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Le mani sulla vita
di Alessia V. - febbraio 1999

Per millenni gli uomini sono sempre nati come sappiamo, secondo natura. Di recente però, la scienza, nella straordinaria avventura alla scoperta dell'origine della vita, ha reso possibili altri modi, artificiali.

E non solo è arrivata alla fecondazione assistita, facendo germogliare una nuova vita nel vetro asettico e freddo di una provetta, ma si è avventurata anche oltre il limite della moderazione, raggiungendo il DNA, la preziosissima macromolecola che determina tutte le caratteristiche di ogni individuo e trafugando da tale scrigno le importantissime informazioni custoditevi, aprendo così la strada a nuove e più terrificanti possibilità e a conseguenti e gravosi problemi etico - morali.

Una delle applicazioni più inquietanti delle istruzioni sottratte al DNA è la possibilità di costruire la vita in laboratorio e perciò anche di programmare su ordinazione i figli prima del concepimento decidendone le caratteristiche fisiche e apportando mutamenti genetici a livello di spermatozoi e ovuli che ne modificherebbero l'umore, il comportamento, il carattere.

E i bambini che, concepiti nel modo naturale, nasceranno con un handicap? Verranno considerati come errori che con l'ingegneria genetica si sarebbero potuti evitare. Cosicché, l'idea della perfezione, diventerà una gabbia opprimente capace di intrappolare anche la dignità di ogni singola persona e la libertà e la possibilità di scelta e di confronto, la tolleranza e la ricchezza culturale che tanti diversi modi di essere garantiscono.

Con la clonazione poi, cioè con la replicazione esatta di un essere umano a partire dal DNA, teoricamente e praticamente attuabile ma ostacolata da numerose discussioni sul piano etico e religioso, la persona perderebbe la propria unicità e la propria identità.

L'ingegneria genetica, se ha rese note e presenti rabbrividenti ipotesi, ha d'altra parte reso possibile la cura di alcune malattie genetiche che sono in procinto di essere sconfitte e ha prospettato per un futuro non molto lontano la possibilità di riprodurre in laboratorio organi umani da utilizzare nei trapianti, risolvendone il problema della mancanza.

Tale soluzione sarebbe lecita se non doverosa a patto però che il punto di partenza non sia un embrione umano poiché l'uomo, secondo la morale cattolica, non può e non potrà mai distruggere o mettere in pericolo la vita di una persona per salvarne un'altra. Le possibilità che si prospettano sono quindi immense, alcune positive, altre terrificanti.

La decisione da prendere per il futuro dunque non è se utilizzare o meno questo nuovo potere ma come utilizzarlo. Intervenire per eliminare il dolore è permesso: anche Gesù lo rifiutava ostinatamente e per questo ha fatto camminare gli storpi, parlare i muti, vedere i ciechi, guarire gli ammalati. Però ignorare il limite mettendo le mani sulla vita, ci danneggia. Solo la coscienza e l'accettazione delle nostre grandi e piccole imperfezioni può farci più liberi e un po' più felici.


immagine by Ansa

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