IRIS VERSARI

LA FAMIGLIA
Nasce il 12 ottobre 1922 a Portico San Benedetto (Forlì). Si trasferisce a Tredozio con la famiglia nel podere Tramonto (dove in seguito si costituirà una delle prime basi partigiane del luogo). Contadina, figlia di generazioni di contadini, come molte ragazze nelle sue condizioni, era stata mandata a servizio di una famiglia benestante di Forlì.
Aveva però dovuto proteggersi dalle “insidie” dei padroni. Anche questa cocente umiliazione le insegnò l’assurda crudeltà dell’esistenza e la spinse ad abbracciare la causa dei deboli e degli indifesi.
Podere 'Tramonto'

IRIS
Iris fu un personaggio bellissimo, di quelli che affascinano sempre.
Era una ragazza molto bella, piuttosto minuta e bruna; aveva mani piccole e bianche, intensi occhi verdi e un volto capace di esprimere emozioni e sentimenti tesi allo spasimo, con un bel profilo e orecchie piccole dalle quali - unico segno di civetteria - brillavano gli orecchini a pendente. I capelli folti, neri e ondulati erano pettinati molto semplicemente. Portava quasi sempre un abito grigio. Aveva un sorriso dolcissimo che ispirava simpatia, infondeva calore e metteva subito in intimità. Sembrava piccola e fragile, ma non appariva mai stanca e all’occorrenza mostrava una vigoria incredibile. Il tono della voce, il luccichio degli occhi stupendi, la tenerezza dello sguardo raggiante, rivelavano in profondità una tristezza contenuta.
Il ritmo di vita di Iris fu scandito tra le fatiche dei campi e delle faccende domestiche, che non le avevano permesso di coltivare amicizie e di provare le prime tenerezze amorose.
Le erano mancate quelle piccole-grandi cose di cui hanno bisogno tutte le ragazze.
Iris era ardente e premurosa e dimostrava un’insospettabile tenerezza.
Spesso il viso appariva inespressivo, come una maschera, le inflessioni della voce erano diverse in armonia con i sentimenti.

LA BANDA CORBARI
Già nel settembre del ’43 Iris era la staffetta della formazione partigiana di Tredozio, che aveva trovato ospitalità nella sua stessa casa.
Entrò a far parte della resistenza romagnola a fianco di Silvio Corbari il 2 gennaio 1944, a cui si legò affettivamente e con il quale avrebbe condiviso le imprese e la stessa tragica sorte.
Iris si distinse per il suo coraggio in diverse azioni partigiane.
Purtroppo disponiamo di una notevole scarsità di informazioni precise circa l'attività della banda, poiché essa non lasciò documenti riguardanti le proprie azioni.
L’occupazione di Tredozio fu la prima clamorosa impresa della “banda Corbari”. Silvio dimostrò di non essere il sanguinario assassino descritto dalla propaganda fascista di allora, avendo rilasciato incolumi i militi che si erano arresi. I nazi-fascisti per rappresaglia arrestarono i genitori di Iris e li deportarono in un campo di sterminio (da cui solo la madre fece ritorno), ne saccheggiarono la casa e ne dispersero i fratelli.
Dopo l'occupazione di Tredozio, nell'inverno del 1943-44, la banda venne decimata dalle catture subite in seguito a un rastrellamento affettuato alla fine di gennaio '44 (o nel dicembre '43, secondo altre fonti); esclusi Silvio Corbari, Iris Versari e pochi altri partigiani, furono tutti sorpresi e fucilati o deportati in Germania.
Iris e Silvio (in piedi a sinistra)
Il rapporto con Silvio era stato immediato, ma non si esaurì in una romantica avventura. Fu improntato a sentimenti profondi e a profonde inquietudini. Silvio le aveva regalato un mitra speciale, una bellissima arma con la canna decorata in rame sbalzato, molto più piccola del mitra normale, con l'impugnatura arabescata e impreziosita di fregi.


Silvio Corbari (al centro) L’OCCUPAZIONE DI MODIGLIANA
Nell'aprile del '44 Iris, Silvio e altri sette o otto compagni, occuparono Modigliana, giungendo in paese in pieno giorno, prelevarono soldi della banca e se ne andarono. Fecero ritorno una decina di giorni dopo; prima però, con una azione di propaganda, la banda aveva fatto sapere ai militi fascisti che sarebbe avvenuta l'incursione, e che i partigiani sarebbero stati spietati nei confronti di chi si era posto al servizio dei tedeschi. L'occupazione avvenne una domenica pomeriggio: una ventina di partigiani, con Corbari e Iris in testa, entrarono a Modigliana senza incontrare alcuna resistenza, poiché i militi erano scappati. Prelevarono armi e materiale militare. Corbari diede spettacolo al bar centrale, sorbendo tranquillamente la sua bibita con la cannuccia, mentre il paese era in preda all'eccitazione.

L’UCCISIONE DEL CONSOLE MARABINI
Una delle imprese più famose di Iris e Silvio fu l'uccisione del console della milizia Marabini. Silvio e Iris si finsero pentiti dell’attività svolta, e riuscirono a convincere il console della sincerità dei loro propositi. Il 23 maggio 1944 si venne ad un incontro per concordare le modalità di resa. A conclusione dell’incontro i partigiani salirono sulla macchina del console e partirono per Forlì. Ciò che successe in seguito è incerto e riferito in versioni diverse, ma il fatto sicuro e saliente fu che lungo il tragitto Corbari uccise con un colpo di pistola il console, e l’autista fu "posto in condizioni di non nuocere".

LA MORTE DI IRIS E DEI COMPAGNI
Silvio e Iris partirono con dieci compagni verso Forlì, per tentare l’assalto al carcere e liberare Tonino
Spazzoli, sotto suggerimento di Franco Rossi, ex membro della banda. Il 15 agosto 1944 Rossi rubò le armi della banda lasciando scritto in un biglietto che le aveva prese in prestito e che sarebbero dovuti andarle a prendere il venerdì seguente, il 18, a Cornio. Silvio si recò a Papiano per avere notizie di Rossi, del quale ormai sospettava; Iris, rimasta a Cornio, durante l’assenza di Silvio fece accidentalmente partire un colpo dal suo “sten” ferendosi sopra al ginocchio sinistro. Per il dolore e per il timore di essere abbandonata, mandò un contadino a sollecitare il ritorno di Silvio. Corbari la raggiunse. Ora i partigiani a Cornio sono quattro: Iris Versari, Corbari, Casadei e Spazzoli.
I quattro decidono di passare la notte a casa di un contadino, a causa delle condizioni di Iris, che non può camminare; dicono al contadino di svegliarli alle quattro. All’ora stabilita il contadino li sveglia, ma non si alzano e continuano a dormire. All’alba il contadino si alza; apre la porta di casa per dare un’occhiata al tempo ma l’intimazione di 'alto là' lo inchioda sulla soglia. Riesce comunque a precipitarsi in casa e a dare l’allarme. I militi entrano in casa, un ufficiale entra nella camera dove sono Iris e Silvio, ma lei lo uccide con una raffica del suo sten, mentre Corbari spara col mitra dalla porta aperta. Il nemico, sorpreso dalla reazione, si ritira e si apposta intorno alla casa. I militi iniziano a sparare e a bombardare la casa a colpi di mortaio. Gli assediati si difendono con raffiche di mitra e lancio di bombe a mano, incuranti della superiorità numerica. Per avere una speranza di salvezza bisogna lasciare subito la casa e tentare la fuga. Corbari è esitante, non vuole lasciare Iris in mano ai fascisti. Per dissipare l’indecisione di Silvio e fare in modo che si salvi, Iris si uccide.
Durante la fuga Spazzoli viene colpito alle gambe e al torace, Corbari si lussa un ginocchio e cade in uno strapiombo, dove viene raggiunto e soccorso alla meglio da Casadei, che lo nasconde nel bosco vicino. Casadei rimane accanto a Silvio, anche se sa che questo può significare la morte per lui. Vengono raggiunti dai militi, che massacrano Corbari e feriscono Casadei, il quale non scappa ma rimane vicino all’amico e si fa catturare. Franco Rossi va incontro a Casadei, ridendo e impugnando il mitra di Iris. E’ il 18 agosto.
Spazzoli viene ucciso durante il tragitto per Castrocaro, dove furono impiccati Corbari e Casadei.
Nel pomeriggio vengono appesi a Forlì in piazza Saffi ed il giorno dopo vicino ai loro corpi vengono appesi anche quelli di Iris e Spazzoli.
Terminato il conflitto, Iris venne inspiegabilmente ignorata e dimenticata. Solo nel 1978, trentaquattro anni dopo la morte, anche alla sua memoria venne finalmente concessa la medaglia d’oro.
Iris Versari aveva rischiato di morire una seconda volta.

Brano scritto da Alice Cappelli

I luoghi della memoria