La sfida delle calcolatrici simboliche L'arrivo dei programmi di matematica simbolica e delle calcolatrici simboliche ha mutato il contesto di insegnamento dell'algebra: prima o dopo sarà inevitabile mettere in conto la loro esistenza e rivedere alla luce di questo la scala dei valori in uso per valutare la preparazione degli allievi.La scala di valori attuale mette tra le abilità minime la capacità di manipolare le espressioni letterali, in particolare le frazioni, con corredo di prodotti notevoli e scomposizioni, e di risolvere equazioni e sistemi in modo simbolico. Difficilmente si considererebbe sufficiente in matematica un allievo che non sapesse scomporre la differenza di quadrati. Che cosa possono avere a che fare le calcolatrici con questo? Semplicemente
che sanno fare, e bene, tutto ciò che si richiede ad un bravo studente di
biennio, per cui, volendo essere perfidi, viene da chiedersi se abbia ancora
senso insegnare con fatica ciò che poi sia lo studente bravo che quello meno
bravo faranno sicuramente con la calcolatrice, visto che è più semplice.
Naturalmente è un'eresia, almeno per ora, perché l'apprendimento del calcolo
simbolico avrà di sicuro molte altre virtù che la calcolatrice non può
trasmettere, però proviamo a valutare se in alcune situazioni non sia da
prendere in considerazione. Ammesso quindi che un giorno le calcolatrici simboliche vengano pacificamente accettate tra le dotazioni standard, sarà possibile ritenere sufficientemente preparato lo studente che non sa scomporre i trinomi, ma sa quando gli serve farlo e come lo si ottiene con la calcolatrice ? Ha senso rivedere drasticamente la scala di valori ora più diffusa ? Volendo essere cattivi, si potrebbe anche chiedere: ma questa scala di valori, implicita, tramandata tra generazioni, evidente nel tipo di compiti assegnati e negli esercizi standard dei libri, aveva senso anche prima delle calcolatrici simboliche ? O queste non hanno fatto altro che mostrare il re nudo ? |