8 Agosto 2006.Partiamo da Bangkok e dopo circa un'ora e mezza di
volo con la compagnia Bangkok Air, arriviamo a Yangon, capitale della
Birmania (Myanmar). L'aereoporto di Yangon in pratica è un grosso hangar,
all'interno l' esseziale: scrivanie per fare la carta di arrivo e dichiarare
i propri oggetti di valore e pochissimo altro. Pensate che il duty free era
composto da un unico banco che vendeva dei liquori birmani. Più avanti c'era
il cambio. Chiediamo a quanto cambiano gli euro, e ci rispondono circa 500
kyats. Non cambiate all'aeroporto! Anche se in Birmania non funzionano le
carte di credito, chiedete ai tassisti dove poter cambiare i soldi, vi
conviene! Appena al di fuori dell'aeroporto, molti tassisti, cercano
di aiutarvi a portare le valigie, ma solo perchè vogliono che effettuiamo la
corsa fino in città con loro. Il costo del taxi per arrivare a Yangon è
stato di circa 3 dollari. Ricordate che i dollari e gli euro vengono
cambiati alla pari quindi vi conviene portare dollari piuttosto che euro.
Uno dei tassisti che ci seguiva di nome Thin, ci convince ad andare con lui
dicendoci che avrebbe cambiato i nostri soldi a 1300 kyats per un euro. Lo
seguiamo subito!Il nostro taxi certamente non era dei più comfortevoli, ma
in Bimania (Myanmar) non ci si và di certo per viaggiare comodi. Procedendo
verso Yangon, Thin ci chiede quanto volessimo cambiare, e poi ci dice che ci
stavamo recando al mercato nero , per avere un cambio migliore di quello
ufficiale. Dopo un primo tentativo presso una casa, ci rechiamo in un
mercato centrali di Yangon, dove riusciamo a cambiare i nostri soldi. 1300
kyats per 150 sono 195000 kyats ,
cioè tantissimi
soldi , tant'è vero che per portarceli dietro li arrotolavamo, nel
portafogli non potevano entrare! Arrivati al nostro albergo, il Sukkumvit
Park View, molto vicino alla Shwedagon Pagoda, posiamo i nostri bagagli e
usciamo subito.
Yangon è una città davvero bella, piena
di verde e con
strade molto larghe, poco traffico. La cosa che più mi ha colpito
della Birmania di sicuro è il fatto di essere fuori dal mondo; quando si è
in giro, ci si rende conto che non si ha nessun contatto : i telefonini
cellulari non funzionano, i telefoni in strada scarseggiano, la navigazione
in internet limitata e sopratutto i turisti che si vedono in giro si contano
davvero sulla punta delle dita. E questo è positivo. D'altronde la Birmania
è governata da una dittatura militare, ogni cosa è controllata e ci sono
militari dappertutto ( a Yangon ). Ci rechiamo a piedi verso uno dei
mercati più grandi della capitale, molto bello e
colorato, in
parte all'aperto e in parte chiuso; c'è un pò di tutto: ciabatte,
gioielleria, prodotti artigianali, quadri, borse ...tutto o quasi diviso in
settori. Qui abbiamo un contatto ravvicinato con la gente che ci
osserva, tutti molto gentili e sorridenti e sopratutto (parlo per i
venditori), non insistenti come i Tailandesi. Una cosa che mi colpisce molto
è il trucco
che hanno le donne ed i bambini : ha la forma a volte di foglia, altra volte
è una semplice "pennellata" di un trucco molto leggero e chiaro che dona un
certo fascino a chi lo porta.
Dopo vari giri e contrattazioni
all'interno del mercato coperto, ci rechiamo all'esterno per visitare il
centro della città; le strade sono letteralmente piene di bancarelle
che vendono qualsiasi bene :
cibo,
orologi, vestiti e tantissime altre cose. La cosa che subito balza
all'occhio è che i birmani essendo molto poveri, aggiustano tutto e
recuperano qualsiasi cosa di utile da oggetti in disuso: tantissime
bancarelle e negozi vendono
parti di ricambio
per stereo, videoregistratori ad altre apparecchiature elettroniche. Come in
tutti i mercati e sopratutto come in tutti i mercati dell'Asia,
l'odore nell'area è molto forte e il forte caldo accentua i profumi. In giro
c'è tantissima gente, ma non si vede uno straniero. Autobus stracolmi di
gente passano in continuazione.
Visitiamo un tempio animista, dove
alcune donne stavano facendo delle offerte al proprio dio, e poi ci rechiamo
verso la Shwedagon pagoda che è proprio vicino al nostro hotel. Abbiamo
preferito aspettare il pomeriggio inoltrato per recarci in questo complesso
di templi poichè da quello che abbiamo letto l'atmosfera che si vive la sera
in quel posto è sorprendente. Prendiamo così un taxi e finalmente arriviamo
alla imponente pagoda alla cui entrata sono posti 2
cani giganti
che proteggono l'entrata al tempio. Così come per tutti i templi che
visiteremo, ci togliamo le scarpe e le calze per entrare all'interno pagando
l'equivalente di 8 dollari per l'ingresso. Dopo un lungo corridoio e una
scalinata di circa 300 gradini , arriviamo in cima al complesso, dove ci
aspetta una visione impressionante: la Shwedagon pagoda è alta circa 100m ed
è situata al centro bellissima nel suo colore dorato. Sulla sua punta sono
situati migliaia di diamanti e rubini e piccoli campanelli che con il vento
emettono un suono dolcissimo. Tutto intorno decine e decine di altri templi,
statue di
buddha
di varie dimensioni, colori e suoni di altri tempi. Tanta gente e quasi
nessun turista, i birmani sono la maggioranza per i quali esso
rappresenta tra i massimi luoghi di culto, dove pregare e meditare. Ed
infatti le numerose scene a cui assistiamo sono di preghiere e devozione
verso buddha. Trascorriamo circa 3 ore all'interno del complesso , rimanendo
affascinati dall'atmosfera: uno dei miei amici farà anche la conoscenza di
un monaco che dopo avergli spiegato cosa rappresentasse il buddismo per i
birmani, gli fà dono di un libro scritto proprio da lui. Nel frattempo
scattiamo parecchie
foto, una più bella
dell'altra.
Verso le 21 usciamo dalla Shwedagon
pagoda, ci rechiamo nel posto dove avevamo lasciato le scarpe, e dopo
esserci lavati i piedi, ritorniamo in albergo, che lasciamo subito dopo aver
fatto una ricca doccia! Trovare un taxi in Birmania non è facile così come
in Thailandia, perchè quelli che si vedono sono spesso già occupati: noi
sostiamo davanti all'albergo, facendo cenno a tutti quelli che vediamo.
Trovato il taxi ci facciamo portare in un ristorante che oltra al birmano,
cucina anche qualcosa di thai e occidentale. Arriviamo tardi al locale, che
era situato in un posto un poco difficile da trovare, dalle parti del lago.
Il ristorante stava chiudendo, sono circa le 23 e 30 , ma dopo esser andati
a chiedere se il locale fosse ancora aperto, il proprietario gentilissimo
riaccende tutte le luci e ci fà accomodare! Nel locale eravamo soli, in tre
. Dopo una cena che sapeva più di thailandese che di Birmano (ma per nostra
scelta), torniamo in albergo per dormire; l'indomani ci aspetta l'escursione
a Bago.
9 Agosto 2006 .Ci alziamo molto presto,
chiamiano al telefono Thin e gli diamo l'ok per l'escursione a Bago per
l'intera giornata. Partenza alle 9. Dopo una lauta colazione in albergo,
arriva Thin e saliamo sul "furgone" con il quale andremo in giro per tutto
il giorno. Ma prima dinuovo a cambiiare i soldi al mercato nero.
L'escursione la paghiamo 60 dollari in totale ( pulmino, guida e
autista ). Thin ci fà omaggio di una bottiglia d'acqua fresca appena presa
al mercato che io ripongo subito da parte in quanto non mi convinceva troppo
la scritta che recava
sull'etichetta!
Bago dista circa un'ora e mezza da Yangon, e si raggiunge tramite
un'autostrada, ben messa per essere in Birmania, ma con qualche buca quà e
là. Prima di raggiungere la strada cominciamo a parlare un poco con Thin,
facendogli domande sul regime e sulle condizioni di vita della popolazione.
Lui ci spiega con molta gentilezza che il controllo del regime militare è
molto forte e presente in Myanmar (Birmania): per avere il telefono per
esempio esistono bisogna chiedere il permesso al governo, ma anche per
avere l'elettricità e possedere alcuni elettrodomestici. E la risposta di
solito arriva dopo circa 1 anno! Inoltre ci spiega che se un birmano per
esempio compra una casa al centro di Yangon, e un militare decide che vuole
quella casa per lui, questi è costretto a lasciarla e ad andare a vivere in
una casa "offerta" dal governo, ma lontano in periferia. Ci dice inoltre che
bastano solo pochi dollari al giorno ad un Birmano per vivere e che lui si
ritiene un privilegiato in quanto riesce a lavorare con i turisti e a
guadagnare più della media.
Mentre andiamo verso l'autostrada,ci
fermiamo per fare benzina, ma non vedendo nessun distributore, ci chiediamo
a cosa serva la sosta. Avevamo ragione, stavamo per fare benzina, ma al
mercato nero, dove un signore con un bambino ci preparano un
bidone pieno di
benzina che cautelamente versano nel nostro serbatoio. Più avanti,
vediamo una fila lunghissima di macchine, camion e autobus sul ciglio della
strada, tutti fermi. Chiediamo spiegazioni a Thin e lui ci dice che in
birmania si possono comprare solo 4 galloni di benzina al giorno, poichè le
riserva sono scarse, e poichè i distributori sono molto pochi, si
creano queste file
impressionanti. Finalmente prendiamo l'autostrada, e proseguiamo
verso Bago. Lungo la strada vediamo scene d'altri tempi : intere famiglie
che portano enormi ceste sopra il capo, bambini in biciclette molto vecchie,
molta gente a piedi e altre con animali al seguito. A un certo punto vediamo
un paesaggio molto paticolare , che ricorda l'immagine che io ho del Vietnam
( anche se non ci sono stato lo immagino così). C'è un grosso fiume, campi
di riso intorno, agricoltori su
barche di legno
molto rudimentali,
capanne e qualche punta dorata di pagoda all'orizzonte, il
tutto contorniato da una
pace indescrivibile.
Che bello! Arriviamo
finalmente a Bago, attaversando un ponte di metallo e sotto una
pioggerellina leggera ma continua. Scendiamo e facciamo un primo giro al
mercato per cercare dei raincoat, anche se alla fine non compriamo nulla. Il
mercato è molto povero e sarà per via della pioggia, sembra proprio un posto
al di fuori del mondo. Non ci sono stranieri e la gente ci osserva e sorride
come se vedesse in noi qualcosa di strano, mai visto. E' una bella
sensazione, e noi proviamo a scherzare con le persone che incontriamo, per
strappargli ulteriori sorrisi.
Ci dirigiamo così verso il primo dei 5
templi da visitare: il primo è il
Buddha straiato
,figura molto ricorrente sia in birmania che in Thailandia. é una statua
enorme , lunga parecchi metri e alta una ventina. anche da qui in lontananza
si vedono le punte delle pagode. Dopo un breve giro, subito fuori il grande
buddha sdraiato, vediamo in costruzione un altro
Buddha sdraiato,
ma questa volta ancora più grande del primo.
Rimontiamo sul nostro mezzo di locomozione e gi dirigiamo
verso la nostra seconda meta qui a Bago : un tempio suIla strada che porta
al palazzo imperiale. Dopo 15 minuti di strada, arriviamo. Lasciate le
scarpe alla base del tempio ,cominciamo a salire la scalinata. Lungo le
scale ci sono alcune persone che vendono suvenirs ; a noi colpisce molto un
bambino piccolo
che dorme su una culla "volante". Carinissimo! Arrivati in cima, un
bellissimo panorama ci attende: come ogni posto del Myanmar che abbiamo
visitato in lontananza si vedono molte pagade, piccole e grandi
immerse nella
jungla. Qui sopra cogliamo l'occasione per fare altre domande a Thin
e per farci spiegare qualcosa in più di se e della Birmania. Thin ci
racconta un poco di sè e alla richiesta di accompagnarci all'aeroporto il
giorno seguente ci dice che proprio non può, poichè l'indomani arriva
un nuovo aereo dalla Thailandia e sopra potrebbero esserci turisti che
vogliono fare un giro della Birmania e poichè lui può fare sia da
guida che noleggiare completamente la propria auto , non può farsi sfuggire
l'occasione. Ci dice che qualche anno prima 4 americani avevano tascorso 14
giornii n Birmania con lui, e che oltre i normale compenso pattuito gli
hanno lasciato 200 dollari a testa. Lui in soli 15 giorni ha guadagnato il
necessario per commprarsi una casa in legno di 80 metri quadrati! Lo
capiamo. Ed è stato onesto a dirci che non avrebbe potuto accompagnarci.
Dopo qualche altro minuto, scendiamo dal tempio e ci dirigiamo verso delle
delle grossa mura bianche con davanti ad un cancello chiuso. Ci facciamo
aprire dal custode, che verificati i biglietti, ci lascia entrare. Davanti a
noi un lunghissimo viale e degli edifici intorno. In fondo al viale la
costruzione più imponente, il
palazzo del trono,
dove l'ex re della Birmania risiedeva durante la giornata. E' un palazzo
molto caratteristico, il primo di questo tipo visto in Myanmar. Giallo,
molto bello. Ovviamente qui dentro siamo soli. Non ci sono nè turisti nè
birmani. Entriamo subito dentro il palazzo del trono e lo giriamo in lungo
ed in largo. Ad un certo punto incontriamo uno dei guardiani, un signore
anziano, sulla sessantina. Questo signore cerca di comunicarci qualcosa, ma
parlava solo birmano, e ovviamente all'inizio non lo capiamo. Io ed il mio
amico proviamo ad interpretare ciò che ci vuole dire, ed alla fine, tra un
sorriso e l'altro capiamo che ci stava dicendo che il palazzo che vedevamo
non era l'originale. L'originale era andato in fiamme chissà quando,
sicuramente Lui ce lo avrà detto ma noi non lo abbiamo capito. Questo
signore mostra nei nostri confronti un'assoluta gentilezza e ci
risulta talmente simpatico che ci facciamo fare da guida per la parte
rimanente del palazzo cercando di capire ciò che intendeva dirci. Prima di
lasciarlo e andare a visitare l'altro palazzo, gli chiediamo di farsi
fare una foto con noi. Lui ovviamente non capisce. Così, gli mostriamo la
macchina fotografica e Lui capisce. E' imbarazzato, sorride poi accetta.
Alla fine, ci salutiamo ringraziandolo e salutandoci anche lui sembra
ringraziarci per avergli fatto compagnia. Davvero una persona splendida!
Ripercorriamo il viale e dopo qualche altra foto visitiamo l'altro palazzo.
Poi usciamo e ci rechiamo verso la prossima meta.
Dopo pochi andiamo alla base di una grossa pagoda che
nella struttura ricorda molto la Shwedagon pagoda. Thin ci conferma che
questa che stiamo visitando è stata costruita sullo stesso progetto della
Shwedagon, solo poco più piccola. Anche qui ci togliamo le scarpe. Mentre
giriamo intorno alla pagoda mi accorgo che molte persone si avvicinano a
delle grosse grate poste in terra e vi sputano dentro. Che schifo! A pensare
che molte volte c'ero passato vicino! (consiglio: in Myanmar molte persone
hanno la piorrea, quindi spesso sputano sangue: attenti a dove mettete i
piedi!!!). Anche questo tempio è molto carino e ha qualcosa di
particolare.
Girando ,incontriamo anche molti monaci bambini , che non nascondono la loro
curiosità nel vederci. Finito il giro e scattate le foto, scendiamo. E'
ormai pomeriggio e siamo sudati fradici e non abbiamo nemmeno un goccio
d'acqua da bere ( e sopratutto non sapremmo dove comprarla!).
Proseguiamo con il nostro itinerario e arriviamo in un
posto un poco fuor mano, dove da lontano si intravede in
Buddha gigante,
ma questa volta in posizione eretta. Sul viale che ci porta vicino a queste
costruzioni, ci sorprende vedere dei bambini che giocano a pallone. Hanno
una palla piccola , sono in cerchio e giocano a passarsi la palla in volo,
senza farla cadere in terra. Bravissimi! restiamo meravigliati. Thin ci dice
che il Myanmar ha una propria squadra di calcio e che gioca regolarmente in
competizioni prettamente asiatiche...
Arrivati vicino al grande Buddha, scopriamo che in realtà
ci sono quattro statue identiche una appoggiata all'altra e contorniate dal
solito tempio. In lontananza dei bambini ci sorridono. Sta facendo buio e
decidiamo di tornare a Yangon. Durante il ritorno, in prossimità di Yangon
rivediamo i soliti camion e autobus sempre li in fila per fare benzina.
Incredibile. Sono li dalla mattina e la fila è ancora lunga!
Dopo circa 2 ore arriviamo al nostro albergo, paghiamo
Thin, lo salutiamo e ci andiamo a fare una ricca nuotata in piscina in vista
della cena "Birmana" della sera. Dopo varie indecisioni sul posto in cui
avremmo cenato, scegliamo il Green Elephant ,ristorante birmano non molto
distante dal nostro albergo in modo da poterci andare a piedi. All'inizio ci
perdiamo, ma poi con l'aiuto di alcuni negozianti li vicino riusciamo a
trovare il ristorante che è posto in una stradina rispetto alla strada
principale. Poco prima di arrivare, ci stupisce il fatto di vedere una
Ferrari , si avete capito bene, parcheggiata davanti un grosso albergo con 2
guardi nelle vicinanze. La cosa ci sconcerta. Arrivati al ristorate
ordiniamo un pò di
tutto e tutto molto buono, ovviamente a base di riso e pesce.
Al ritorno verso l'albergo, notiamo in lontananza
splendere la punta della Shedagon paya e decidiamo di tornare in albergo per
prendere le macchinette fotografiche e di fare degli scatti in notturna
dell'imponente pagoda. Trascorriamo li molto tempo.
E' uno spettacolo,
paragonabile a quello che la stessa Shwedagon propone da vicino.
Andiamo a dormire, il giorno dopo alle 2 dobbiamo partire.
Per l'autista non c'è problema, ne avevamo fermati alcuni il giorno prima
affinchè ci accompagnassero in aeroporto. Facciamo un altro giro al mercato
che avevamo visitato il primo giorno per spendere gli ultimi Kyats e poi
via, verso la Thailandia, precisamente Chiang Mai.
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