Il ventiquattro di maggio a Ferrera

L'origine di questo canto risale al 1912 quando in Lomellina si era nel pieno della lotta per la conquista delle "otto ore" in risaia. Per evitare che gli scioperi fossero vanificati dall'arrivo delle mondine forestiere, la Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra aveva lanciato una campagna per il boicottaggio delle risaiole forestiere. Essendo comunque giunte squadre di mondine da altre zone, la Federterra aveva invitato le locali a far opera di persuasione affinché non fossero accettati da parte loro orari più lunghi. La situazione era particolarmente conflittuale ma nello stesso tempo stimolante dal punto di vista culturale, come testimonia la creazione di questo canto che rievoca uno scontro tra mondine e forza pubblica avvenuto a Ferrera Erbognone nel corso di uno sciopero. L'episodio fu ampiamente descritto nei giornali locali dell'epoca (v. "Mondine di tutta Ferrera, unitevi!" ). Da questi scritti emerge il conflitto vissuto dalle forestiere, divise tra le pressioni psicologiche esercitate su di loro dalle locali e le intimidazioni della forza pubblica. A differenza delle mondine del luogo, le forestiere, prive di un tessuto sociale a cui fare riferimento, dovevano prendere decisioni importanti da sole. Anche la canzone riflette questa situazione, ricostruendo i fatti avvenuti il 24 maggio. Interessante è sottolineare le strofe in cui è descritto il tentativo di convincere le immigrate: "Nel veder i crumiri ad uscire..." e "Nel veder le crumire ostinate..."; altrettanto interessante è la strofa in cui si parla di Maria Provera condotta davanti al "sultano". Quest'ultimo era l'epiteto con cui veniva identificato il fittabile, figura di spicco all'interno della collettività, in quanto detentore del potere economico e spesso di quello amministrativo.

Il ventiquattro di maggio a Ferrera

un grande sciopero terribile guerra

erano tutti in una stretta via

accompagnati dalla pulisia

Nel vedere i crumiri ad uscire,.

gli scioperanti si misero davanti:

"Se avete il coraggio di andare

ci tradite o noi tutti quanti"

Nel vedere le crumire ostinate

le scioperanti si misero davanti

e si sono gettati per terra:

"Calpestateci se avete il coraggio"

Il commissario con grande amarezza

"Non ubbidite alla pubblica sicurezza

non vedete che questa è viltà

se non vi alzate vi faccio 'restà"

Le scioperanti si sono alzate:

"Non è vero che questa è viltà

son venuti e han fatto violenza

trascinandoci con libertà":

Il commissario con grande ironia

dice agli altri: "Andate pur via

si ferma solo Provera Maria

che con noi la vogliamo portà"

La ragazza andava pian piano

l'hanno condotta davanti al sultano

il sultano sbeffando le disse:

"Sono contento e ancor più felice"

Le scioperanti non dicon parola

si recarono in mezzo alla fola

e sentirono la brutta novità:

"Il vostro Riba ve 1'hanno 'restà"

Quando Riba fu giunto sul treno

con la mano ci diede l'addio:

"Non piangete miei cari compagni

che ben presto sarò qui con voi".

A Sannazzaro che sono arrivati

l'hanno rinchiuso in una prigione

come se fossero dei malfattori

mentre invece era gente d'onor.

Tredici giorni di malinconia

fu terminato con grande allegria

hanno lasciato Riba e Maria

l'hanno coperto di rose e di fior

l'hanno coperto di rose e di fior