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GEORGE
GORDON, LORD BYRON
Ella in beltà incede |
Ella in beltà incede, come la notte
in climi sereni e stellati cieli,
e i pregi della luce e della tenebra
nel suo sguardo si congiungono e nella figura:
così adolcita in quella lece tenera dal cielo negata al ridente
giorno.
Un'ombra in più, in meno un raggio
avrebbero forse alterato quella grazia
senza nome che fluttua in ogni ricciolo corvino,
o leggiadra sul volto si rischiara;
là dove pensieri serenamente soavi esprimono
come la loro dimora sia casta e cara.
E su quella guancia, e su quella fronte
sì tenere, calme eppure eloquanti
i sorrisi che soggiogano, le sfumature ardenti,
parlano solo di giorni ben vissuti,
di una mente in pace con il mondo basso,
di un cuore in cui amore è innocente.
(Grazie a Simona-Siggy)
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OSCAR
WILDE
da La decadenza della Menzogna |
E quando albeggerà quel giorno, o s'arrosserà quel
tramonto, che gioia sarà per tutti noi!
I fatti saranno screditati, la Verità sarà in lacrime
nei suoi ceppi, e la Favola, con la sua natura miracolosa, farà
ritorno sulla terra.
Laspetto stesso del mondo muterà ai nostri occhi
meravigliati.
Dal mare risorgeranno Behemoth e Leviathan, e navigheranno le
galee dalle alte poppe, come nelle deliziose carte di quelle epoche
in cui i libri di geografia erano leggibili.
I draghi si aggireranno nei luoghi deserti e la fenice si slancerà
nellaria dal suo nido di fuoco .
Poseremo le mani sul basilisco, e vedremo i gioielli che sono
sulla testa del rospo.
Masticando la biada dorata, lIppogrifo abiterà le
nostre stalle, e sulle nostre teste si librerà lUccello
Azzurro, cantando di cose stupende e impossibili, di cose che
sono belle e non accadono mai, cose che dovrebbero essere e non
sono.
Ma prima che tutto ciò avvenga, dobbiamo coltivare larte
perduta della Menzogna(...).
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PERCY
BYSSHE
Ozymandias |
Incontrai un viaggiatore, veniva da un'antica
terra e mi disse: Due immense gambe di pietra
s'ergono nel deserto, senza tronco... Vicino sulla sabbia,
giace a metà sepolto un viso smozzicato, e il cipiglio,
le labbra corrugate e il suo ghigno di freddo comando
dicono come esattamente lo scultore
abbia letto passioni che ancora sopravvivono, impresse
a quelle cose morte, alla mano che un tempo
le interpretò, a al cuore
che le nutrì, sul piedistallo appaiono
queste parole: "Il mio nome è Ozymandias, re dei
re:
guardate alle mie opere, o Potenti, e disperate!"
Nient'altro resta. Attorno alle rovine
di quell'enorme relitto, le nude e sconfinate
sabbie deserte e piatte si stendono lontano.
(Grazie a Simona-Siggy)
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