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Cinque anni nero su bianco...
di Leonardo F. - febbraio 2002
Sono proprio cinque...
Già già...
cinque anni tra le righe di questi due fogli...
Mesi, settimane, giorni e ore passate a scarabocchiare su carta,
battere sul computer tra una risata e l'altra, sbattere il computer
perché tra una risata e l'altra si è bloccato
e nell'attimo che intercorre nel passaggio di stato da bit 0
a bit 1 s'è portato via metà degli articoli scritti
in due ore... e poi corri a tagliare i fogli, prepara la matrice,
taglia ancora perché questo mese non riusciamo a riempire
tutto, riduci, allarga, aggiusta, asciuga i primi stampati,
piegali senza macchiarli, sbrigati che domani sennò non
lo legge nessuno...
Mi
piacerebbe sapere se qualcuno s'è mai chiesto quanto
tempo occorra per poter organizzare quelle poche righe invisibili
ai più distratti, in cui mese dopo mese, esperienza dopo
esperienza, abbiamo raccolto e offerto le nostre poche idee,
prima con imbarazzo, timore, con la paura di non essere ascoltati
e compresi, poi sempre più sicuri, decisi. Forse abbiamo
capito realmente cosa sarebbe potuto diventare per noi questo
"foglio parrocchiale"; un'isola felice dove davvero
qualcuno avrebbe potuto capire cosa ci passava per la testa,
come la pensiamo oggi, come vorremmo che qualcuno riflettesse
insieme a noi su tante questioni ancora davanti ai nostri occhi...
Siamo partiti come "amanuensi" a tempo perso, ci siamo
improvvisati opinionisti. Abbiamo parlato meno di santi lontani
e più di peccatori di ogni giorno, con tanta voglia di
fermarci a pensare, di capire un mondo troppe volte preso alla
leggera. Ora ci guardiamo indietro e ci accorgiamo come siamo
cresciuti, come le nostre parole sono diventate grandi, o semplicemente
sono state tirate fuori da cassetti che mai avremmo avuto il
coraggio di aprire in altre occasioni.
Abbiamo avuto una inaspettata fortuna; quella di poterci confrontare
ogni giorno con noi stessi e chi fa finta di non vedere, chi
non ascolta, chi non si sente ascoltato, chi sta cercando di
farlo. Abbiamo cercato di tirar fuori qualcosa di interessante,
a volte scervellandoci, altre semplicemente, sbattendo sui fogli
il meglio e il peggio di noi e mescolando tutto ben bene, spaziando
su quello che ogni giorno abbiamo visto scorrere in tv, scritto
sui giornali veri, sentito e visto da vicino.
Cè qualche esagerazione? Forse, e forse no. Sappiamo
cosa accade ai tanti piccoli progetti nati in sordina, senza
mezzi, senza soldi, senza troppi collaboratori. Ma stavolta
è andata diversamente. A sPASSO per PASSO,
un nome così assurdo e forse proprio per questo che rimane
impresso a tutti, per primi quelli che sentendolo per la prima
volta se la ridono per un bel pezzo.
Unidea nata per restare piccola e di poco conto, che invece
sè voluta prendere il proprio spazio lentamente,
un po per la voglia di pensare in grande, un po
per dispetto verso tutti gli indifferenti. Chi di noi avrebbe
mai pensato di stare ancora qui a scrivere dopo tutto questo
tempo? Che sia per noi o per gli altri sempre poco ha importato,
alla fine il risultato è sempre quello: noi ancora ci
siamo. Malgrado la stanchezza, i ritardi, le arrabbiature, le
delusioni, e tutti i problemi che comporta questa attività.
Senza contare tutti i rischi che si corrono ogni volta che si
lancia il sasso; dai il via ad una provocazione, cercando
opinioni da qualcuno e ti ritrovi magari ad ottenere critiche,
o peggio ancora, non riesci neanche a smuovere le acque. Abbiamo
parlato di violenze, guerre, omosessualità, aborti, criminalità
organizzata e minorile
possibile che siano tutti daccordo
con noi?
Ma come detto prima, forse poco importa. Forse la verità
è che chi come me cè stato fin dallinizio,
chi non ha mollato, chi sè piegato pur di andare
in stampa a qualunque costo, dopotutto si diverte, perché
se non cè divertimento, soddisfazione, voglia di
continuare, un progetto non sta in piedi. E in questo divertimento
sta lottimistica speranza di coltivare ancora questo sogno
troppo debole anche per nascere, ma che ora già cammina
da solo. La speranza di vedere ancora nuovi ragazzi di Passo
con qualche cosa da dire, da rimproverare, da urlare per altri
cinque, dieci e più anni. Perché la libertà
di esprimersi passa anche dalla possibilità e dalla voglia
della stessa. Le prime due ancora ci sono, la terza, beh, staremo
a vedere
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