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Se bussano

[bussano alla porta]

“Buongiorno, Signora Bardabecchia”, le sorrise generosamente, anche un po’ a scusarsi delle vesti notturne che ancora aveva addosso, nonostante la mattina inoltrata, e nonostante il capello a onda della California, “mi dica”

“Senti, Alberto, avrei bisogno di un favore”

“Mi dica, dica”

“Senti, non è che verresti un attimo a casa mia, avrei bisogno che mi facessi una cosa”

“Certo, vengo”

Lasciò la porta di casa socchiusa, si lasciò alle spalle le note di Piazzolla (che un tango di mattina fa), la seguì, infilato nelle sue ciabatte estive che oramai il gelo ai piedi, mica poco.

Entrò. Tutto giaceva immobile, nobilmente putrefatto, sotto formalina o sotto alcool? si chiese, poi. Poi la bandiera crocifissa a una delle pareti del corridoio bardato d’ogni titolo deputato a incrementare il Prestigio d’un Uomo, la bandiera della Repubblica e il patentino di Cavaliere, per firma e conferma del Presidente, fu questo che lo sedussero. Certo, magari fecero la loro parte pure la flotta di conchiglie, false,e d’ogni forma e beltà, a benvenuto nella mensola accanto al portone d’entrata, alle quali era accuratamente stato sotto-posto un gran vaso di fiori, certo falsi pure questi, a mò di piattino quando la Comunione, il prete. Insomma, mentre vagava ormai pressoché irrimediabilmente attorcigliato tra seduzioni delle porte accanto e gana di respirare il sacrosanto quotidiano, nel frattempo erano giunti al balconcino, nel frattempo erano passati anche attraverso il salone-soggiorno, e

(uccya)

 

 

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