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"Saltellando" nella tv...
di Leonardo F. - novembre 2000
Quanto ci vuole per dissacrare un programma televisivo? Poco,
se preso dal lato giusto—o sbagliato, a ciascuno la propria
conclusione. Provando a fare un paragone, una foresta sviluppatasi
in decenni di tempo viene distrutta da un fiammifero nel giro
di un mesetto e mezzo: un programma televisivo, allestito nel
tempo di due mesi se il format è straniero, viene sospeso per
mancanza d’audience nel giro di tre settimane. In un bosco vedi
scoiattoli, rane, lucertole e tutti gli animali che in città
esistono solo nelle leggende metropolitane, quando vuoi, per
tutto il tempo che vuoi: in tv per degli scoiattoli devi aspettare
Piero Angela una volta alla settimana che in un’ora comprime
tutto il bosco possibile. L’atmosfera del bosco rilassa lontano
da tutto e da tutti: il quiz in tv snerva perché se non sai
la domanda da un miliardo di lire quando ti guarderai allo specchio
ti maledirai per tutta la vita. Tutto sommato è meglio salvare
un bosco.
Se qualcuno ancora non ne è convinto, possiamo fare tanti esempi,
basta accendere la tv e aspettare un po’, per vedere cosa accade,
usando una specie di misura del tempo di interessamento (t.d.i.).
Cominciamo
con un programma a caso: Carràmba che fortuna! Se non
sbaglio avevo già scritto qualcosa in proposito, ma fa sempre
piacere sprecare un po’ di inchiostro per descriverne il vuoto
assoluto che si vive il sabato sera, quando nello studio sembra
che persino nell’aria che respiri se viene filtrata si trovano
dieci milioni per molecola, dove alla fine tutti quei soldi
che scorrono sotto il naso provocano una nausea che neppure
il cenone di capodanno sa dare. T.d.i.: venti minuti,
ma solo per la prima puntata di tre anni fa.
Grande fratello: poteva mancare all’appello il programma
più discusso dell’anno? Luogo della diretta: la casa in cui
tutto ciò che vedi è realmente...finto. Dieci cavie in cattività
che si arrangiano come possono, cioè male. La fortuna più grande
per loro è uscire il prima possibile, prima che crollino psicologicamente.
Ogni altro commento è superfluo. T.d.i.: due settimane,
da prendere in dosi da un’ora al giorno.
Quiz show o, a scelta, Chi vuol essere miliardario?
Quando si parla di programmi gemelli: stessa fascia oraria,
stessa scenografia, stessa musichetta di sottofondo, stesso
scopo del gioco. Differenza principale, oltre al presentatore:
il montepremi. O forse no? T.d.i.: venti minuti, passati
a fare zapping tra un canale e l’altro. Tanto perfino le domande
sono uguali!
Greed. Dovrebbe essere classificato con i due programmi
siamesi citati sopra, ma almeno l’idea centrale del programma,
che si basa comunque sul quiz, è strutturata in modo diverso
dal solito. Stavolta però, anche se questo è un parere strettamente
personale, l’impiccio è rappresentato davvero da Luca Barbareschi,
che sinceramente a me più che condurre sembra che strisci a
mo’ di biscia, rendendo il tutto molto, molto più doloroso.
Per lo spettatore, intendo. T.d.i.: venti minuti, che
passano a trenta per chi sopporta il presentatore.
Il fatto. Finalmente un programma decente che stranamente
non viene trasmesso su Raitre. Neppure qui servono commenti.
Basta guardare. Td.i.: prolungato oltre la fine del programma.
Sarabanda. Lasciamo perdere…
Si potrebbe continuare all’infinito, col risultato di scoprire
come “tv intelligente” sia relegata a fasce orarie improponibili,
con tempi improponibili ed ancora molto scarsa dal punto di
vista quantitativo. Ormai molti direttori delle reti televisive
sono convinti di ottenere di più dalla quantità di soldi regalati
che dalla qualità del programma.
Cosa può fare un indifeso telespettatore ormai allo stremo?
Dove trovare rifugio dai vari Carràmba boys, Amadeus e Papi,
Barbareschi e Scotti? Personalmente l’unica soluzione da me
trovata, oltre al non accendere la televisione, è l’interessamento
alll’unico genere che negli anni è rimasto immutato e, senza
bisogno di telepromozioni di sorta, ha come sempre il suo vasto
pubblico di ascoltatori. Cartoni animati. Vecchi o nuovi che
siano, bastano quindici minuti al giorno, in ogni momento della
giornata.
A qualcuno sembrerà stupido; a quel qualcuno chiedo: chi credete
che siano più ridicoli, Tom e Jerry o due persone che, perso
il biglietto vincente della lotteria, vanno a piangere davanti
a mezza Italia di quanto vorrebbero essere stati più attenti,convincendo
i conduttori magnanimi a regalare loro una somma pari a quella
che avrebbero potuto vincere? Io sto dalla parte di Tom e Jerry.
Scusate se è poco. |
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