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(da "Un industrioso cammino" di Francesco D'Alessio, Confindustria Lecco, 2013)

[...] Proprio da questo variegato e ricchissimo apporto di differenti tradizioni e culture trae origine e forza la figura del lecchese lavoratore e imprenditore, spinto si da una spigliata e fattiva voglia di imparare al meglio il proprio mestiere anche partendo dal gradino piu' basso, ma allo stesso tempo impaziente di rendersi prima possibile indipendente e autonomo, o comunque di guadagnarsi dignitosamente il vivere quotidiano. Piu' in generale, di essere libero nei propri pensieri e interessi:

Cio' che piu' colpisce l'osservatore, e' certo spirito d'indipendenza proprio dei lecchesi che non ha l'eguale in nessun'altra provincia d'Italia. Qui non vedi sulle strade i contadini levarsi il cappello al comparire di uno sconosciuto, perche' vestito cittadinescamente, e sprofondarsi in un inchino spagnolesco. Sembra strano a chi non e' lecchese, che anche negli opifici gli operai non usano la parola padrone per indicare il proprietario dell'officina, che anzi chiamandolo per nome difficilmente vi fanno precedere l'appellativo di signor e dicono appena il Luigi, il Giovanni, il Martino, quand'anche si trattasse d'un ricco milionario.



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