Barona il convegno
"Parco Agricolo Sud Milano: dal verde al cemento? Fatti, non parole!".
Gli assessori provinciali Bruna Brembilla, presidente del Parco Agricolo
Sud Milano, Pietro Mezzi, assessore alla Pianificazione del Territorio della
Provincia di Milano e Luigi Vimercati, assessore all'Agricoltura della Provincia
di Milano hanno ritenuto di non dovere intervenire. Perché il convegno?
Dopo la legge regionale che dà la possibilità di trasformare
la destinazione d'uso dei campi incolti da agricola a residenziale, l'imperativo
è fermare la speculazione edilizia. L'arrivo delle disdette dei contratti
d'affitto agli agricoltori del Sud-Ovest milanese, i numerosi interventi
effettuati sulle piccole aree private e i discutibili recuperi dei sottotetti
hanno fatto affiorare alla coscienza di tutti che l'assalto al Parco
Agricolo è ormai cominciato.
La
sua esistenza è oggi minacciata dal progetto di una strada "parco"
dal nuovo svincolo di Rozzano al cavalcavia Giordani di Milano e da diverse
operazioni immobiliari. In zona Barona: la Cascina Cantalupa, il piano Palatucci,
il previsto insediamento del Cimitero Sud, la costruzione di un quartiere
di circa 140.000 mq. nell'area Tre Castelli - Molino Doppio, l'individuazione
di 12 aree destinate a verde e servizi per un piano con i privati per la
residenza pubblica. Nelle zone confinanti: l'edificazione di grattacieli
dall'altra parte del Naviglio Grande adiacenti al ponte Brunelleschi, la
costruzione della città della scienza adiacente all'IEO di via Ripamonti
(perché, invece che nel parco, non è stata prevista nella
Zona D4?). Ad Assago: l'Area D4 commerciale-terziario-residenziale adiacente
al già raddoppiato Carrefour. A Buccinasco e Assago: la strada "parco".
Di fronte a questo assalto di vaste proporzioni, non sono sufficienti battaglie
individuali. È necessario rendere pubblico il gigantesco piano
complessivo degli interventi nel Parco e coordinare tutte le forze, i comitati,
le associazioni e i partiti che si battono per la conservazione e il rilancio
del Parco Sud.
Le principali insidie sono le spinte contro il Parco caratterizzate da motivazioni
"di sviluppo" e il pregiudizio che il Parco costituisca un ostacolo
al soddisfacimento dei bisogni abitativi.
L'area agricola del Parco Sud è diminuita del 17% in 10 anni (Dario
Olivero, Rappresentante dell'Associazione Agricoltori del Parco Sud). Ma
secondo il Centro Studi PIM il bisogno abitativo del milanese nei prossimi
dieci anni può essere assicurato senza coinvolgere le aree del Parco
Sud. Il primo obiettivo deve essere il coinvolgimento della Provincia
di Milano per salvaguardare e valorizzare la realtà rurale ed economica
dell'agricoltura del Parco: in primo luogo, con la riforma della legge regionale,
per rendere più difficile la trasformazione della destinazione delle
attività agricole; in secondo luogo, con il vincolo delle aree agricole
nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e con l'adozione
di un piano per la tutela delle cascine. L'agricoltura, da sola, non può
competere economicamente con la trasformazione edilizia e ha senso solo
se viene messa al riparo dalla speculazione.
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TRASPARENZA
SUGLI OGM
Sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) molto si discute
e molti sono i punti di vista rispetto alla loro pericolosità.
Mai però ci si era trovati di fronte a dati su di essi così
negativi, provenienti dall'interno di una grande azienda del settore (Monsanto).
Il quotidiano inglese "The Independent" ha pubblicato i dati
su un rapporto riservato della Monsanto che rivela come un tipo di
mais transgenico (Mon 863), somministrato ai topi, causi in questi dei
disturbi che vanno dall'insufficienza renale, a disfunzioni del sistema
immunitario fino al tumore, mentre i topi alimentati con mais normale
non presentano questo tipo di disturbi.
Alla richiesta di rendere pubblico il dossier, la Monsanto ha opposto
un rifiuto perché il rapporto conterrebbe informazioni riservate
che possono favorire la concorrenza.
In verità già qualche anno fa era apparso uno studio sulle
patate transgeniche da parte del ricercatore britannico Arpad Puztai (Lancet.
1999 Oct 16; 354(9187):1353-4) in cui denunciava gli effetti negativi
sui topi e per le sue rivelazioni perse il posto di lavoro.
Ciò che colpisce, innanzitutto, è la non volontà
delle multinazionali degli OGM di fare chiarezza sui rischi connessi con
la produzione di cibo transgenico.
Non si vuole con questo assumere un atteggiamento pregiudiziale verso
questo tipo di ricerca scientifica, ma quello che dovrebbe essere chiaro
è il fatto che al primo posto dovrebbe stare la salute dei consumatori.
Perché per i nuovi farmaci si richiede che vengano sviluppate una
serie di prove, mentre tali prove non vengono richieste per il cibo?
Si tratta di prove che hanno un certo costo, è vero, ma lo scopo
principale di chi produce alimenti dovrebbe essere il benessere dei consumatori,
che non può certo venire sottovalutato per puri scopi economici.
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PER IL NIDO IL REDDITO NON CONTA
Ad Assago si apre nella zona industriale un Asilo nido
privato con un finanziamento regionale di 253.000 euro. Contemporaneamente
l'assessore Ds alla Pubblica istruzione Franco Davalle fa approvare in
Consiglio Comunale il Regolamento dell'Asilo nido pubblico in cui il
criterio del reddito familiare non è preso in considerazione ai
fini della formazione del punteggio in graduatoria. E' solamente una
coincidenza, oppure qualcosa di più?
A nostro avviso il reddito è elemento decisivo per l'affermazione
dei diritti di cittadinanza. La Giunta Raimondo deve spiegare ai cittadini
assaghesi perché nelle famiglie in cui entrambi i genitori sono
occupati a tempo pieno sono assegnati punteggi differenti ai lavoratori
autonomi, ai dipendenti e ai flessibili, laddove non si valutano i notevoli
differenziali di reddito individuale. L'assessore Davalle riconoscerà
che c'è ancora una differenza tra un reddito operaio e un reddito
da quadro impiegatizio o da dirigente: perché, allora, non prenderlo
in considerazione per decidere le priorità d'accesso a un servizio
socio-educativo così importante come il nido?
È prassi comune che la situazione reddituale della famiglia con
genitori che svolgono lavoro dipendente o parasubordinato venga presa
in esame dai nidi sia privati sia pubblici: perché questo non debba
avvenire ad Assago è un mistero. L'unico criterio che, per l'occasione,
l'alleanza Raimondo-Musella ha risottolineato in Consiglio Comunale
è stato il requisito fondamentale della residenza: non si
devono agevolare i figli di lavoratori che prestano la loro attività
ad Assago, ma non sono residenti: a questi penseranno, per l'appunto,
i privati con i loro nidi.
Ci risponde l'assessore
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PARTITA SENZA RITORNO
E'
possibile, fino a un certo punto, tollerare la ambiguità dei propri
amministratori, con disgusto o con compassione, secondo il proprio carattere.
La capacità dei nostri simili di dare prova di inadeguatezza o
di credere alle assurdità resta un dato di fatto che bisogna accettare.
Ma oltre un certo punto di indecenza i cittadini si rivoltano. Le grandi
farse sono più difficili da comprendere di quelle piccole, perché
sfuggono completamente alla nostra esperienza comune. Una persona comune
è incapace di rappresentare una grave farsa, cosicché, posta
di fronte ad una eccessiva, il suo cervello non comprende, non può
ammettere che sia possibile. E' forse una delle ragioni per le quali ci
furono così poche proteste contro le prime "stravaganze"
dell'amministrazione.
Istintivamente pensavamo che quegli atti inconcepibili non potessero realmente
avere luogo in una cittadina come la nostra.
Tant'è! Evviva la Giunta!
La mano sinistra
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RICORDATI
CHE ERI STRANIERO
(Quando
gli albanesi eravamo noi)
Ieri e oggi. Tra il 1876 ed il 1976 oltre 25 milioni
di Italiani sono emigrati (*) esportando, insieme con la propria
disperata indigenza, i patrii valori/disvalori (dalla pizza alla mafia).
I numeri devono farci riflettere: una massa pari alla metà della
popolazione attuale lasciò il paese, ma con punte ancora più
alte nell'oggi ricco e particolarmente immemore (e xenofobo) Veneto;
250.000 all'anno; 700 al giorno (all'incirca il numero di
clandestini che raggiungerebbero oggi le nostre coste, se il mare
non ne inghiottisse quei pochi che sappiamo, più i molti di cui
non sapremo mai).
Ma di quando anche noi eravamo stipati sui bastimenti per Little
Italy o per la ricca Buenos Aires di allora molti nostri benestanti
concittadini non vogliono ricordare, né amano parlare: rimozione
che sta a monte e veicola le scelte politiche anti-immigrazione. Se, però,
è vero che ricordare è guarire (Freud), dobbiamo
aiutarli a richiamare alla memoria i racconti dei nonni: di quando la
disperazione quotidiana era una fame inestinguibile e non la frustrazione
di lusso di una coda in autostrada o del telecomando guasto. E, soprattutto,
che, a ben guardare, senza i baffi e con dei capelli biondi, il nuovo
arrivato Mohammed ricorda lo zio Toni, quando partì per Melbourne.
E che, di Mohammed, dello straniero, l'altro, il diverso, abbiamo
bisogno per compiere la difficile scelta tra convivenza e rivalità,
tra guerra e pace civile, tra diritti e doveri dell'uomo. Ne abbiamo bisogno
per capire la diversità e restare tuttavia noi stessi (Barbara
Spinelli, Ricordati che eri straniero,
Edizioni Qiqajon, 2005).
PUNGOLO
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Ammonticchiati come giumenti
Nel disegno di Beltrame sulla "Domenica del Corriere"
dell'8-12-1901, la partenza da Genova di contadini che De Amicis
descrisse "ammonticchiati come giumenti"
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(*) Gian Antonio Stella, L'Orda, quando
gli albanesi eravamo noi, Rizzoli, 2002
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CI
FA O CI E'?
Anche i sassi ad Assago conoscono i motivi tutti politici
dell'uscita dell'ex assessore Papetti dalla Giunta Raimondo CL - Forza
Italia - DS - Margherita - Verdi. Se da un lato, il Sindaco attribuisce
la fuoriuscita di Rifondazione Comunista e Vivere Assago dalla maggioranza
"all'eccessiva attenzione che si è data alla tematica D4 e
all'urbanistica", dall'altro lato ripete, come un disco rotto, che
le dimissioni di Papetti sono dovute a incomprensioni personali "a
me estranee sia a livello personale che politico". Un classico caso
di schizofrenia politica o di divergenze parallele?
N.B.: Quesito estivo per gli assaghesi: "Secondo voi il Sindaco Raimondo
"ci fa o ci è?".
Rispondete all'indirizzo e-mail: liberatebarabba@libero.it
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VIA LIBERA
AL MERCATO
Quando una Pubblica Amministrazione approva provvedimenti
che modificano l'assetto del territorio che governa, deve certamente porsi
il problema di quali ricadute le proprie scelte determineranno sia sul
proprio Comune sia su quelli confinanti.
Per definire in maniera più puntuale le motivazioni che portano
a determinate scelte e le conseguenze sia generali sia particolari di
cui ci si rende responsabili, è necessario approfondire gli aspetti
più caratterizzanti di un provvedimento. Nel firmare la Convenzione
attuativa del piano particolareggiato per l'area D4, che conclude l'iter
di autorizzazione urbanistica, si sono compiute due scelte fondamentali:
la prima e più evidente è l'introduzione della residenza
permanente in un'area destinata dal Piano Regolatore a funzioni di
terziario; l'attuale Amministrazione non soltanto conferma la quantità
di residenza prevista dal piano particolareggiato, ma conviene che in
futuro tale quota potrà essere raddoppiata. La seconda scelta di
rilievo è quella di lasciare più di metà dell'area
in un'incertezza progettuale; mentre nella prima metà si indica
in maniera molto precisa e puntuale non solo le dimensioni delle componenti
commerciali, paracommerciali e residenziali, ma si specificano anche la
localizzazione, i rapporti con le componenti paesaggistiche e ambientali
della zona fino quasi a disegnarne l'aspetto, nell'altra metà del
comparto ci si limita a definire il progetto in maniera molto vaga con
il termine "uffici".
In entrambi i casi, sia nella quantità di residenze da realizzare,
che nella indeterminazione per la parte dedicata ad uffici, la Pubblica
Amministrazione viene meno al suo ruolo di indirizzo e di governo del
territorio, mentre traspare la volontà di lasciare al "mercato"
il compito di prendere le ultime decisioni, senza tenere conto che nell'attuale
situazione la richiesta di immobili nasce certamente più che da
un bisogno reale di alloggi, da una bolla speculativa legata all'afflusso
di capitali rientrati dall'estero a un tasso molto conveniente, grazie
a una compiacente legge del governo; capitali che non trovano altra collocazione
sicura perché, dopo i recenti rovesci finanziari, lo stesso governo
non è riuscito a produrre una legge a garanzia degli investimenti
in borsa. L'attuale Amministrazione di Assago, in assoluta continuità
con la precedente, con le sue scelte urbanistiche si rende complice di
questa situazione; ci domandiamo con quale livello di consapevolezza?
Associazione Vivere Assago
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Raccolta
di firme per la Farmacia notturna di Corsico
Sarà capitato anche a noi Assaghesi di aver
bisogno di farmaci di sera e la domenica e, non trovando aperta la farmacia
del paese, ci siamo recati nella farmacia comunale n. 1 di Corsico aperta
24 ore su 24. Ma da ora in poi non potremo più farlo: perché?
Certi egoisti, "simpaticoni", farmacisti hanno fatto ricorso
al Tar e lo hanno vinto. Per i loro interessi hanno creato un disagio
ai cittadini, agli anziani, ai malati che prima potevano contare su un
servizio sempre aperto.
L'opposizione dei Sindaci della zona non ha avuto alcun riscontro. Si
è formato, pertanto, un comitato che ha promosso la raccolta di
firme per la modifica della legge regionale che consenta la ripresa del
servizio 24 ore su 24.
Chi vuol partecipare o aderire all'iniziativa può rivolgersi
all'indirizzo e-mail farmacia24ore@libero.it
oppure telefonare al numero 338.2204055.
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VITA
di Melania Mazzucco
Convinta
che sia bello raccontare e che solo ciò che viene raccontato è
vero, Melania Mazzucco vince il premio Strega 2003 con questo libro "Vita",
alla ricerca della storia del ramo paterno della sua famiglia.
New York, 1903. Nella città delle occasioni in cui sbarcano dodicimila
stranieri al giorno, troviamo Diamante e Vita, due ragazzini di dodici
e nove anni, mandati allo sbaraglio alla ricerca di una vita migliore
da un minuscolo paese campano. Ci racconta di un'atmosfera brutale, misera,
tra negozi dati alle fiamme e agenzie di pompe funebri che fanno da copertura
a una mafia pericolosa e sgangherata. E della loro storia disperata e
fantastica, venata di un amore reciproco e commovente.
Con l'incursione di Enrico Caruso, la cui voce è diffusa senza
sosta da gracchianti grammofoni in pensioni pidocchiose e Charlie Chaplin,
nelle vesti di un benefico attore di provincia che addirittura interagisce
col protagonista salvandogli la vita.
Storie di immigrati che potrebbero valere anche oggi, anche qui. Storie
di sradicamento, razzismo, violenza. Dopo 100 anni l'Italia è diventata
"l'America" per gli immigranti
cambiano i protagonisti,
ma la storia è purtroppo inesorabilmente la stessa.
Melania G.Mazzucco , Vita, Rizzoli Editore, 2003,
p. 398, € 16.00
(edizione econom. €6.00)
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SPAZI
SOCIALI NELLE AREE DISMESSE
Il
2 - 4 giugno si è tenuta a Corsico la 2ª festa dei Giovani
Comunisti che è stata anche l'occasione per aprire un dibattito
sugli spazi sociali; proprio pochi giorni prima al nostro Circolo di Rifondazione
era stato presentato un progetto di "cascina sociale" da parte
della Cooperativa Cascinanimata.
La crisi del modello fordista ha trasformato profondamente il territorio,
lasciando numerose strutture abbandonate; eppure, quello che è
emerso è, per assurdo, proprio la difficoltà di trovare
spazi di aggregazione.
Ovunque si alzano voci che chiedono di poter utilizzare aree dismesse,
ma le azioni repressive non tardano ad arrivare (basta navigare in internet
per trovarne svariati casi).
La riappropriazione di tali spazi va intesa come forma di restituzione
alla città di luoghi vitali, in cui relazioni e attività
creative siano slegate dalle logiche di mercato, laboratori in cui i rapporti
sociali possano essere ricomposti.
Al sistema, che impone in modo più o meno palese un controllo sociale
che non lascia possibilità al processo di formazione e autoformazione
di saperi vivi, si contrappone una cultura dal basso capace di creare
spazi di resistenza a un discorso egemonico, prodotta all'interno di spazi
autogestiti e rivolta in primo luogo ai soggetti più deboli e meno
tutelati.
Noi giovani, lavoratori o studenti, viviamo il disagio della precarietà,
spesso obbligati alla non-socialità, all'individualismo e alla
rassegnazione. Liberare spazi sociali significherebbe creare luoghi in
cui sperimentarsi e autogestirsi: organizzare corsi, laboratori, seminari,
concerti; a quel punto andare al cinema e a teatro potrebbe sembrare attività
addirittura superflua.
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C'ERA
UNA VOLTA LO STATO LAICO
C'era
una volta un paese di "brava gente", che diceva di vivere in
uno stato laico. Il 12 e 13 giugno, però, la gran parte di questa
stessa "brava gente" ha deciso di seguire il monito delle autorità
ecclesiastiche e delle più alte sfere della politica: "astenetevi
dal voto, non violate la sacralità della vita di una persona (quale
persona? l'embrione?!), non permettete il ritorno all'eugenetica già
praticata dai nazisti, c'è il sole ed è giugno, insomma
andate al mare!".
Ebbene sì, tra l'indifferenza più totale è andata
in onda la prima grande spallata a uno dei principi fondamentali del liberalismo
(non del comunismo!): la laicità dello stato, la separazione
tra Stato e Chiesa, "ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e
sovrani" (articolo 7 della nostra Costituzione). Invece, nella "laicissima"
Italia si è assistito passivamente (anche da sinistra) alla
massiccia ingerenza politica della Chiesa cattolica: che ha tutto
il diritto di esprimere la sua opinione nelle questioni etiche, ma
non quello di fare propaganda politica attiva a favore dell'astensione.
Si è violata così la segretezza del voto (perché
si sono creati praticamente solo due fronti, per il sì e per l'astensione,
essendo palese che al 90% chi si sarebbe recato alle urne avrebbe votato
sì), con una riedizione del controllo sociale nei piccoli
paesi di provincia, dove spesso il centro della vita cittadina è
la parrocchia e l'influenza morale dei preti è elevata (e
in questa campagna referendaria si sono sprecate omelie su radio Maria
a favore dell'astensione). Lo stesso Comitato per il sì ha adottato
un profilo basso e difensivo: non ha detto qual' era la vera posta in
gioco; non ha mai spiegato chiaramente che uno stato laico, liberale e
non-confessionale non può imporre un'unica morale cattolica a tutti
i cittadini; ha voluto evitare lo scontro con il mondo cattolico, al cui
interno la restaurazione conservatrice (da Wojtyla a Ratzinger ) ha messo
a tacere le componenti democratiche. Di fronte all'attacco di questa Chiesa
conservatrice urge una chiara controffensiva laica. Contro il ritorno
del sacro e della religione nella politica operato dai moderni "neo-conservatori
all'americana" (che sposta l'orologio della civiltà indietro
di cinquant'anni) è necessario che l'Italia democratica recuperi
il coraggio e la forza vincente delle grandi battaglie civili (divorzio,
aborto) degli anni '70.
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GLI ULTIMI
GIORNI DI HITLER: "LA CADUTA"
La rappresentazione degli ultimi dodici giorni di Hitler
nella claustrofobia del bunker della Cancelleria e una Berlino completamente
distrutta e accerchiata dalle forze sovietiche sono solo lo scenario del
film di Oliver Hirschbiegel "La caduta".
Ispirato al libro "Dentro il bunker" dello storico tedesco Joachim
Fest e alla testimonianza della segretaria di Hitler Traudi Junge, il
film ci mostra un dittatore, magistralmente interpretato dall'attore svizzero
Bruno Ganz, irascibile, afflitto da tremore a una mano e da tic nervosi;
il quale, anche di fronte all'evidenza della disfatta, rifiuta la resa
sottoponendo la popolazione a indicibili sofferenze. "Non verserò
una sola lacrima per loro, non meritano nulla di meglio" è
la risposta di Hitler a chi timidamente consiglia la fuga da Berlino per
risparmiare la popolazione civile, ma la pietà e la compassione
non hanno spazio nel cuore del dittatore e tantomeno dei suoi consiglieri,
Goebbels in testa, la cui moglie avvelena uno dopo l'altro i suoi sei
bambini "che non devono sopravvivere a un mondo senza il nazionalsocialismo".
Una catena di suicidi, a partire da quello di Hitler e della sua amante
Eva Braun, si susseguono in una macabra danza fino al crollo definitivo
del Reich, tratteggiando una follia collettiva che ha contrassegnato una
delle pagine più oscure della storia. Mentre in Germania il film
ha suscitato polemiche per una eccessiva umanizzazione di colui che ha
rappresentato il male assoluto, in Italia siamo alle prese con una revisione
storica del fascismo che accomuna "i ragazzi di Salò"
con la Resistenza partigiana e questo la dice lunga sulla nostra non assunzione
di responsabilità nei tragici eventi di quegli anni.
La caduta (Der Untergang), regia di Oliver Hirschbiegel, 150', drammatico,
Germania, 2004
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