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Novi Ligure: follia oppure...?
di Leonardo F. - aprile 2001

(Ansa)Normalità. Quando si parla di quel 21 febbraio tutti cercano di inserire nei loro discorsi questa parola, come a cercare di rendere meno assurda la realtà dei fatti, come se fosse l’ultimo valore rimastoci da difendere. Lei era una ragazza normale, lui anche. Le i prima dei compiti in classe diceva una preghiera, lui faceva il bulletto di periferia. Lei viveva in una famiglia benestante, di lui i giornali non ne parlano ma si presume lo stesso.

Normalità, come una lampadina accesa in uno stanzone: qualcuno preme l’interruttore e “puff!”… il buio avvolge tutto. E nel buio inciampi in quello che prima alla luce era nascosto alla penombra; lei faceva uso di ecstasy e sniffava coca, forse aspettava un figlio, e tutti e due frequentavano “cattive compagnie”. Normalità, come a convincersi che ci sia davvero.

Non c’è spiegazione logica e completamente razionale a tutto ciò. Sembra un controsenso, ma perfino nella morte più fredda e calcolata la mano dell’uomo aggiunge la sua istintività, tipica solo degli esseri viventi.

Bastavano due o tre pugnalate e tutto sarebbe finito; ma lei non si è fermata. Un altro colpo, uno ancora, via via sempre di più, come se ad ogni fitta i suoi bersagli dovessero sentire la sua rabbia scaricarsi sulla lama, sempre di più, senza fermarsi, senza riuscire o volere capire cosa succede in ogni frazione di secondo che intercorre tra il braccio che si solleva e che poi spinge dentro, solo lasciar correre le emozioni una dopo l’altra, andando avanti, sempre avanti, fino a fermarsi stremata, insanguinata, inconsapevole dei suoi gesti eppure così febbrile, eccitata, shockata da quello che fino a tredici minuti prima magari considerava un gesto disumano…

Non sapremo mai con precisione il perché di questa brutta storia. Ma soprattutto non capiremo mai come è possibile arrivare a tanto. Qualcuno ha scritto: “in questo come in molti altri casi, si da sempre la colpa al ‘vuoto’. Ma perché non provare a pensare che stavolta la colpa sia del ‘troppo pieno’?”… generazioni di senza ideali, però col telefonino, l’auto sportiva, i vestiti alla moda; pieni di impegni pomeridiani, pieni di libertà, pieni di tutto.

Non c’è tempo materiale per fermarsi a pensare, il ritmo non lo consente, rischi di restare fuori. Una società - e come poteva mancare– che riassume la sua filosofia in “non chiederti cosa stai facendo, fallo e basta", e sopra a tutto come copertura lo specchietto per le allodole più ambito: normalità.

Mi aspettavo di meglio dal nuovo millennio. Dopo soli due mesi già ci etichettano come figli degeneri, un marchio di fabbrica da cui oggi si riconosce il vero sedicenne italiano medio D.O.C. E giù tutti a dire che il bimbo va ricoperto di attenzioni, c’è da parlare con lui, immedesimarsi nei suoi problema, come se la totalità dei genitori sia il risultato di una generazione hippie incapace di crescere.

Per favore, siamo seri: padri e madri di famiglia ancora decenti ci sono, e sono quelli che non appaiono sui giornali, quelli che magari non sono punti di riferimento per la società, ma che meritano il rispetto dei loro figli. E invece di criticare come al solito, cerchiamo di migliorare le nostre azioni. Perché chi l’ha detto che noi siamo più normali degli altri?


immagine by Ansa

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