Mondine di tutta Ferrera, unitevi!

Maria Provera in una foto di inizio secolo

(Lo sciopero di mondariso, scoppiato il 24 maggio 1912 a Ferrera e ricordato nei versi di un celebre canto di risaia, fu guidato dalla "pasionaria" Maria Provera, arrestata dai carabinieri assieme al sindacalista medese Eugenio Riba. Lo scontro fra lavoratori e fittavoli nel dettagliato resoconto dei giornali dell'epoca).

"Quest'anno la stagione della monda inizia e si promette molto più agitata degli anni scorsi. In quasi tutti i paesi della nostra provincia appartenenti alla zona risicola cosiddetta Lomellina vi sono serie agitazioni di mondarisi... A Zerbolò, a Ferrera, a Sartirana e in qualche altro posto è già scoppiato lo sciopero; presto lo stesso esempio seguirà in tanti altri paesi. " Un breve trafiletto apparso sabato 25 maggio 1912 sul settimanale socialista "La plebe" di Pavia annuncia l'inizio della più turbolenta stagione di scioperi che abbia mai conosciuto la Lomellina, terra di mondariso e di fittabili, di agitazioni sindacali e di cariche di cavalleria.

Verso la fine di maggio di ottantotto anni fa, le mondine lomelline dimostrano di essere pronte a tutto pur di ottenere la conquista delle otto ore di lavoro — un obiettivo tanto "mitizzato" dalle organizzazioni sindacali e dai deputati socialisti di inizio secolo, quanto osteggiato dalle associazioni di categoria padronali — e del salario di trenta centesimi all'ora, senza dimenticare le rivendicazioni delle "squadre forestiere", mondine provenienti in gran parte dall'Emilia e dalla Romagna da cui restano divise da una netta disparità di trattamento economico. In sintesi, le lavoratrici lomelline chiedono di passare da una paga di due lire e cinquanta centesimi al giorno (per nove ore) a due lire e settanta centesimi, così come contenuto nella piattaforma rivendicativa nazionale; domanda ritenuta inaccettabile dai padroni, che al contrario tendono a ribassare il compenso a due lire e trenta centesimi. Lo scontro fra lavoratori e fittabili, che ricorrono alle "forestiere" proprio per II minor costo del lavoro scavalcando gli accordi con la Federazione nazionale della terra (guidata dalla "pasionaria" Argentina Altobelli), raggiunge la sua fase più acuta proprio a cavallo fra maggio e giugno: nessuno delle controparti vuole cedere, come testimoniano anche due giornali dell'epoca stampati a Mortara. " La pitonessa di Bologna scagliò in Lomellina oratori e oratrici a sollevare i mondarisi locali contro i fittabili, " recita "II giornale della Lomellina" nel numero del 31 maggio, contrastato da "II proletario", che lo stesso giorno scrive: " È’ nota la causa dello sciopero delle mondine: i fittabili volevano pure ad esse un trattamento peggiore dello scorso anno ".

A FERRERA I CONTADINI SI ORGANIZZANO

Uno dei centri in cui la "polveriera contadina" avrebbe preso fuoco più rapidamente è Ferrera Erbognone, paese governato da amministratori moderati che molto spesso vengono a identificarsi con gli esponenti più in vista del ceto imprenditoriale agricolo, ma che da qualche anno sta tingendosi sempre più di rosso (solo qualche settimana più tardi, il 15 dicembre, la lista socialista, guidata da Natale Damnotti, Pietro Pampuri, Amedeo Bozzani, Luigi Cordara, Luigi Pini e Natale Tartara, avrebbe infatti conquistato per la prima volta il municipio e la Società operaia di mutuo soccorso). Qui, da tempo, la Lega di resistenza dei contadini organizza conferenze e dibattiti in cui l'ospite più applaudito è il popolarissimo Eugenio Riba (trentadue anni, di professione maestro, residente a Mede), promuove sottoscrizioni per i compagni arrestati e, non ultimo, fa pressioni sulla classe padronale locale incitando i lavoratori all'agitazione rivendicativa.

LO SCIOPERO, MINUTO PER MINUTO

È quanto avviene anche il 23 e il 24 maggio: ecco il racconto degli avvenimenti nella cronaca di un testimone oculare, il sindacalista Cario Azimonti, apparsa su "II proletario" del 7 giugno. Dal treno delle 15.05 scendono a Ferrera circa ottanta mondariso forestiere, chiamate dai proprietari terrieri per vanificare l'effetto di una generale astensione dal lavoro in corso attuata dalle "colleghe" ferrerine. " lo, Riba e Bucci avviciniamo le forestiere e le mettiamo a conoscenza dello sciopero: se ci fosse stato un treno pronto, le forestiere sarebbero ritornate alle loro case ", scrive Azimonti. Purtroppo la stazione è vuota e nell'aria già afosa di fine maggio inizia ad avvertirsi una palpabile tensione. Comunque, un successivo intervento di Riba riesce a calmare la rabbia e l'indignazione delle scioperanti, comunicando che le forestiere avrebbero abbracciato le loro rivendicazioni; e la soddisfazione delle mondine locali scoppia In un fragoroso applauso liberatorio. Ma il vice commissario di pubblica sicurezza, Morelli, forte della presenza di una quarantina di carabinieri guidati dal maresciallo Gobbini, grida: " Queste donne domani lavoreranno! Ve lo garantisco io! ", esasperando così la folla. Pochi minuti dopo, al termine di un'assemblea tenuta nella sezione della Lega dei contadini, si decide di venire in soccorso delle mondine forestiere, pagando il biglietto del ritorno oppure fornendo vitto e alloggio a quelle donne che sarebbero state allontanate dalla cascina nel caso avessero manifestato pubblicamente solidarietà alle locali. La decisione delle scioperanti non può però essere comunicata direttamente alle forestiere poiché la cascina dove sono state condotte è circondata dai carabinieri e la minaccia di Morelli ("Domani lavoreranno! ") spinge le locali a circondare la tenuta per prevenire un'azione di forza da parte del fìttabile.

L'INVITO ALLE FORESTIERE, LA CARICA DEI CARABINIERI

È quanto accade alle cinque della mattina del 24 maggio. Le forestiere escono scortate dalla forza pubblica, ma invitate dalle scioperanti a desistere (" Non tradite! Venite alla lega. Vi daremo da mangiare, vi daremo alloggio, vi daremo i soldi per tornare a casa! ", gridano) tentano di fare marcia indietro; secondo il settimanale "L'eco della Lomellina" di Sannazzaro, le lavoratrici locali si distendono inoltre sulla strada provinciale per impedire l'entrata in paese delle forestiere, " formando in qualche punto delle vere barricate di corpi umani ". Ma il vicecommissario impone lo sgombero della via, ordinando la carica. " I carabinieri si slanciano sulla folla, percuotono selvaggiamente donne, ragazze e bambini, ferendone parecchi — scrive sempre Azimonti — Indi afferrano la compagna Maria Provera e la traggono in arresto. La folla urla e i carabinieri pestano botte da arabi. " I carabinieri approfittano poi del caos generale per mettere le manette anche a Eugenio Riba, recatosi in una trattoria per scrivere un biglietto a un medico. E sembra proprio il sindacalista lomellino il vero bersaglio della polizia, nel resoconto di Azimonti, che imputa poi a Morelli la colpa di aver fatto scoppiare lo sciopero generale solo due ore dopo il fermo di Riba. " Eh, il Riba sarà arrestato, l’ànno giurato i fittabili. Prima ancora che scioperassimo i fìttabili ebbero a dire: se fate sciopero il vostro maestro [il Riba, n.d.r.} lo faremo arrestare e faremo arrestare anche qualcuna di voi, " sono le osservazioni a caldo fatte dalle scioperanti al cronista, che commenta: " Gli arresti sono stati fatti... per impaurire la popolazione e troncare le gambe allo sciopero "; e conclude: " E che dire delle beffe dei carabinieri, i quali lanciano ancora oggi alle ragazze di queste frasi: "II vostro Riba non viene a tenervi delle conferenze? La vostra Maria non viene a mondare?" ".

IL FATTO FINISCE IN PARLAMENTO

Se da una parte la determinazione delle mondine e l'imponenza dello sciopero generale hanno ottenuto l'effetto dell'aumento della paga e dell'interruzione del ricorso alle forestiere, dall'altra si deve infine segnalare l'epilogo parlamentare dei fatti di Ferrera. A poche ore dagli scontri, il deputato socialista Angiolo Cabrini presenta infatti un'interrogazione al sottosegretario all'Agricoltura, Falcioni, con cui chiede conto della brutalità della polizia. In tutta risposta, si sente replicare con uno sperticato elogio nei confronti del vice .commissario Morelli " per l'opera compiuta ". E poi, sull'arresto del sindacalista, aggiunge che " essendo trascorse le quarantotto ore volute dal codice di procedura penale, [il Riba, ndr] non potè più fruire del benefìcio del processo per direttissima ". Ma Cabrini ribatte affermando che la cattura era stata premeditata, " e ciò è provato dal fatto che gli agenti, dopo arrestato il segretario, lo condussero davanti al proprietario che, per le sue pretese, aveva provocato i disordini ". Quel proprietario è il "sultano" rievocato dalla canzone popolare intonata al momento del rilascio in libertà provvisoria dei due arrestati, a memoria di quello che a Ferrera viene ancora oggi ricordato dai più anziani come "lo sciopero di Maria Provera".

Umberto De Agostino

(Da "Lomellina in comune", per gentile concessione dell'autore)