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Lentamente muore chi diventa schiavo
dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non
conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia
incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde
quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Pablo Neruda
.:[Ringraziamenti]:.
Grazie a tutti coloro che si stanno
adoperando per arricchire i contenuti di questo sito con notizie, foto
e documenti.
Solidarietà ai lavoratori
Bella solidarietà!!! Sentite cosa dice il presidente della
Regione Piemonte:
Il presidente della Regione Piemonte: «In Sicilia bisogna intervenire
con gli ammortizzatori e riconvertire l’area»
Ghigo: per il rilancio è possibile il sacrificio di Termini
ROMA - Lo dice con il garbo tutto torinese di cui è
capace ma infine lo dice. Per Enzo Ghigo, presidente della Regione
Piemonte, rilanciare la Fiat mantenendo in funzione tutti gli
stabilimenti «a ogni costo» è una strada impraticabile. Rilancio
dell’azienda e salvaguardia dell’occupazione «non sono compatibili».
Bisogna scegliere. «Capisco e condivido la posizione di voler salvare
lo stabilimento di Termini Imerese - argomenta -. Come italiano spero
che da qui a un anno la produzione lì possa ripartire. Ma come
torinese dico, e l’ho detto al presidente Berlusconi, che il Dna
dell’azienda è qui a Torino. Qui è la sua storia e la sua creatività.
Qui il presidente Ciampi ha visitato il nuovo corso d’ingegneria
automobilistica. Qui domani (oggi per chi legge ndr )
Pininfarina inaugurerà un nuovo centro d’ingegneria». Quindi? «Quindi
se per ripartire si deve smagrire e razionalizzare, allora per Termini
il discorso più giusto è intervenire subito sulle criticità con gli
ammortizzatori sociali e insieme cominciare a diversificare in altri
settori di attività, riqualificando la manodopera. Lo abbiamo fatto
anche qui in Piemonte ormai nella nostra Regione non c’è più solo
l’automobile». Intanto i parlamentari siciliani sollecitano
l’attenzione del governo minacciando di non votare la Finanziaria.
«Comprendo lo stato d’animo e sono solidale. Credo e spero però che la
loro affermazione vada valutata come uno sfogo momentaneo».
Il presidente del Piemonte sarà giovedì a palazzo Chigi con i colleghi
delle altre Regioni coinvolte nella crisi Fiat per indicare problemi e
proporre soluzioni. «Noi qui siamo preoccupati per l’indotto. Ci sono
piccole aziende sotto i 15 dipendenti che hanno difficile accesso al
credito. Spero che si voglia agevolarlo. Propongo un fondo rotativo da
50 milioni di euro». Per parte propria la Regione s’impegna in
progetti di riqualificazione del personale.
Ma le Regioni potrebbero essere chiamate anche a svolgere il ruolo
assunto in Germania dai Laender nel salvataggio della Volkswagen,
intervenendo nel capitale Fiat: «Ne ho sentito parlare - dice Ghigo -.
Se ce lo chiedono io non mi tiro indietro». Ma? «Penso che prima di
arrivare alle Regioni si può volgere lo sguardo altrove, alle
fondazioni bancarie. C’è tutto un bacino di risorse che oggi sostiene
il sociale e che, a certe regole, potrebbe intervenire. E poi ci sono
imprenditori che forse potrebbero contribuire». Del resto il
presidente del Piemonte, da liberista convinto, non fa mistero di non
amare troppo l’ipotesi di un intervento pubblico nel capitale privato
della Fiat. «Fino a pochi mesi fa lo slogan era "mercato, mercato,
mercato". Io non ho cambiato idea. Certo questa crisi porta a
riflettere su come il pubblico possa accompagnare il privato. Allora,
in quest’ottica, personalmente riterrei più utile che il governo
cercasse d’immettere in questa vicenda nuova linfa di tipo
imprenditoriale. Poi si vedrà».