Il problema della giustizia in Pitagora e nel Pitagorismo

FONTI LETTERARIE

FONTI STORICHE

SCUOLA PITAGORICA

GIUSTIZIA IN GRECIA

GIUSTIZIA PITAGORICA

ATTIVITA' POLITICA

INFLUENZA POLITICA

CRISI DEL PITAGORISMO

INFLUENZA SU ROMA

CONCLUSIONI

"CHE TI SIA VENUTO IN MENTE DI FAR MENZIONE DI PITAGORA CIO' NON PUO' ESSERE ACCADUTO SENZA UN QUALCHE OCCULTO E DIVINO DISEGNO. CHE' IO NON CESSO DI AMMIRARE, DI LODARE IN LUI UNA COSA NOTEVOLE E CHE TUTTAVIA MI ERA SFUGGITA INTERAMENTE; ED E' CHE EGLI NON DAVA AI SUOI DISCEPOLI L'ULTIMA REGOLA DEL GOVERNO DELLA REPUBBLICA, SE NON QUANDO ERANO GIA' DOTTI, PERFETTI, SAPIENTI, BEATI. EGLI VEDEVA NELLA PRATICA DEL GOVERNO TANTE TEMPESTE CHE NON VOLEVA ESPORVI CHE UN UOMO ARMATO DI UNA SAGGEZZA TALE DA PERMETTERGLI DI EVITARE OGNI SCOGLIO E CHE NEL CASO CHE TUTTO GLI VENISSE MENO FOSSE IN GRADO DI STARE CONTRO AD OGNI MAREGGIARE, EGLI STESSO COME UNO SCOGLIO" (S. Agostino, De ordine, II, capitolo 20)

Sintesi della tesi in Filosofia del diritto presso l'Università di Tor Vergata in Roma del Dott. Gaetano Basile

FONTI LETTERARIE

"Pitagora di Samo, andato in Egitto e fattosi loro discepolo, portò in Grecia per primo lo studio di ogni genere di filosofia". E' da questa notizia, tramandataci da Isocrate, che ci muoveremo alla ricerca di fonti letterarie che possano aiutarci a svelare l'essenza della filosofia pitagorica. Il filosofo di Samo avrebbe, dunque, attinto dalla cultura egiziana per formulare la sua teoria sulla natura delle cose. Porfirio, poi, ci tramanda che "Talete indusse Pitagora a far vela per l'Egitto e ad incontrarsi coi sacerdoti di Menfi e di Diospoli, perchè erano stati loro ad istruirlo in quelle discipline, per le quali aveva presso la gente il nome di sapiente". Abbiamo sufficienti elementi per poter, quindi, sostenere che Pitagora sia stato introdotto alla sapienza egiziana dai massimi eponenti religiosi, i quali si trovarono di fronte una persona con un'infinita voglia di conoscere i misteri dell'universo, come ci fa sapere ancora Giamblico, secondo cui il filosofo "passò, così, 22 anni in Egitto, nei penetrali dei templi, dedito all'astronomia e alla geometria, e intento a farsi adepto, in modo tutt'altro che casuale e superficiale, di tutti i misteri divini. Questo fino al momento in cui fu preso prigioniero dai soldati di Cambise e condotto a Babilonia. Lì fu ben lieto di frequentare i Magi, i quali ricambiarono i suoi sentimenti; venne istruito nei loro riti solenni, apprese il perfetto culto del divino, raggiunse la vetta delle conoscenze aritmetiche, musicali e scientifiche in genere. Dopo aver passato così 12 anni, tornò a Samo, quando aveva circa 56 anni". Vi è, poi, un'esile traccia che porta ad un contatto, seppur indiretto, tra il filosofo e la cultura indiana, ovvero: lo studio dell'atomismo, la curiosa similitudine tra la dieta pitagorica e quella Indù e la teoria della "Trasmigrazione delle anime" come spiegazione dell'esistenza terrena degli esseri viventi e della differente condizione, sociale e fisica, degli uomini. Abbiamo, a questo punto, dati sufficienti per poter sostenere che Pitagora investì gran parte della vita nello studio approfondito delle scienze umane allora conosciute e prodotte da civiltà con caratteristiche sensibilmente differenti. Da ciò, egli trasse la sua concezione filosofica, sorta da una complessa comparazione.

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