Alla ricerca della soluzione simbolica
La soluzione simbolica dovrebbe diventare il santo Graal che gli alunni
cercano, spinti dalle considerazioni già fatte sull'esattezza e da altre che si
presentano, come la necessità di discutere la risolubilità del problema al
variare dei dati o la necessità di risolvere problemi con più incognite.
In effetti l'approdo ai sistemi di equazioni, in cui non sia banalmente
eliminabile una incognita, pone qualche problema ai metodi numerici: è ancora
possibile fare ricorso al foglio elettronico, però le incognite non devono
essere più di due, e lo stesso vale per gli strumenti grafici; per questi, tra
l'altro, non bastano più i semplici programmi che disegnano le funzioni y=f(x)
, ma bisogna avere quelli che graficano decentemente le funzioni implicite di
due variabili; in ogni caso credo che sia istruttivo l'uso di questi strumenti,
anche se a volte fanno venir voglia di qualcosa di più generale e quindi
spingono verso l'approccio simbolico [che comunque non è più potente al di là
del caso lineare, però più adatto a trattare molte incognite]. Il ricorso ad
algoritmi iterativi mi sembra istruttivo, ma difficilmente proponibile per la
mole di calcoli che richiede.
A volte io rappresento agli studenti la situazione in questo modo: quando si
affronta un problema con l'analisi noi abbiamo una macchinetta che, per
ogni numero che buttiamo dentro, ne sforna un altro; vogliamo trovare il numero
da inserire perché esca zero. Naturalmente possiamo tentare a caso, però
avremmo risolto la questione se potessimo costruire una macchinetta che fa il
contrario della prima e per ogni numero sfornato da essa ci restituisse quello
che abbiamo inserito: potremmo chiamarla formula inversa o qualcosa di
simile. La domanda è: in quali casi è possibile costruirla ? e come ?
Alla fine della scuola media gli studenti sono pratici di formule inverse,
che spesso trovano già confezionate nel libro o dall'insegnante. In ogni caso
sono spesso invitati a ragionare a ritroso, perché generalmente i problemi
assegnati proprio questo richiedono: infatti parecchi falliscono proprio per
mancanza di questa abilità. Però la crescita di questa abilità mi sembra che
sia lasciata a madre natura, mentre penso che si potrebbe fare qualcosa per
renderne consapevole l'allievo e guidare quelli un pò svantaggiati. Per esempio
si potrebbe insistere un pò sull'inversione delle operazioni elementari,
evidenziando in particolare i due casi 'anomali' del sottraendo e del divisore;
si potrebbe poi passare all'inversione di sequenze di operazioni, aiutandosi
magari con schemi strutturali come il seguente, che spesso sono usati dalle
maestre.
Utilizzando questo schema o simili l'allievo si rende conto che l'inversione
è facile se in ogni nodo [operazione] vi è una sola casella incognita, il che
si verifica se l'incognita non viene usata più di una volta nei calcoli. In
effetti i problemi assegnati alla scuola media soddisfano questa condizione,
anche se a volte il numero di operazioni da invertire è abbastanza alto.
Gli allievi di normale abilità effettuano facilmente l'inversione, anche senza
bisogno di schemi, però rischiano di acquisire la falsa opinione che essa si
possa sempre effettuare, da cui credo la tendenza ad affrontare tutti i problemi
cercando una via diretta verso la soluzione. Ritengo che non sarebbe male
presentare già alla scuola media situazioni non elementarmente invertibili,
invitando gli allievi a rendersi conto della eccezionalità del caso.
Nella pratica didattica ho visto che funziona abbastanza bene un esercizio di
questo tipo:
partendo da un problema risolvibile per sintesi come per esempio:
<<Se un vestito costa di listino 300 e ottengo il 15% di sconto, quanto lo
pago ?>>
si invitano gli allievi a costruire l'espressione o il diagramma strutturale
delle operazioni svolte e poi a formulare i problemi 'inversi' derivabili da
questo:
<<Se un vestito costa 300 e lo pago 250, che percentuale di sconto ho
ottenuto ?>> e
<<Se ho pagato 250 un vestito dopo aver ottenuto il 15% di sconto, qual
era il prezzo di listino ?>>
Dopo di che si riutilizza lo schema del primo, mettendo opportunamente le
incognite e i dati.
Gli allievi non tardano a rendersi conto che mentre il primo di questi due è
facile da risolvere, perché l'incognita è usata una volta sola, il secondo lo
è molto meno, perché viene usata due volte: e infatti di solito sbagliano la
risposta.
Aiutati dal docente, gli allievi dovrebbero quindi arrivare a questa
conclusione: 'una formula [o funzione] è invertibile
facilmente se in essa l'incognita viene usata una sola volta' oppure
detto in altri termini 'un'equazione si può risolvere
simbolicamente in modo immediato solo se l'incognita vi compare una volta sola'.
E quindi ecco la via per arrivare alla soluzione simbolica: fare in modo che
nell'equazione l'incognita rimanga una volta sola.
Ma per fare questo bisogna trasformare l'equazione,
e quindi bisogna imparare le regole per farlo, ossia il calcolo
letterale, che solo a questo momento io farei
partire, non senza avvertire che esso non risolve la questione in
generale, ma in alcune situazioni che sono state ben studiate e catalogate.
Dal mio punto di vista aggiungerei anche questa eccezione: per gli allievi più
deboli, mi accontenterei di essere arrivato a questo punto e li abituerei ad
usare proficuamente la calcolatrice simbolica come surrogato del calcolo
letterale: però a molti orecchi questo potrebbe suonare blasfemo e quindi mi
arresto .