Devo affrettarmi a concludere perché:
1) mi sono rotto abbondantemente le palle di scrivere, sottraendo preziosi momenti a un sano e meritato riposo;
2) ho voglia di ascoltare i vostri preziosi commenti che spero non vorrete far mancare;
3) gli episodi si susseguono incessantemente anche ora che si sta giocando solo il mercoledì per le note ragioni climatiche, e non riesco a stare dietro a tutto quello che accade: ognuno di voi lo può verificare di persona.
Basti ricordare che una delle ultime volte abbiamo giocato in quattordici e abbiamo assistito all'infortunio di un medico ortopedico, specializzato nella terapia muscolare e nella cura dei traumi degli arti inferiori, che si è stirato una coscia dopo pochi minuti di gioco, esclamando di seguito, senza alcuna connessione logica, le seguenti frasi:
"E' chiaro che mi sono fatto male, che volevo pretendere, erano dieci anni che non toccavo il pallone".
"E quanto cazzo fa male, poi!"
Qualcuno, come al solito con una punta di malizia, dice poi di averlo sentito dire, in preda alla più cupa disperazione per il proprio caso: "E mo', da chi cazzo vado a curarmi"?
Sì, è proprio il caso di chiudere: mi ha appena telefonato Michele, ore 14 di mercoledì 15 luglio, per dirmi che non può venire a giocare.
“Devo partire, ci rivediamo a settembre”.
“Michè, tutto a posto? E’ successo qualcosa?”
“No, no. Vado al mare, parto stasera…lo so, era meglio se ti chiamavo ieri per dirtelo, ma ho pensato che l’altra volta eravamo in quattordici, e allora non…(discorso sospeso) diglielo a quell’uomo (Berardo ndr), che se non vuole correre non deve venire per niente, invece che chiamare quattordici persone”.
Breve postfazione
Chi ha frequentato anche sporadicamente le nostre partite, si renderà conto agevolmente che molti sono gli aspetti che sonostati taciuti e si accorgerà che molte, tra le vicende riportate, sono state notevolmente ridimensionate nella loro drammaticacomicità; e forse si chiederà il perché di questa scelta.
La risposta è semplice: chi ci avrebbe creduto, altrimenti?