G.
A. Stella
L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi
1ª ed, Rizzoli, 2002, €8.50
(edizione econom. €6.50)
Quando gli "albanesi" eravamo noi,
ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci
proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci
consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama.
Quando gli 'albanesi' eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo
soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri
bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi
girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre
anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi"
eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le
Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di
stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido
letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la
sala d'aspetto di terza classe. Quando gli 'albanesi' eravamo noi, ci
accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato
la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri
di New York era italiana. Quando gli 'albanesi' eravamo noi, ci pesavano
addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli 'albanesi'
eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo
ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché
ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia. Nella ricostruzione
di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, avventure, aneddoti,
storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra
faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere
proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni,
padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare
solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta
per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde"
di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi
gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più
amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.
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