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Una mamma in affitto
di Cristina V. - aprile 2000
Nel '94 una coppia scopre che non potrà mai avere dei
figli in quanto lui è colpito da una forma progressiva
di digospermia (pochi spermatozoi), lei è senza utero
per una malformazione genetica.
Unica soluzione possibile? Fecondazione in vitro col seme del
marito e il trasferimento dell'embrione nell'utero di un'altra
donna. Si parte allora alla ricerca di una madre surrogata (donna
che affitta il suo utero). La trovano. Il codice deontologico
dei medici nel frattempo è cambiato, la maternità
surrogata è vietata.
Nonostante ciò, il Tribunale Civile di Roma emette la
sua sentenza: il bambino nascerà. La notizia ha provocato
un diluvio universale di polemiche, non solo da parte dei cattolici,
ma anche dei laici.
Esiguo è il numero dei favorevoli che sostengono l'"artificiale"
desiderio di diventare genitori con questa giustificazione:
"perché castigare una donna già beffata dalla
vita?" C'è, però, un problema: il bimbo avrà
tre genitori; tre è un numero perfetto, ma in questo
caso, forse, non lo è: due saranno i genitori genetici
che hanno "fornito" spermatozoo e ovulo e in più
il bimbo avrà un'altra mamma, che è quella che
affitta l'utero, fa crescere il bambino nel suo grembo e lo
partorisce.
Quest'ultima può essere considerata solo "un'incubatrice
umana?"il legame che c'è tra madre e figlio è
particolarissimo e non potrà mai essere sciolto. Allora
una donna che tiene in grembo per nove mesi un bambino con un
codice genetico diverso dal suo è forse meno madre? Come
è possibile che una donna partorisca senza essere madre?
Le due donne hanno deciso: "il bambino saprà di
avere due madri". Come si può spiegare ad un bambino
"io sono tua mamma, però ti ha partorito lei"?
Perché far crescere un bambino con questo trauma?
Tutta questa storia, che è una delle tante, si presenta
ambiguamente. L'uomo del progresso non ha paura di nulla e si
ostina ad andare avanti, spingendosi forse fin troppo oltre.
L'uomo vuole superare i "limiti" imposti dala natura
trasformandosi così in qualcosa di meccanico per cui,
"fabbrica una vita perché secondo natura non la
si può avere".
L'uomo si riduce ad essere come una "macchina che produce
un vestito per farlo indossare a chi lo desidera". Peccato
però che una persona non sia fatta di stoffa, ma di spirito,
carne, sentimento
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